Qualcuno cui guardare. I nostri ragazzi hanno bisogno di modelli di vita

Come proporre modelli di vita autentica e riuscire a dare loro la giusta considerazione in un contesto comunicativo dominato dalle immagini e dagli influencer?

Qualcuno cui guardare. I nostri ragazzi hanno bisogno di modelli di vita

I nostri ragazzi hanno bisogno di modelli. Soprattutto devono avere la possibilità di confrontare i personaggi che popolano il mondo patinato e virtuale, da cui spesso sono irretiti, con quelli che appartengono alla vita reale. In gioco ci sono gli scenari futuri: la loro personale realizzazione, la ricalibratura dei loro parametri valoriali di riferimento, la percezione corretta dell’evoluzione sociale e anche la possibilità di poter contare, per noi della “vecchia guardia”, su generazioni solide ed  orientate eticamente nelle proprie scelte.

Ma dove attingere questi modelli? Soprattutto come proporli e riuscire a dare loro la giusta considerazione in un contesto comunicativo dominato dalle immagini e dagli influencer?

L’universo giovanile è popolato da forti competitor sul versante della comunicazione, in questo senso la scuola, ma anche e soprattutto la politica sono chiamate a lanciare efficaci e consapevoli azioni di contrasto.

La scuola, in primo luogo, ha la responsabilità di lavorare sodo sulle competenze e la formazione globale dei giovani, abbandonando gli aridi tecnicismi e l’attitudine al nozionismo di antica impostazione. E’ chiaro che per migliorare sono necessarie le risorse, e qui si torna a un vecchio adagio che vede la scuola in Italia “come l’ultima ruota del carro” in fatto di investimenti. La pandemia Covid-19, in un certo senso, ha puntato i riflettori sulla scuola, evidenziando la sua funzione cardine all’interno della società, ma anche mettendo in rilievo le sue fragilità, la maggior parte delle quali imputabili certamente alla negligenza delle scelte politiche del passato.

La scuola sostiene l’economia, permettendo alle famiglie di svolgere la propria attività professionale, ma soprattutto forma le future generazioni. Nei mesi scorsi più che mai abbiamo scoperto che abbiamo bisogno di giovani preparati e determinati a raggiungere dei risultati che siano fruibili anche dalla collettività, ad esempio in campo medico e scientifico.

Negli ultimi anni nella scuola molto è stato fatto per orientare gli studenti a scelte accademiche e formative nel campo scientifico e tecnologico, insistendo anche sull’importanza delle “quote rose” all’interno di questo ambiti.

Dal canto suo, la politica dovrebbe “valorizzare” i percorsi educativi proposti nella scuola italiana, rinnovando al contempo la spinta motivazionale nel personale che vi opera.

Qualche giorno fa, il settimanale D ha conferito il premio “Donna dell’anno” ad Anna Grassellino, scienziata italiana trentanovenne che al Fermilab di Chicago ricopre un ruolo di grande responsabilità. Nella sua intervista con la direttrice di D, pubblicata da Repubblica, la studiosa di fisica quantica impegnata attualmente in un ambizioso progetto di ricerca, ha parlato del suo percorso professionale evidenziando anche aspetti inaspettati della scienza e della tecnologia, come l’inclusività. La scienziata, infatti, ha definito la scienza “inclusiva” proprio perché riesce ad abbattere confini e barriere, anche quelli di genere. Ha, inoltre, evidenziato il respiro filosofico che caratterizza la ricerca scientifica. Soprattutto, poi, ha espresso apprezzamento nei confronti della scuola italiana che affina i propri allievi all’esercizio del pensiero critico e all’approfondimento. Abituata a lavorare in contesti internazionali, la Grassellino ha elogiato il contributo dei suoi colleghi italiani, non marginale in termini numerici. Gli scienziati e le scienziate italiane mostrano dedizione e sacrificio e, soprattutto, tendono a fare squadra, portando nel cuore l’attitudine a “fare famiglia”, tipico della nostra cultura, anche in ambito lavorativo.

Parole dunque di incoraggiamento per noi educatori, ma soprattutto per i nostri giovani.

Anna Grassellino rappresenta un esempio al femminile davvero interessante, perché la sua realizzazione professionale non ha fagocitato la sua vita privata. Nel corso dell’intervista parla, infatti, di suo marito e dei suoi tre figli.

Ecco uno degli esempi possibili e reali per le giovanissime in particolare, ma anche per i giovanissimi, che proprio in questo momento stanno riflettendo sulle proprie scelte future.

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Fonte: Sir