​Migranti, "più che sanitario è un problema umanitario"

Intervista al giurista Fulvio Vassallo Paleologo. "Gli immigrati che arrivano via mare sono sottoposti al doppio tampone, cosa che non avviene per turisti o italiani che ritornano da viaggi all'estero". Sbarchi, "non abbiamo alcuna emergenza immigrazioni"

​Migranti, "più che sanitario è un problema umanitario"

Non c'è alcuna emergenza sbarchi nelle nostre coste ma, piuttosto, il conflitto in Libia, le gravissime condizioni dei migranti nei campi di detenzione libici e i mancati salvataggi in mare attestano la grave situazione umanitaria a cui Italia ed Europa non danno risposte adeguate. A dirlo è il docente, giurista esperto in diritti umani Fulvio Vassallo Paleologo, rappresentante dell'associazione ADiF, Diritti e Frontiere.

Qual è la situazione in Libia?
E' una situazione ancora più tremenda perché il conflitto è sempre più forte tra le fazioni armate del generale Haftar contro quelle di Al Sarraj. A farne le spese sono soprattutto le persone migranti detenute dentro i campi in condizioni fortemente disumane. Secondo quanto dicono Unhcr e Oim, le agibilità delle Nazioni Unite che visitavano questi centri si sono ulteriormente ridotte proprio a causa del conflitto.
Le partenze dalla Libia, nonostante tutto, continuano. Ora anche dalla Tunisia…
La prima cosa da sfatare è l'allarmismo sociale; non abbiamo alcuna emergenza immigrazione perché non c'è stato un aumento sostanziale degli arrivi rispetto all'anno scorso e i numeri restano molto bassi in confronto al passato. Si tratta di mille o duemila arrivi in un mese quando in passato ne arrivavano anche 4mila in due giorni rispetto ai duecento massimo che oggi si possono avere in un giorno. Parliamo di 12 mila arrivi in un anno. Ci si mette in mano ai trafficanti dalla Libia ma c'è stato un incremento di arrivi anche dalla Tunisia che sta vivendo una forte crisi economica e politica di cui nessuno parla.

C'è un allarme dettato dal Covid 19?
Il problema più che sanitario è solo esclusivamente umanitario. In questo momento non ci sono stati focolai di contagio tra immigrati e italiani. In realtà non si dovrebbe avere paura per la semplice ragione che tutti gli immigrati che arrivano via mare sono sottoposti al doppio tampone, cosa che non avviene per i numerosi turisti che arrivano in queste ore da noi o di italiani che ritornano da viaggi all'estero. Le fughe di terra dai centri spesso sono reazioni al trattenimento di cui non si comprendono le ragioni; questi sono avvenuti pure in strutture che non rispettano i canoni di accoglienza dignitosa sul piano dei diritti umani. Il capannone di Porto Empedocle può contenere massimo 100 persone sedute per terra quando invece gliene hanno stipate anche 500 in condizioni disumane. Inoltre, le navi come centri di detenzione galleggianti per la quarantena, non sono una soluzione efficace perché, rispetto ai numeri degli sbarchi ne occorrerebbero diverse con un dispendio di costi notevole. La quarantena nelle navi per evitare le fughe da terra e l'invio dell'esercito a terra per la creazione di zone rosse esasperano solo la situazione creando possibili conflitti. Occorrono, invece, misure completamente diverse per fronteggiare in maniera serena ed adeguata la permanenza degli immigrati.

L'Italia ha rinnovato gli accordi e il finanziamento alla Libia.
Purtroppo sì. Come sappiamo gli accordi sono stati rinnovati nel novembre del 2019. Poi, di fatto, il rifinanziamento è avvenuto nei primi di luglio 2020  con un voto molto largo del parlamento italiano. Prevedono anche la missione a Tripoli della unità navale italiana Nauras. Inoltre si autorizzano i respingimenti delegati alla guardia costiera libica. Sappiamo che questa, di motovedette operative di alto mare, ne ha 5 di cui le più grosse fornite dall'Italia. Alcune però si guastano e rimangono ferme. Secondo l'Oim la guardia costiera libica ha riportato indietro circa 6 mila persone a fronte delle 12 mila dell'ultimo periodo in Sicilia. I respingimenti collettivi di persone in forte stato di vulnerabilità, tra cui donne e minori, ribadiamo che sono vietati dalla Convenzione internazionale di Ginevra che prevede la possibilità di asilo in frontiera.
Che cosa avviene sul piano dei salvataggi in mare.
Le autorità europee operano soltanto all'interno delle loro acque territoriali che non sono da confondere con la zona di ricerca e di salvataggio di loro competenza che è molto più vasta. C'è, quindi, tutta la striscia di mare, tra 12 e 50 miglia sud di Lampedusa e di Malta, che rimane non presidiata da autorità statali perché queste hanno paura che con la loro presenza potrebbero essere costretti a fare operazioni di salvataggio. Questo ritiro da mezzi italiani e maltesi da zone che invece dovrebbero presidiare per salvaguardare la vita in mare è la spiegazione degli arrivi autonomi che stanno avvenendo a Lampedusa e in altre parti della Sicilia. L'opinione pubblica deve sapere inoltre che le ong sono state 'fatte fuori' già dallo scorso aprile con la misura del fermo amministrativo che si è rivelata molto più efficace dei provvedimenti di chiusura dei porti adottati dal governo precedente. La situazione resta drammatica perché le persone rischiano la vita con i mezzi di fortuna e alcune continuano a morire sotto gli occhi di tutti.

La situazione di Lampedusa sul piano numerico è critica.
Sì, la situazione si è ingolfata ma ha precise responsabilità. Se pensiamo che un centro di Lampedusa che può contenerne 90 persone, raggiunge punte di  mille con i materassi a terra all'aperto, è chiaro che la situazione diventa disumana ed ingestibile. Ciò può fare emergere forme di esasperazione.
Rispetto al passato non ci sono stati cambiamenti politici significativi?
Con la ministra Lamorgese non c'è stato completamente quel tanto auspicato cambio di rotta, ma sono cambiati i toni rispetto a Salvini, con modalità comunicative meno invasive e propagandistiche. E' purtroppo aumentata l'ipocrisia, il nascondimento della verità rispetto al passato; la disinformazione per esempio sulle notizie di fatti reali è molto forte per scelte precise. Ricordiamoci, inoltre, che abbiamo ancora i decreti sicurezza che non sono stati abrogati.
Cosa occorre fare…
La prima cosa che si deve chiedere è quella di accertare i fatti denunciando quello che succede in Libia e in mare; ci vuole un impegno coeso di tutte le organizzazioni non governative per attaccare tutti i provvedimenti di fermo amministrativo delle navi delle ong che ad oggi non sono stati contrastati con la sufficiente energia. Bisogna ripristinare le missioni di soccorso internazionale in acque internazionali  con mezzi statali senza affidarsi solo alla supplenza delle organizzazioni non governative. Si devono riportare a 100 miglia dalla costa di Lampedusa le navi della marina militare per fare soccorso in mare. Poi ancora, è necessario aprire canali umanitari di evacuazione delle persone detenute nei lager libici sottoposte a vessazioni, violenze fisiche ed estorsioni di ogni tipo. L'Italia ed i paesi dell'Unione europea hanno l'obbligo di  garantire a queste persone vie di fuga nella legalità. 

A livello di regolarizzazione delle persone migranti nel nostro territorio cosa si può aggiungere?
E' molto più importante, in questo momento, avere delle persone identificate con una residenza stabile e un documento in mano piuttosto che avere un sistema che  moltiplica il numero di persone sempre più emarginate ed invisibili dal punto di vista sociale che come senza dimora vagano da una città all'altra alla ricerca della sopravvivenza. Meno espulsioni, meno respingimenti e più permessi di soggiorno sono il migliore contributo di civiltà che si può dare per un autentica accoglienza regolare e anche per la lotta effettiva contro il Covid 19.

Serena Termini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)