Migranti. L’Europa, le percezioni e l'invasione che non c'è

Giornata mondiale. La maggior parte di ungheresi, greci, italiani e austriaci sovrastima il numero di migranti presenti nel loro Paese. I risultati di un'indagine Ipsos per conto di WeWorld onlus. Esagerata anche la percezione della presenza dei musulmani: austriaci, greci ed italiani pensano siano almeno il 20% ma nella realtà non superano il 7%

Migranti. L’Europa, le percezioni e l'invasione che non c'è

MILANO - Invasi, soprattutto dai musulmani. In Italia, Grecia e Ungheria la maggior parte delle persone sovrastima le dimensioni della presenza dei migranti. In Ungheria pensano che i migranti siano il 20% della popolazione mentre in realtà sono solo il 2%. In Italia la percezione è del 31% contro il 9% reale, in Grecia 35% contro il 9% e in Austria il 35% contro il 16%. Anche in relazione alla presenza di persone di fede musulmana la percezione supera ampiamente la realtà, con risposte di austriaci, greci ed italiani che si aggirano attorno ad un 20% circa di percepito nel proprio paese, a fronte di dati ufficiali che parlano di percentuali comprese tra il 5 e il 7 per cento. Anche gli ungheresi con il loro 11% di mussulmani percepiti si allontanano molto dalla realtà, che vede la percentuale sotto l’1%. È quanto emerge dal sondaggio CiakMigrantion, condotto da Ipsos per conto di WeWorld onlus, fondazione che si occupa di cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari in 29 Paesi.

Una lettura negativa

La percezione esagerata della presenza dei migranti, implica anche una lettura del fenomeno sostanzialmente negativa. La maggioranza di italiani, greci e ungheresi, infatti, sostiene che l'immigrazione ha avuto un impatto negativo sul Paese. La pensa così il 64% dei greci, il 57% degli italiani, il 56% degli ungheresi e il 49% degli austriaci. L'aspetto sorprendente, però, è che alla domanda su quali siano i problemi che più li preoccupano, italiani e greci rispondono la crisi economica, la mancanza di lavoro e il fisco. Gli austriaci sono preoccupati soprattutto per il costo della vita e per i temi ambientali, mentre è l'inefficienza del sistema sanitario ad angosciare gli ungheresi.

Non solo accoglienza, "serve una strategia comune"

"La campagna mediatica di attacco a chi si occupa di accoglienza ha distorto le percezioni sulle migrazioni - commenta Mauro Chiesara, presidente di WeWorld -, creando un'emergenza dove non c'è e fondendo in un'unica preoccupazione i temi di accoglienza e di inclusione. Per questo ribadiamo la necessità di definire una strategia comune che non tenga conto solo dell'accoglienza. L'Unione Europea avrebbe gli strumenti e le leggi per affrontare le migrazioni, ma non ha ancora varato una strategia a lungo termine, che superi le politiche d'odio". (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)