Nella vita come nello sport. C'è bisogno di incontrare maestri, compagni e avversari per poter comprendere davvero chi siamo

Una lezione importante questa dell'estate sportiva 2021 che speriamo sia raccolta da politici ed educatori.

Nella vita come nello sport. C'è bisogno di incontrare maestri, compagni e avversari per poter comprendere davvero chi siamo

Belle soddisfazioni dal mondo dello sport. Dal trionfo degli azzurri a Wembley, alla finale disputata a Wimbledon da Matteo Berrettini, in attesa delle imminenti gioie olimpiche, le gare agonistiche regalano forti emozioni e spunti di riflessione.

Soprattutto all’indomani dei Campionati europei si è molto insistito sul tipo di strategia che ha permesso agli Azzurri di vincere la prestigiosa competizione. I nostri giocatori hanno sbaragliato squadre, dove spiccavano dei campioni di grande caratura, grazie a un infaticabile gioco di squadra e alla tenacia che ha consentito loro di perseguire l’agognato risultato.
Il premier Mario Draghi, durante l’incontro con gli Azzurri a Roma, ha posto l’accento sul contributo importante delle famiglie che si sacrificano e sostengono gli sportivi anche nelle cadute. Si è inoltre soffermato sulla forza coesiva dello sport, portatore di valori indispensabili come l’uguaglianza, la forza della cooperazione e la solidarietà.
Speriamo che l’esaltante esperienza estiva non resti confinata in una bella cornice da appendere alla parete nell’angolo dei ricordi gloriosi, ma possa invece essere valorizzata e capitalizzata anche in ambito educativo.
Nelle scuole abbiamo tanto sentito la mancanza dello sport nei mesi passati, sebbene gli insegnanti si siano spesi per mantenere accesa la fiamma del sentimento agonistico e del desiderio di mettersi alla prova. Si è parlato di regole, di fair play e di cittadinanza nell’ambito delle competizioni. Insomma, si è cercato di fare il possibile per non perdere il filo con la pratica sportiva, cercando di puntare sul benessere dell’individuo e sui contenuti etici.

Da questo punto di vista, il dibattito che ha seguito la finale di Euro2020, in merito alla mancanza di sportività degli inglesi durante la premiazione finale, si presta come ghiotta occasione educativa.
Nella stessa giornata i media hanno passato le immagini della gioia del tennista Berrettini, sebbene sconfitto a Wimbledon, e la stizza dei britannici battuti dagli Azzurri. Certamente si tratta di sport diversi e l’intento non è cavarne paragoni.

Altrettanto importante è stato il fulgido esempio di un grande allenatore come Luis Enrique, capace di trovare nello sport la forza di reagire a un lutto devastante e anche di sorridere di fronte a una sconfitta calcistica.
Sì deve saper vincere con entusiasmo e perdere con dignità, non solo negli agoni sportivi, ma soprattutto nelle prove che la vita ci sottopone.

Una lezione essenziale soprattutto per gli adolescenti ancora storditi dalla clausura invernale e dall’evanescenza della DaD, di cui proprio in queste settimane sono stati pubblicati gli esiti disastrosi. Nelle polemiche che ne stanno seguendo si punta prevalentemente il dito sulla inadeguatezza della didattica, dimenticando per l’ennesima volta che l’educazione e anche l’istruzione non possono che essere prima di tutto relazione. È attraverso l’altro che possiamo rispecchiarci e superare i nostri limiti, soprattutto sono le emozioni a veicolare la conoscenza e ad accendere la curiosità che muove i meccanismi dell’apprendimento.
C’è bisogno di incontrare maestri, compagni e avversari per poter comprendere davvero chi siamo.
Una lezione importante, dunque, questa dell’estate sportiva 2021 che speriamo sia raccolta da politici ed educatori. A settembre ci aspettano molto lavoro da fare e tanti nodi da sciogliere.
Saranno fondamentali educatori saldi nell’animo e in grado di farsi strada in mezzo alla confusione mediatica e ai falsi idoli, senza temere di essere eclissati dai riflessi abbacinanti di un mondo che esiste solo virtualmente e di cui appare fondamentale ripristinare i confini.
E poi avremo bisogno di famiglie pronte a sostenere nelle cadute i propri figli e capaci di insegnare che gli eroi tengono sul petto la medaglia del secondo posto anche quando la sconfitta brucia, perché perdere è un passaggio necessario nella crescita delle persone.
Nelle aule per ora disabitate sono giunti gli echi dei festeggiamenti della notte di Wembley, speriamo che non si disperdano.

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Fonte: Sir