"Lo status di rifugiato climatico sia inserito nella Convenzione del 1951"

È quanto chiedono nel documento finale del convegno di Milano, i delegati della piattaforma “The Last 20”, nata per dare voce ai venti Paesi più impoveriti del mondo. L'appello ai Governi: “Popolazioni locali e i giovani siano protagonisti della risposta alla crisi climatica"

"Lo status di rifugiato climatico sia inserito nella Convenzione del 1951"

Inserire lo status di rifugiato climatico all'interno della Convenzione sui rifugiati del 1951 e nel Protocollo del 1957. È quanto chiede “The Last 20”, la piattaforma nata in Italia per dare voce e cambiare la narrazione sui venti Paesi più impoveriti del Mondo. Dopo gli incontri a Reggio Calabria e a Roma, si è svolta la tappa milanese con il confronto tra esperti e rappresentanti di diversi Paesi. E nel documento finale della tappa milanese ci sono una serie di raccomandazioni indirizzati ai Governi, tra le quali quella di riconoscere l'emergenza climatica come motivo per l'accoglienza delle richieste d'asilo.

Durante la tappa milanese di questi giorni, nell'ambito della sessione "I giovani per un riequilibrio ambientale e sociale" si sono confrontati, tra gli altri, a Casa della Carità, alcuni delegati - italiani e africani - partecipanti a PreCop26, i rappresentanti di associazioni di base tra cui Climate social forum, Mock Cop26, African network of young leaders for peace and sustainable development, con la partecipazione degli studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che frequentano il master in Cooperazione internazionale e pace (Pasi). Dal confronto è nato un documento che i promotori dell'iniziativa hanno sottoposto ai partecipanti alla PreCop e che contano di portare fino a COP 26 e al G20. Un documento nato "dal basso", che ha raccolto il contributo anche di chi vive sulla propria pelle le conseguenze del cambiamento climatico, che verrà portato all'attenzione dei grandi della terra. "Crediamo che le popolazioni locali e i giovani dovrebbero essere i protagonisti della risposta a questa crisi. Inoltre, riteniamo che il ruolo dell'educazione sia cruciale per lo sviluppo dei giovani e per determinare il futuro di ogni Paese", scrivono i delegati nel paper.

L'allarme lanciato dal Sesto rapporto dell'Ipcc ha reso ancora una volta più evidente che gli impegni presi dalla comunità internazionale per contenere l'aumento globale delle temperature entro 1,5 gradi non hanno sortito gli effetti desiderati. Gli impegni presi dai vari Paesi non sono stati affrontati con la dovuta urgenza. Tenendo a mente che siamo tutti sulla stessa barca, e avendo il giusto riguardo per le generazioni future, la piattaforma "The Last20" propone una serie di raccomandazioni per includere e coinvolgere i più vulnerabili nella lotta al cambiamento climatico.

Tra le "raccomandazioni" rivolte a tutti i governi del mondo quella di inserire l'educazione ambientale in tutte le scuole, a partire da quelle elementari.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)