Malaria: 700mila morti all’anno. Venturelli (Ausl Romagna): “Uccide come il Covid-19, ogni giorno, da anni. Speranze grandi dal vaccino”

Ogni anno sono 700mila le persone che nel mondo perdono la vita a causa della puntura della zanzara anofele, portatrice della malaria. Gran parte delle vittime sono bambini sotto i 5 anni. Una tragedia che si consuma ogni anno, da anni, nelle aree più povere del Pianeta. Per questo l’annuncio della approvazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità di un vaccino efficace anti malaria ha destato l’attenzione della comunità scientifica e non solo. “Le speranze sono grandi”, commenta al Sir Claudio Venturelli, entomologo della Ausl della Romagna, che osserva come la malaria non sia l’unico killer. Anche la dengue, altra malattia trasmessa dalle zanzare, miete vittime

Malaria: 700mila morti all’anno. Venturelli (Ausl Romagna): “Uccide come il Covid-19, ogni giorno, da anni. Speranze grandi dal vaccino”

Ogni anno sono 700mila le persone che nel mondo perdono la vita a causa della puntura della zanzara anofele, portatrice della malaria. Gran parte delle vittime sono bambini sotto i 5 anni. Una tragedia che si consuma ogni anno, da anni, nelle aree più povere del Pianeta.

Per questo l’annuncio della approvazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità di un vaccino efficace anti malaria ha destato l’attenzione della comunità scientifica e non solo.

“Le speranze sono grandi”, commenta al Sir  Claudio Venturelli, entomologo della Ausl della Romagna, che osserva come la malaria non sia l’unico killer. Anche la dengue, altra malattia trasmessa dalle zanzare, miete vittime. La Katholieke Universiteit Leuven, in Belgio, pochi giorni fa ha annunciato di aver prodotto buoni risultati dalla sperimentazione di un antivirale che blocca il meccanismo di sviluppo del virus. Per ora il farmaco non è a uso umano ma la speranza anche in questo caso è grande. E sulle nuove zanzare importate dalla Corea e dal Giappone avvistate in Italia? Per ora nessun allarme ma l’esperto mette in guardia perché potenzialmente sono in grado di trasmettere i virus.

Dottore, a che punto è la lotta nel mondo contro le zanzare portatrici di malattie pericolose come la malaria o la dengue?

La zanzara è considerato l’animale più pericoloso al mondo. A differenza dello squalo o del lupo che uccidono in un anno 10 persone, la zanzara miete 700mila vittime in un anno, che equivalgono a 2000 morti al giorno.

Il 70-75% sono bambini sotto i 5 anni. Le morti si registrano soprattutto nell’Africa Subsahariana dove la malaria è una malattia debilitante per intere famiglie e villaggi. Lo è soprattutto per i bambini che non hanno ancora un sistema di difesa adeguato o sono indeboliti per altre ragioni: fame, sete e dissenteria. In Italia difficilmente si muore di malaria perché abbiamo un Servizio sanitario nazionale che offre le cure. In questi Paesi invece le persone devono scegliere fra l’acquisto del cibo e quello dei farmaci anti malaria. Non è quindi solo la malattia che uccide ma il disagio, la povertà e il mancato accesso alle terapie.

L’Oms ha recentemente annunciato di aver approvato un vaccino anti malaria. Che speranze ci sono?

Le speranze sono grandi. Si è visto che il vaccino ha ridotto del 40% la mortalità nelle popolazioni dell’Africa Subsahariana dove si è svolta la sperimentazione.

Inoltre si è accertato che il vaccino consente che la forma della malattia sia più leggera. Per ora la sperimentazione si è concentrata nella popolazione sotto i 12 anni ma l’Oms ha annunciato che allargherà anche alle fasce adulte. La notizia del vaccino anti malaria dovrebbe godere di maggiore risalto mediatico e politico perché

la malaria uccide come il Covid-19, ogni giorno, da anni.

Anche contro la dengue è stato annunciato un farmaco antivirale anche se ancora non è stato aperta la strada per l’uso umano.
Le prime prove hanno dato buoni risultati. C’è perciò speranza anche per questo farmaco perché la dengue è un’altra malattia grave. In Italia lo scorso anno si è registrato un focolaio, per fortuna in un periodo di lockdown perciò non si è diffusa.

Quanto è pericolosa la dengue nel mondo?
Molto.

Si contano due miliardi e mezzo di persone che vivono in aree con rischio epidemico di dengue.

Le zone sono la parte sub sahariana dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina e del Centro America. Lo scorso anno per esempio in Brasile c’è stata un’esplosione. Quest’anno in Italia sono stati registrati pochi casi perché si è viaggiato molto meno mentre solo in Emilia Romagna nel 2018 ne sono contati 10-12.

In Italia sono arrivate due nuove specie di zanzare. Bisogna temerle?
Sono due: la Aedes koreicus dalla Corea e la Aedes japonicus dal Giappone, presente in Italia già dal 2011. In Italia sono arrivate tramite viaggi o spostamenti merci dai Paesi limitrofi come la Slovenia, l’Austria e la Germania ma non si stanno espandendo perché sono amanti dei climi freddi. La koreicus resiste meglio al freddo perché è dotata di una peluria che le consente di adattarsi anche a 1200 metri di altitudine. È stata trovata in Friuli, Veneto, Trentino e ora anche in Piemonte e Lombardia.

La zanzara potrebbe trasmettere alcuni virus anche se in Italia ancora non è mai successo.

Che tipo di malattie potrebbe trasmettere?
La chikungunya, la dengue e l’encefalite giapponese. Nei paesi di origine, la coreana è coinvolta nella trasmissione di queste malattie.

Come tutte le specie che si insediano in un territorio nuovo essendo non presenti sono meno conosciute e per questo vengono controllate. Si tenta di individuarle al più presto per poterle eradicare.

Se cominciano a diffondersi come ha fatto la tigre diventano tante e capaci di trasmettere le malattie.

Come eradicarle?

Per la zanzara tigre non c’è mai stata una vera attenzione da parte delle autorità che avrebbero dovuto mettere in atto una azione di prevenzione.

Per queste si dice di fare un buon monitoraggio e fare dei piani mirati di lotta. Se si trovano in un piccolo territorio, si cerca di intercettarle e eradicarle. Non è facile però. Nella pratica eradicarle completamente è difficile perché magari si interviene in un quartiere ma in quello accanto no.

Elisabetta Gramolini

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Fonte: Sir