Obiettivi di sviluppo sostenibile, la denuncia dell’Asvis: “Italia peggiorata”

Secondo il nuovo rapporto dell’organizzazione, tra il 2019 e il 2020 l’Italia mostra segni di miglioramento solo per tre obiettivi, relativi a sistema energetico, lotta al cambiamento climatico e giustizia. Si registra stabilità per altri tre, sono peggiorati invece gli indicatori relativi a 9 obiettivi tra cui povertà ed educazione

Obiettivi di sviluppo sostenibile, la denuncia dell’Asvis: “Italia peggiorata”

Si intitola “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” il nuovo rapporto redatto dall’Asvis, Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Il documento è stato presentato oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma in occasione dell’apertura del festival dello Sviluppo sostenibile che terminerà il 14 ottobre. All’evento di apertura hanno partecipato il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, la Direttrice della Un Sdg Action Campaign Marina Ponti, il Presidente di Enel Michele Crisostomo, la Presidente del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Nicoletta Giadrossi, il Presidente di UniCredit Piercarlo Padoan e la Presidente di Assonime Patrizia Grieco.

Nel rapporto, frutto del lavoro di oltre 800 esperti che lo hanno elaborato, si denuncia - usando indicatori elaborati dall’Alleanza derivanti, per la quasi totalità, dalla Statistica ufficiale – come, nel 2020, la situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia complessivamente peggiorata rispetto al 2019.

Il documento si apre con un appello, sottoscritto dai presidenti dell’ASviS Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini: “Avvertiamo l’esigenza di iniziare il Rapporto con un grido di allarme e una parola di speranza: non possiamo più perdere tempo, dobbiamo mettere a frutto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento. La nostra più grande sfida per complessità e impegno sarà la lotta ai cambiamenti climatici, questione che riguarda l’ambiente, l’economia e il funzionamento delle nostre società”. “I segnali di allarme sono sempre più inequivocabili”, si dice ancora nell’appello. “La nostra responsabilità nel garantire uno stato di salute planetario che tuteli il futuro nostro e delle nuove generazioni deve essere un obiettivo prioritario per tutti. Le scelte che facciamo oggi possono garantire un futuro realmente sostenibile delle nostre società, ma il tempo a disposizione per invertire la rotta appare purtroppo sempre più ristretto”. “Allo stesso tempo si aggravano i problemi sociali. La pandemia ha provocato un aumento della povertà estrema e dell’insicurezza alimentare. Le disuguaglianze e i conflitti, tra i Paesi e all’interno dei Paesi, tendono ad aumentare. La tragedia in corso in Afghanistan è solo uno dei molti esempi. Milioni di persone si muovono dalle loro zone d’origine, spinte da guerre, violenza, ma anche dall’inaridimento delle terre e da situazioni economiche insostenibili, ma i Paesi più sviluppati sembrano incapaci di instaurare dei rapporti alla pari, capaci di supportare la crescita dello sviluppo sostenibile nei più svantaggiati, anche al fine di limitare i fenomeni migratori”. “Se da un lato è cresciuta la comprensione della gravità delle sfide che dobbiamo affrontare”, sottolinea l’appello, “dall’altro possiamo registrare segni di cambiamento, ancorché insufficienti, nelle condizioni politiche per affrontarla”. Il testo segnala in particolare la nuova politica europea che si è espressa con il Next Generation Eu e l’avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Italia. “Anche il contesto privato appare diverso. Cresce nelle imprese la convinzione che si debba saper guardare al benessere di tutti; aumenta anche l’importanza della finanza sostenibile, con una crescente attenzione agli aspetti etici e di sostenibilità”. “La speranza è che tutto questo si traduca, anche in questi ambiti e presto, in significativa concretezza”, si dice nella parte conclusiva dell’appello. “I dati illustrati nel Rapporto mostrano come la situazione del nostro Paese sia critica. Se non interverranno cambi di passo decisi, l’Italia non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con conseguenze gravi”.

Il Rapporto contiene un’analisi approfondita dei principali sviluppi dell’ultimo anno nel campo dello sviluppo sostenibile, divisi per capitoli a seconda del livello preso in analisi: quello globale, con un focus sugli sviluppi dello High Level Political Forum delle Nazioni Unite; quello europeo, illustrando le novità introdotte dalla Commissione, al Consiglio e dal Parlamento e infine quello italiano. In quest’ultimo capitolo, tutte le novità normative degli ultimi dodici mesi sono state prese in esame secondo l’Sdg più rilevante, con un approccio tabellare innovativo. La pandemia -è illustrato nel Rapporto- ha avuto un impatto drammatico sul raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 e ha contribuito ad aggravare la situazione dell’Italia, anche se è stato un elemento positivo lo sforzo compiuto dall’Unione Europea nell’ultimo anno. Tra il 2019 e il 2020 l’Italia mostra segni di miglioramento solo per tre Obiettivi, relativi a sistema energetico (Goal 7), lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e giustizia e istituzioni solide (Goal 16). Si registra una sostanziale stabilità per altri tre Obiettivi: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua (Goal 6) e innovazione (Goal 9). Sono peggiorati invece gli indicatori relativi a 9 obiettivi: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), ecosistema terrestre (Goal 15) e cooperazione internazionale (Goal 17). Per i Goal 12 (economia circolare) e 14 (ecosistemi marini) è stato valutato di non calcolare il 2020 in assenza di informazioni disponibili. L’andamento dell’Italia verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile negli ultimi 10 anni Analizzando nel complesso il periodo 2010 - 2020 l’Italia migliora in cinque Goal: salute, uguaglianza di genere, sistema energetico, innovazione, lotta al cambiamento climatico. Per cinque Obiettivi, invece, la situazione peggiora: povertà, acqua, condizione economica e occupazionale, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale, mentre per altri cinque (alimentazione e agricoltura sostenibile, educazione, disuguaglianze, condizioni delle città, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata.

Anche nel confronto con gli altri Paesi UE la situazione del nostro Paese si conferma critica, risultando al di sotto della media europea per 10 dei 16 indicatori analizzati (Goal 1, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 16 e 17), allineata per 3 (Goal 3, 13 e 15) e al di sopra per 3 (Goal 2, 7 e 12) nel 2019, ultimo anno in cui si hanno dati disponibili, escludendo quindi gli effetti della pandemia. L’impegno del nuovo Governo e l’adozione del Pnrr fanno sperare in un cambio di passo indispensabile per raggiungere gli Obiettivi fissati. Per indirizzare l’azione del Governo e delle istituzioni, il Rapporto include un elenco di proposte trasversali da attuare con urgenza. In particolare: portare a compimento l’iter legislativo per l’inserimento in Costituzione del Principio di sviluppo sostenibile; definire con chiarezza la responsabilità della Presidenza del Consiglio nel sovraintendere all’attuazione complessiva dell’Agenda 2030 in Italia; aggiornare la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (Snsvs), in coerenza con le proposte formulate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e con il Programma Nazionale di Riforma (Pnr); aggiornare il Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), per allinearlo agli obiettivi europei di un taglio alle emissioni per almeno il 55% entro il 2030, nella direzione della neutralità climatica entro il 2050 e approvare il Piano Nazionale dell’Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) aggiornato ai nuovi indirizzi dell’Ue; costruire a partire dalla Legge di Bilancio per il 2022, un piano con una sequenza temporale definita per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e dannosi per l’ambiente; assumere gli impegni internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e perdita di biodiversità come guida delle politiche nazionali;  creare, con la Legge di Bilancio per il 2022, un Ente pubblico di ricerca per gli studi sul futuro e la programmazione strategica, con il compito di effettuare ricerche sulle future evoluzioni dei fenomeni sociali, ambientali ed economici e sulle loro implicazioni per il disegno e l’attuazione delle politiche pubbliche, anche a livello locale; attuare rapidamente la Strategia nazionale per la parità di genere presentato dalla Ministra Bonetti e istituire un Tavolo di confronto istituzionale permanente con la società civile sulle politiche di genere; garantire che il tema delle giovani generazioni, indicato come trasversale dal PNRR italiano, abbia un’effettiva valenza nel disegno di tutte le politiche; riformare complessivamente l’esistente sistema di welfare per dargli una prospettiva universale, semplificando le procedure e l’accesso ai servizi e garantendo la copertura alle fasce della popolazione attualmente escluse;  garantire il raggiungimento della quota dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo da parte dell’Italia entro il 2025, e proporre che la medesima scadenza venga rispettata a livello europeo. Queste proposte di carattere trasversale sono integrate da numerose proposte per ciascuno dei 17 SDGs, elaborate dai Gruppi di lavoro dell’Alleanza.

Per la prima volta, il Rapporto ASviS è arricchito da una selezione di 32 Target quantitativi, larga parte dei quali derivati dalla programmazione della Ue, di seguito una breve analisi mostra a che punto è il nostro Paese. Dall’analisi basata sulle tendenze degli ultimi anni emerge che l’Italia potrebbe riuscire a centrare solo i Target associati a quattro Goal: coltivazioni destinate a colture biologiche (Goal 2), morti in incidenti stradali (Goal 3), consumi finali lordi di energia (Goal 7) e tasso di riciclaggio (Goal 12). Un progressivo avvicinamento ai Target quantitativi si potrebbe determinare in tre casi: probabilità di morte per malattie non trasmissibili (Goal 3), uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (Goal 4), connessione ad Internet (Goal 9). Negative o decisamente negative appaiono invece le tendenze per 21 Target quantitativi: persone a rischio povertà o esclusione sociale (Goal 1), fertilizzanti distribuiti in agricoltura (Goal 2), partecipazione alla scuola d’infanzia (Goal 4), parità di genere nel tasso di occupazione e nel Numero occupati specializzati in Ict (Goal 5), efficienza delle reti idriche (Goal 6), energia da fonti rinnovabili (Goal 7), Tasso di occupazione e Quota di Neet (Goal 8), Trasporto merci su ferrovia e Spesa per ricerca e sviluppo (Goal 9), Disuguaglianza del reddito (Goal 10), Offerta del trasporto pubblico locale e Qualità dell’aria (Goal 11), Emissioni di gas serra (Goal 13), Sovrasfruttamento degli stock ittici e aree marine protette (Goal 14), Consumo di suolo (Goal 15), Affollamento degli istituti di pena e Durata dei procedimenti civili (Goal 16), Quota di Aiuto Pubblico allo Sviluppo sul Rnl (Goal 17). Per quattro Target non è stato possibile valutare l’andamento per la mancanza dei dati in serie storica: Competenze alfabetiche e numeriche non adeguate degli studenti (Goal 4), Stato ecologico dei corpi idrici superficiali (Goal 6), Aree terrestri protette (Goal 15).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)