Le dimissioni di Fioramonti e il “ruolo di Cenerentola” della scuola

L’analisi di Tuttoscuola. Appello alla politica a porre l'istruzione al centro dell’agenda del paese, andando oltre l’ottica di breve periodo. “Manca una visione strategica sul modello educativo che vogliamo tra 10 o 20 anni"

Le dimissioni di Fioramonti e il “ruolo di Cenerentola” della scuola

ROMA – Nelle dimissioni del ministro dell’istruzione, università e ricerca, Lorenzo Fioramonti, “risuonano in maniera assordante alcune verità, peraltro ben note”. E’ il commento di Tuttoscuola, testata online specializzata nel settore scolastico, che rilancia l’appello alla politica a porre la scuola al centro dell’agenda del paese, andando oltre l’ottica di breve periodo. Un invito espresso nella presentazione del report "Il dibattito sulla crisi e sul futuro del Paese: la grande assente è la scuola. Eppure c’è un grande opportunità…", pubblicato nei giorni in cui si stava costituendo il nuovo governo giallorosso. Tuttoscuola sottolinea il “ruolo di Cenerentola” assegnato all’istruzione e alla formazione nel nostro paese. “Le dimissioni di Fioramonti certificano che, ancora una volta, l’appello è caduto nel vuoto”, commentano gli osservatori che lamentano l'“assenza di una visione strategica sul modello educativo che vogliamo, se non oggi, tra 10 o 20 anni”. “Qual è il progetto? - si legge in una nota - Dove sono le idee e il dibattito? Perché non si esce dalle logiche di emergenza e di corto respiro, dalla tutela degli interessi delle singole sottocategorie, e non si pensa a come costruire un percorso che porti tra qualche lustro (perché questa è la tempistica per effettuare cambiamenti sostanziali del sistema di istruzione) a realizzare la scuola che sogniamo, di cui il paese ha un estremo bisogno?”.

Tuttoscuola sottolinea come negli ultimi 6 anni si siano avvicendati a Viale Trastevere ben cinque ministri. “Qual è stata la continuità della loro azione? Quale disegno strategico hanno concorso a realizzare? Nelle due legislature in cui hanno operato, quale idea di scuola è stata discussa in Parlamento?” Di questo passo, prosegue la nota, “non ci si può lamentare se il 30 per cento degli italiani è analfabeta funzionale (ndr,  non è in grado di mettere in pratica ciò che ha studiato) (addirittura il doppio della media europea) o se il 35% degli alunni di terza media non è in grado di comprendere un testo in italiano. Andrà ancora peggio, mentre la deriva in cui si trova il paese continuerà inesorabilmente, perché l’inversione di rotta passa (anche) da un sistema formativo forte e competitivo. Che è ben lontano non solo dall’essere realizzato, ma prima ancora dall’essere immaginato, progettato, discusso e condiviso. E poi realizzato da chi di volta in volta si troverà a governare, senza continuamente disfare e ritessere la tela mentre le esigenze e le aspettative della società che corre sempre più veloce e le caratteristiche quasi immobili del sistema di istruzione divergono sempre di più”.

Il report di Tuttoscuola analizza il trend demografico per ragionare su come cambiare il volto del sistema formativo a parità di spesa. Tra 10 anni, secondo le stime, ci saranno un milione e 300 mila studenti in meno, e nel frattempo i docenti saranno per circa il 40% nuovi, rispetto a quelli in cattedra oggi, alcuni dei quali saranno nativi digitali come i loro alunni. E’ dunque urgente definire un "piano strategico che dia risultati entro un decennio e consenta di cogliere la finestra di opportunità offerta dal calo demografico". Il calo demografico, “un pericolo ancora più grande della recessione per un Paese che voglia tornare a crescere in campo economico e politico”, secondo gli esperti può comunque “trasformarsi in una chance per riqualificare il sistema formativo, primo settore pubblico coinvolto appunto nella flessione demografica”. Senza spendere un euro in più di oggi, o comunque senza incrementare l’incidenza della spesa per l’istruzione rispetto al Pil, tra le più basse d’Europa: è infatti scesa dal 5,5% del 1990 al 3,9% del 2016 e l’Italia è quint’ultima tra i 28 paesi dell’Unione europea (dove la media è del 4,7%). Il “dimagrimento del sistema di istruzione italiano” è già in corso scrivono gli esperti: “meno bambini nascono, più aule scolastiche si svuotano. La natalità è in costante decremento e in una prospettiva che sembra irreversibile”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)