Non sta lì e neppure tace. Il crocifisso nella cronaca, nelle aule e negli scioperi

Il crocifisso non sta fermo e parla con il silenzio, con il linguaggio dei segni.

Non sta lì e neppure tace. Il crocifisso nella cronaca, nelle aule e negli scioperi

L’immagine su un giornale del 5 ottobre ritrae un particolare della manifestazione dei lavoratori della Whirlpool. Uomini e donne per le strade di Roma per chiede l’intervento del Governo nei confronti della multinazionale perché ritiri la cessione dello stabilimento di Napoli e si apra un tavolo di trattative per evitare il dramma dei licenziamenti.

C’è nel corteo una sagoma di lavatrice dalla quale spunta una croce. Un segno con il quale i manifestanti hanno inteso esprimere il tempo triste che stanno vivendo visto che è forte il rischio di scomparsa di quell’elettrodomestico con conseguenze pesanti per tante persone e famiglie.

Il messaggio è chiaro e merita rispetto ma questo stesso messaggio, se riferito al significato autentico della croce, non si conclude con una inamovibile pietra tombale.
Appare evidente la necessità di un supplemento di riflessione.

Un secondo segnale lanciato dalla cronaca d’inizio ottobre viene dal suggerimento ministeriale di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche e di sostituirlo con un mappamondo.
Che strano: il crocifisso appare sulle strade dello sciopero e scompare dalle aule scolastiche. Ma non sono le une e le altre “luoghi pubblici”?

Rimosso il crocifisso studenti e famiglie si sentiranno più liberi?
E se il crocifisso fosse la prova più alta dell’amore alla libertà?

Bisognerebbe spiegare meglio questa apparente contraddizione e avviare un pensiero che sia fuori dalle ideologie e dalle superficialità.

Percorso difficile ma c’è il linguaggio dei segni di umanità ad accompagnare quello delle parole, nel desiderio di rendere comprensibile il messaggio che viene dalla croce e va oltre la croce.
Forse questo sfuggiva a Natalia Ginzburg quando anni addietro scriveva che nel gran vociare il crocifisso sta lì e tace.

Sembra che sia così ma non è così. Il crocifisso non sta lì appeso a un muro e neppure tace.
Cammina, come camminava sulla strada verso Emmaus.
Come allora ascolta i viandanti, provoca domande e indica alla coscienza dei viandanti di oggi la direzione per incontrare risposte capaci di dare sapore alla vita.

Torna alla mente il commento di Tonino Bello alla scritta posta accanto a un crocifisso nella sacrestia del duomo vecchio di Molfetta: “Collocazione provvisoria”.

Il crocifisso dunque non sta fermo e parla con il silenzio, con il linguaggio dei segni.
Chiede quale coerenza ci sia nel chiedere di vederlo sulla parete di un’aula scolastica e nell’ignorarlo quando attraversa le onde del mare oppure la sabbia del deserto.

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Fonte: Sir