Le associazioni: "Senza dimora e stranieri irregolari dimenticati dal piano vaccinale"

Per chi non ha codice fiscale o tessera sanitaria non è possibile prenotare la vaccinazione. Gli enti che si occupano di grave emarginazione fanno appello alla Regione Lombardia. Alberto Sinigallia (Progetto Arca): “Disponibili a occuparcene con nostri medici e volontari”. Alasia (Naga): “Occorre fare campagna di informazione”

Le associazioni: "Senza dimora e stranieri irregolari dimenticati dal piano vaccinale"

Senza dimora e stranieri irregolari, qualunque età abbiano, non sono ancora contemplati dal piano vaccinale in Lombardia. Il portale, su cui è possibile prenotare la vaccinazione, prevede l'inserimento del numero della tessera sanitaria e il codice fiscale. Ma senza tetto e stranieri senza permesso di soggiorno non li hanno. “Abbiamo scritto alla Regione per far presente che anche loro hanno diritto al vaccino - racconta Sabina Alasia, presidente di Naga, associazione che offre assistenza sanitaria a immigrati irregolari -. Ma per ora non abbiamo ricevuto risposta”.
Anche altri enti che si occupano di grave emarginazione hanno chiesto alla Regione di prevedere misure per consentire l'accesso al vaccino a chi vive in strada. “Noi facciamo già il tampone ai senza dimora e siamo disponibili con i nostri medici e volontari a occuparci della loro vaccinazione”, sottolinea Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca.

L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nelle Faq è chiarissima sul fatto che il vaccino deve essere disponibile per tutti, qualsiasi sia la sua situazione giuridica. “Hanno diritto alla vaccinazione tutte le persone residenti o stabilmente presenti sul territorio italiano - si legge sul sito dell'Aifa -, con o senza permesso di soggiorno, che rientrano nelle categorie periodicamente aggiornate dal Piano Vaccinale”. Dalle parole bisogna però passare ai fatti. “Bisogna prevedere anche una specifica campagna di informazione per chi vive in strada”, aggiunge Sabina Alasia.

Una campagna che potrebbe essere svolta dalle stesse unità di strada che ogni giorno offrono assistenza. Ma occorre che poi ci sia la possibilità di vaccinarli, prevedendo anche un loro accompagnamento in uno degli hub allestiti dalla regione oppure allestendo camper appositi. Meglio poi se si tratta di vaccino monodose. “Abbiamo più volte fatto presente il problema sia nelle riunioni periodiche con il Comune sia all'Ats -aggiunge Magda Baietta, presidente della Ronda della Carità -. Ma dall'Ats non abbiamo ottenuto nulla. Chi vive in strada, magari ubriaco per buona parte della giornata, va accompagnato”.

Ma per gli enti che si occupano di grave emarginazione c'è anche la difficoltà a far vaccinare i propri volontari. “I nostri volontari ogni notte portano assistenza a chi dorme in strada - sottolinea Magda Baietta -. Ho chiesto che potessero essere vaccinati, come è stato per gli operatori socio sanitari. Ma anche su questo non abbiamo ottenuto risposte”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)