Medici specializzandi in piazza: vogliamo un contratto e formazione di qualità

Per venerdì 29 maggio hanno organizzato presidi in 22 città. “Vorremmo che gli effetti di questa pandemia fossero di lezione al Governo, affinché possa aprire gli occhi e investire nella Sanità, senza fare ricorso ai vincoli di bilancio”

Medici specializzandi in piazza: vogliamo un contratto e formazione di qualità

Sono da tutti chiamati eroi, ma perché l'ammirazione e il riconoscimento verso il lavoro svolto durante l'emergenza covid-19 non sia solo a parole, vorrebbero almeno un contratto decente e una formazione di qualità. Nel loro interesse e di tutti. Sono i medici specializzanti. “In questi mesi più che mai abbiamo dimostrato il nostro ruolo fondamentale nel Servizio Sanitario Nazionale, il più delle volte senza le adeguate tutele, quasi sempre senza il giusto riconoscimento, talvolta vedendoci pubblicamente denigrare”, scrivono nel comunicato con cui annunciano l'organizzazione, per venerdì 29 maggio, dalle ore 10 alle 14, di presidi in 22 piazza d'Italia. “Siamo convinti della necessità di una riforma globale -si legge nel comunicato-, che riguardi tutta la filiera formativa e lavorativa medica, dai corsi di laurea, alla formazione specialistica e generalista, all’assunzione nel SSN, al ruolo del medico del territorio. Nella situazione attuale, frutto di oltre un decennio di politiche di austerità e ora segnata da una pandemia mondiale, è necessario rivedere con urgenza la programmazione della formazione medica. Il numero di Contratti di Formazione Specialistica e generalista deve essere adeguato ai fabbisogni di salute della popolazione, soprattutto visti i risultati di anni di tagli alla Sanità: dal 2010 il Servizio Sanitario Nazionale è stato privato di circa 37 mld di euro. Vorremmo che gli effetti di questa pandemia fossero di lezione al Governo, affinché possa aprire gli occhi e investire nella Sanità, senza fare ricorso ai vincoli di bilancio”.

In particolare i medici in formazione chiedono “l’azzeramento dell’imbuto formativo”. Ossia, il problema è che ci sono meno posti nei corsi di formazione specialistica di quanti siano i medici laureati. “Chiediamo un rapporto 1:1 tra neolaureati e posti di formazione specialistica o generalistica e rifiuteremo qualsiasi proposta al ribasso. Rifiutiamo qualsiasi possibilità di formazione senza retribuzione”.Chiedono poi un contratto, visto che lavorano in corsia. E quindi “il riconoscimento e la retribuzione di guardie e straordinari e l’introduzione di forme contrattuali di formazione lavoro nelle forme più opportune e adatte a tutelare la qualità della formazione, ma allo stesso tempo che permettano la tutela della responsabilità professionale e i diritti di un professionista in formazione”. I giovani medici chiedono la formazione sia di qualità e uniforme fra tutte le scuole. “Chiediamo una certificazione della graduale assunzione di competenze, inquadrata in un percorso formativo definito e non assoggettabile alle esigenze delle aziende ospedaliere, che ci consenta di assumerci formalmente le responsabilità che già ci assumiamo informalmente. Chiediamo che in ogni sede venga garantita una rappresentanza degli specializzandi che abbia voce per intervenire attivamente sui contenuti e sui metodi della nostra formazione”. “Chiediamo che venga riconosciuta la centralità della medicina sul territorio, realtà che si assume la cura della persona nella sua totalità e globalità. Chiediamo che venga garantito ai futuri Medici di Medicina Generale un percorso formativo di qualità, nel quale venga valorizzata l'importanza di una gestione globale e proattiva dei pazienti, e tutele pari a quelle dei colleghi in formazione specialistica”. (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)