Le ali della farfalla. Le complicazioni di un Pianeta interconnesso

Il mondo deve trovare un nuovo equilibrio, riaprire tutte le “strade” che lo rendevano interconnesso.

Le ali della farfalla. Le complicazioni di un Pianeta interconnesso

Vi ricordate la storiella del battito di ali della farfalla in Cile che si trasforma in una tempesta in Cina? Le varianti sono infinite, il concetto uno solo: questo pianeta è strettamente interconnesso, almeno fisicamente. Da qualche decennio lo è anche economicamente: il lockdown che chiude (inspiegabilmente, ma così ha deciso il Capo) il mega-porto di Shanghai manda in tilt l’intero commercio mondiale via nave. Che rappresenta il 90% del tutto.

Così i porti statunitensi sul Pacifico si ritrovano intasati; così la merce prodotta in Cina impiega il triplo del tempo necessario per arrivare a Rotterdam o Genova. Così le industrie manifatturiere di mezzo mondo non hanno le forniture necessarie per realizzare i loro prodotti, proprio in un momento in cui il mercato è particolarmente “caldo” e la richiesta fortissima. Così i prezzi esplodono, con l’inflazione che – qui in Europa così come negli Usa – punta verso quota 10%.

Non c’è solo il fattore-energia (con il costo di petrolio e gas alle stelle) e la speculazione finanziaria – che pure sta agendo alla grande – a pesare sulle economie mondiali. La guerra ucraina ha fatto capire che le materie prime, soprattutto quelle alimentari, alla fine sono basilari: chi non le ha, deve andare con il cappello in mano da chi le ha. Il cappello deve avere dentro molti più soldi di prima.

Si aggiunga che ogni Paese pensa anzitutto alla propria gente – e, sia detto per inciso, cerca pure di “cogliere il momento” –: così l’Indonesia vieta di fatto le esportazioni di olio di cocco, ora che quello di girasole ucraino è introvabile. Così l’India si tiene stretta i suoi cereali, e pure la Cina. Così Ungheria e Romania ostacolano il commercio delle loro derrate, che si sono notevolmente apprezzate nel frattempo.

Così inevitabilmente cresce in parallelo il prezzo del riso, delle carni per l’aumento dei costi dei mangimi, del pesce allevato, della carta e della pasta, finanche il resto “perché cresce tutto” e vuoi non approfittarne anche se fino a ieri mandavamo al macero frutta, verdura e la carne di pollo costava poco più dell’imballo in cui era confezionata?

Il mondo deve trovare un nuovo equilibrio, riaprire tutte le “strade” che lo rendevano interconnesso. I rischi sono due: il peggiore, un’autarchia generalizzata che ci riporterebbe indietro di secoli. Il più probabile: la divisione in due tra un Occidente che si isola dagli altri mondi. Qui il libero commercio, leggi, democrazia; di là, boh… Sia “qui” che “là” il conto più salato lo pagheranno i più poveri.

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Fonte: Sir