La verità delle madri. Le parole di uno scrittore e le menzogne di un dittatore

Christian Bobin è morto lo scorso 24 novembre all’età di 71 anni. Lascia un’infinità di pensieri uniti dal filo della bellezza, della dolcezza, della profondità delle parole.

La verità delle madri. Le parole di uno scrittore e le menzogne di un dittatore

“La bellezza delle madri supera infinitamente lo splendore della natura. Una bellezza inimmaginabile, la sola che possiate immaginare per questa donna attenta ad ogni movimento del bambino. La bellezza, Cristo non ne parla mai. Eppure, è sempre con essa, nella sua accezione vera: l’amore. La bellezza viene dall’amore come il giorno viene dal sole, come il sole viene da Dio, come Dio viene da una donna sfinita dai parti”.
Il brano tratto da “Francesco e l’infinitamente piccolo” (Le Très-Bas) di Christian Bobin torna alla mente alla notizia, con relativa foto, che il presidente Putin ha convocato le madri di alcuni soldati russi morti nella guerra da lui stesso scatenata contro l’Ucraina. Le ha convocate per dire che i loro figli sono degli eroi. Le madri sano che i loro figli, come molti altri innocenti sia civili che militari, sono vittime della disumanità e della malvagità dello stesso mostro che novant’anni fa aveva condannato alla morte per fame il popolo di Ucraina.
Lo scrittore-poeta francese nel riferirsi alla madre di Francesco d’Assisi, chiamata “Pica”, coglie la bellezza della maternità e nello stesso tempo lascia intuire lo scempio che questa bellezza subisce quando i figli vengono rubati con la menzogna.
Christian Bobin è morto lo scorso 24 novembre all’età di 71 anni. Lascia un’infinità di pensieri uniti dal filo della bellezza, della dolcezza, della profondità delle parole.
Prova ne è il suo piccolo libro “L’uomo che cammina” (L’homme qui marche) e in particolare la conclusione: “Forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana”.
La follia di cui scrive Bobin è la follia dell’amore, la follia di “una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte”. Una follia d’amore spalancato sull’infinito che si oppone alla pazzia dell’odio chiuso alla vita.
È il richiamo alla verità che guida lo scrittore. In “Presenze” (La présence pure) racconta di suo padre malato di Alzheimer e scrive: “La verità è ciò che arde. La verità non è tanto nella parola ma negli occhi, nelle mani e nel silenzio. La verità sono occhi e mani che ardono in silenzio”. La verità è nel volto delle madri e dei padri dei soldati russi e di quelli ucraini.
C’è troppa sofferenza. Bobin in “Elogio del nulla” (Ėloge du rien) ha tuttavia la forza di alzare lo sguardo e scrivere: “La gioia è come una scala di luce nel nostro cuore. Porta ben più in alto di noi, ben più in alto di sé, là dove non c’è più niente da afferrare, se non l’inafferrabile”.
Un poeta, come un profeta, indica un sentiero, lascia una traccia.

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Fonte: Sir