Migranti morti in mare, sant’Egidio: “L’Europa non può fare finta di niente”

L’organizzazione raccomanda: “Occorre invece agire con urgenza: salvare, prima di tutto, in mare, senza rimpallarsi accuse tra Stati sul controllo delle acque territoriali. Ma anche trovare soluzioni, che riguardano il modello dei corridoi umanitari”

Migranti morti in mare, sant’Egidio: “L’Europa non può fare finta di niente”

“Le tragedie del mare sono tutte terribili, ma non sono tutte uguali. Quelle di questi giorni, con la morte di alcuni bambini e dei loro genitori per fame e sete, raccontano di una vera e propria tortura subita da vittime innocenti di situazioni insostenibili che costringono alla fuga dal proprio paese: le guerre, i disastri ambientali, il terrorismo, la negazione di un futuro vivibile”. E’ quanto si legge in una nota della Comunità di sant’Egidio. “Sempre peggio – prosegue la nota - perché i viaggi sono sempre più difficili e rischiosi, le rotte più lunghe e complicate per sperare di sopravvivere. Quella che impone ai migranti che partono dal Libano di puntare verso la lontanissima Italia, perché i confini europei più vicini a loro sono off limits, è inaccettabile. L'Europa non può voltare le spalle di fronte a migranti che muoiono di fame e di sete, far finta di niente, accettare questi eventi come ‘normali’, quasi un prezzo da pagare per continuare a illudersi che il problema non riguardi anche noi. Occorre invece agire con urgenza: salvare, prima di tutto, in mare, senza rimpallarsi accuse tra Stati sul controllo delle acque territoriali. Ma anche trovare soluzioni, che riguardano il modello dei corridoi umanitari (che mette insieme l'accoglienza con l'integrazione), quote di reinsediamento per i profughi richiedenti asilo e ingressi regolari per motivi di lavoro (di cui l'economia italiana ha estremante bisogno). Stare a guardare non solo è colpevole ma nuoce a tutti perché divora il futuro del nostro continente, che crediamo possa e debba trovare le energie per reagire a tanta disumanità”, conclude la nota.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)