La scelta dei vaccini nel segno della libertà. Ma non sappiamo più “tessere fili”

Le persone oggi non sopportano che qualcuno impedisca la libertà delle azioni pubbliche: nei raduni ognuno esprime solo il desiderio della tutela della propria storia, sono accostati e non formano gruppo. Come i bachi da seta… La riflessione di don Vinicio Albanesi

La scelta dei vaccini nel segno della libertà. Ma non sappiamo più “tessere fili”

Nei due anni di pandemia è tornata spesso la domanda del perché una significativa minoranza di persone si oppone ai vaccini, considerati dalle autorità indispensabili per la lotta al coronavirus.

Le discussioni suggerite, al di là delle variabili a volte suggestive, possono essere riassunte nella lotta per la libertà. Nello sforzo di cercare e di mantenere la propria dignità, alcuni si oppongono a tutte le indicazioni e norme che impediscono movimenti a scuola, nei trasporti, al lavoro, nello sport, nelle vacanze…

E’ un errore seguire gli scenari di giustificazioni scientifiche o pseudoscientifiche. Il nodo centrale è che le persone oggi non sopportano che qualcuno impedisca la libertà delle azioni pubbliche. I dubbi da dove sia nato il virus, il suo evolversi, l’efficacia dei vaccini, altre cure alternative non saranno mai sciolti. Il perché è semplice. Il rifiuto nodale è che qualcuno (in questo caso il vaccino) abbia il potere di impedire ciò che limita le mie aspirazioni.
La libertà è la premessa di ogni convivenza: filosofia, morale, religione, scienza non hanno potere sul proprio io, sognato come progressione infinita fino alla realizzazione (se ci sarà) della propria storia. Gli unici alleati sono quanti, come me, hanno lo stesso desiderio di non essere vincolati da nessuno. Sono possibili solo alcune limitazioni che impediscono il caos: non fumare nei luoghi pubblici, tenere la destra percorrendo le strade, avere una patente di guida, andare a scuola per un minimo di anni e … poco più.
Il resto della vita l’organizzo e la propongo così come la sogno. Per i sogni non c’è limite. Per questo nei raduni si ritrovano persone di età diversa, di mestieri diversi, di provenienza diversa. Ognuno esprime solo il desiderio della tutela della propria storia: sono accostati e non formano gruppo. Provengono da culture e sensibilità lontane: si accomunano solo per tutelare se stessi, dimenticando che ogni essere vivente gode di poca libertà. Se poi dovessero progettare qualcosa sarebbe il caos. 
Come i bachi da seta. Le uova, depositate dalla generazione precedente, si schiudono, crescono mangiando solo foglie di gelso mattina e sera; diventate crisalide, tessono il filo per formare il bossolo; una volta farfalle escono, senza tagliare il filo, per accoppiarsi. Le femmine, depositate le uova, muoiono; i maschi sono morti prima, appena compiuta l’inseminazione. Una vita breve e intensa, avendo prodotto un filo nobile e prezioso. Un solo scopo raggiunto con ottimi risultati, con cicli vitali rapidi e sicuri: non sanno fare altro. Campano un mese; un po' poco.

Vinicio Albanesi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)