Q di Quattro. Avventure, difficoltà e gioie di avere più di tre figli. E lo Stato non aiuta...

Avere quattro figli vuol dire prima di tutto non annoiarsi mai, ma anche – come si dice a Roma – non sapere a chi “dare i resti”.

Q di Quattro. Avventure, difficoltà e gioie di avere più di tre figli. E lo Stato non aiuta...

Non parlate in più di tre o quattro per volta che sennò non si capisce niente!
Aldo Biscardi

Q di quattro. Fino a non molti anni fa “quattro” era il numero minimo di figli necessario per essere ammessi nell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose. Nonostante il calo demografico in Italia sia in continuo aumento credo che questo limite sia rimasto in vigore. In effetti, seppure siano sempre più rare, esiste ancora un buon numero di famiglie con tre figli, mentre è proprio il numero quattro che fa la differenza e suscita la meraviglia, lo stupore, talvolta anche lo sconcerto dell’opinione pubblica.

C’è chi pensa che i genitori di quattro figli siano stati degli sprovveduti “travolti dagli eventi”, che non hanno esercitato maternità e paternità responsabili; chi presuppone che una famiglia così numerosa debba essere per forza particolarmente abbiente o costringere ad un affettuoso quanto forzato aiuto le famiglie d’origine; c’è, infine, chi ne ha una smodata ammirazione e sostiene calorosamente i nuclei famigliari da sei componenti in su. Avere quattro figli vuol dire prima di tutto non annoiarsi mai, ma anche – come si dice a Roma – non sapere a chi “dare i resti”.

A seconda della vicinanza delle nascite, i primi anni possono essere una lunga e ininterrotta corsa a cambiare pannolini, imboccare, accudire nelle dimensioni più elementari, ambiti dove le mamme, fin dalle prime poppate, sono biologicamente insuperabili, ma dove, sempre più, anche i papà moderni divengono preziosi e capaci di dare il loro apporto. Poi ci sono gli anni, in cui dai primi sorrisi e la lallazione, si passa alle parole e a tanti giochi sempre più elaborati. Il tempo per giocare bisognerebbe trovarlo a tutte le età, ma non sarà mai come negli anni dell’infanzia e quando i figli sono quattro è possibile davvero divertirsi molto. Il quattro permette molte combinazioni anche per quanto riguarda l’abbigliamento… basta approfittare della scala delle età, per riciclare vestiti usati anche su più di due figli, salvo ricordarsi ogni tanto di comprare a ciascuno a turno, un capo nuovo.

Poi, quando diventano adolescenti, essere genitori di quattro figli significa saper trovare per ciascuno dei “tempi speciali”. Può essere shopping per le ragazze, una partita di calcio per i maschi, ma bisogna necessariamente contemplare che ogni fratello avrebbe spesso il sogno di essere figlio unico. Fra quattro fratelli si sgomita e non solo a tavola… si litiga, si fa lo slalom fra idiosincrasie e passioni comuni, spesso si impara ad alzare la mano per dire la propria, a infilarsi negli spazi liberi d’attenzione di papà e mamma. Quattro fratelli imparano spesso anche a fare squadra, non solo nei confronti dei genitori, a cui chiedono permessi “a pacchetto” (e se si accondiscende al primo, poi lo si dovrà fare per forza anche con gli altri), ma anche fuori dalle mura domestiche, con gli altri amici e gli adulti. A seconda dell’età i figli di una famiglia numerosa pongono quesiti e problemi diversi, sta ai genitori saper decifrare linguaggi differenti e trovare il giusto codice per ciascuno. Una volta bastava il principio d’autorità perché i genitori venissero ubbiditi, oggi è necessario un surplus di autorevolezza perché il rapporto genitori-figli funzioni.

E poi? Poi ci vorrebbe la simpatia delle istituzioni che invece stenta ad essere accordata. Da tempo è viva la richiesta da parte della società civile di una maggiore attenzione nei confronti delle famiglie in genere e in special modo di quelle numerose, ma non vi sono risposte molto efficaci, anche se ogni Governo lancia promesse (speriamo nelle ultime). Finché fare figli sarà solo un onere privato, non potremo mai invertire il nostro andamento demografico. Si pensi all’annosa questione dei posti negli asili nido, ma anche alla difficoltà di trovare case di dimensioni sufficienti, nonché vetture delle giuste dimensioni, (né utilitarie né camion). Una famiglia numerosa è costretta a grandi spese scolastiche per l’acquisto di libri di testo che cambiano ogni anno e quando arriva l’estate fatica ad andare in vacanza, perché le strutture alberghiere non sono pensate per nuclei con quattro o più figli. La voce della Chiesa, da sempre ma in maniera ancor più viva nel magistero di Papa Francesco, invita a non temere e a investire con speranza nei figli quali segno tangibile che Dio non si è ancora stancato dell’uomo. Sarebbe bello che anche l’Italia si dimostrasse capace di promuovere e incentivare le nascite, nella consapevolezza che il futuro non è solo un’incognita ma un terreno che attende di essere fecondato.

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Fonte: Sir