Per chi suona la campana. Hiroshima, 6 agosto. Non dimentichiamo

L’ultimo appello di papa Francesco, in ordine di tempo, è dello scorso 2 maggio. Ai partecipanti alla plena - ria della Pontificia Accademia delle scienze sociali, il papa ricordava come «purtroppo, oggi la stagione del disarmo nucleare multilaterale appare sorpassata e non smuove più la coscienza politica delle nazioni. Anzi, sembra aprirsi una nuova stagione di confronto nucleare inquietante, perché cancella i progressi del recente passato e moltiplica il rischio di guerre».

Per chi suona la campana. Hiroshima, 6 agosto. Non dimentichiamo

Una preoccupazione tutt’altro che infondata, se si considera la partita che si va giocando sul nucleare iraniano, la prospettiva di armi nucleari collocate nello spazio, il rischio mai del tutto esorcizzato che qualche gruppo terrorista possa mettere le mani su un ordigno. Ma accanto agli aspetti “tecnici”, a preoccupare dovrebbe essere il silenzio che ammanta ormai il tema: non è solo la coscienza politica dei governi, ma la coscienza civile dei popoli che pare aver archiviato la pratica nucleare, in tutte le sue declinazioni.

Soltanto gli abbonati a Sky hanno potuto gustarsi, ad esempio, la serie tv Chernobyl, che offre un racconto bellissimo e necessario della tragedia del 1986. E poco o nulla si è letto in questi giorni dell’anniversario di Hiroshima. Ecco allora che l’invito formulato dai Beati i costruttori di pace e rilanciato dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi perché alle 8.15 di martedì 6 agosto le campane delle parrocchie suonino 43 volte, mi pare profetico.

43 rintocchi come 43 furono i secondi trascorsi dallo sgancio allo scoppio della bomba. 43 come i secondi che potrebbero separarci anche domani da una nuova tragedia, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità così come oggi la conosciamo. 43 rintocchi a ricordarci che la pace non è mai conquistata una volta per sempre, proprio come la libertà, la democrazia, il benessere. La pace è una faticosa conquista quotidiana che si alimenta di simboli non meno che di scelte concrete. E che chiede responsabilità. Ascoltiamole bene: quelle campane suonano per ciascuno di noi.

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