Quel pasticciaccio delle pensioni. Con la nuova Quota 103, di fatto, si avrà un peggioramento della legge Fornero
Con la prossima legge di bilancio, la previsione è un pesante passo indietro: con la nuova Quota 103, di fatto, si avrà un peggioramento della legge Fornero. Dalla riforma del 2011, ogni governo ha messo mano sul sistema previdenziale. Con la nuova proposta Meloni si calcola che nel 2024 ci saranno cinquemila pensionati con un assegno di 503 euro al mese
Quando la coperta è corta è difficile trovare una soluzione per tutti, ma sarebbe opportuno che almeno fosse equa e invece così non è per l’annosa – e drammatica – ricerca di una riforma delle pensioni che ancora una volta è all’ordine del giorno perché in ballo c’è la sostenibilità del sistema previdenziale. «Ogni anno non essendoci mai un provvedimento definitivo si rimane sospesi e si cerca di interpretare la nuova norma – spiega Daniele Grigolin direttore del Patronato Acli di Padova – Oggi l’impressione generale è di essere davanti a un assoluto passo indietro rispetto alle concessioni: non solo la proposta del Governo non prevede niente in più, ma si arretra. Stiamo affondando sulla legge Fornero e bisognerà capire qual è la proposta definitiva. Per ora le proposte sono penalizzanti ed edulcorate con concessioni senza valore». Dalla “riforma Fornero” nel 2011, infatti, ogni governo è intervenuto sul sistema previdenziale senza mai riuscire a varare una riforma e la prossima modifica arriverà con la legge di bilancio in discussione che introdurrà la “nuova” Quota 103, con pesanti penalizzazioni rispetto a quella indicata l’anno scorso dallo stesso Governo Meloni, che prevedeva 62 anni di età e 41 di contributi e che ora cambierà. La revisione del sistema di calcolo in alcuni settori del lavoro dipendente e nella sanità inoltre «rappresenta un autogol e solleva una bagarre in un momento delicato, ponendo restrizioni che non consentono grandi vie d’uscita a chi è in difficoltà e dall’altra scardina alcuni benefici che esistevano per certe categorie – aggiunge Grigolin – Da tecnico capisco che da un lato c’è un problema di finanze, ma dall’altro non si avvertono le competenze e l’attenzione necessarie per evitare scivoloni. In questo modo, con i meccanismi che cambiano ogni anno, si lavora malissimo e inoltre, purtroppo, l’impressione è che da qualche anno le persone siano rassegnate: non c’è più voglia di combattere». Nel 2024 il trattamento minimo Inps, rivalutato del 5,4 per cento, dovrebbe arrivare a 598,61 euro mentre quest’anno è di 567,94 e l’assegno sociale che oggi è pari a 503,27 euro con il prossimo anno dovrebbe arrivare a 534,40 euro. «La situazione è drammatica perché il 55-60 per cento dei pensionati vive con meno di mille euro al mese con un’inflazione che ha eroso pesantemente il valore delle pensioni che non hanno rivalutazione e questa sarebbe necessaria per dare sostegno in un momento complicato – commenta Alessandro Chiavelli, segretario generale dello Spi-Cgil di Padova – Molti pensionati oggi sono costretti a fare scelte davvero difficili: se mangiare o curarsi, se mangiare o scaldarsi. Nessun miglioramento contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale. Avevano promesso di eliminare la legge Fornero e abbassare i limiti di uscita dal lavoro e invece hanno peggiorato la legge e costringono i lavoratori a rimanere nel mondo del lavoro perché le condizioni per l’uscita sono peggiorate. Di fatto si lavora sempre di più e i futuri pensionati avranno redditi sempre più bassi». Difficile da capire la scelta di penalizzare il pubblico impiego e in particolare la sanità data la situazione molto complessa che la mancanza di medici e paramedici sta evidenziando a livello nazionale. Se la proposta non sarà modificata, infatti, in questo settore dal prossimo luglio le donne potranno andare in pensione con 41 anni e 10 mesi di lavoro mentre gli uomini con 42 anni e 10 mesi, per cui in molti si stanno informando per capire come fare a presentare la domanda di pensione entro fine anno e per far capire il loro disaccordo i medici hanno deciso di scioperare il prossimo 5 dicembre. La nuova norma interessa le pensioni di 31.500 dipendenti pubblici e garantisce allo Stato risparmi netti per 2,7 miliardi di euro tra il 2024 e il 2032. Attualmente con le regole della legge Fornero si può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 di contributi e si deve poter contare su un assegno mensile di una volta e mezzo quello sociale che oggi vale 755 euro e si può scegliere la pensione anticipata a 64 anni con 20 di contributi, ma in questo caso l’assegno deve essere di 2,8 volte superiore a quello sociale. La proposta del Governo nella legge finanziaria prevede che il valore dell’assegno sociale passi da 1,5 a 2 e quindi abbassa il requisito, ma per le pensioni anticipate alza l’assegno necessario e da 2,8 lo porta a 3; solo per le madri lavoratrici cala un poco: con un figlio si torna a 2,8, con due figli si arriva a 2,6. A causa di questa stretta si calcola che nel 2024 ci saranno cinquemila pensionati con un assegno di 503 euro al mese. Con la recessione dietro l’angolo, un debito pubblico sempre più importante, “l’inverno demografico” ormai più che accertato e le guerre in corso lo scenario diventa sempre più complesso e il futuro per questa società sempre più vecchia sarà segnato da un aumento della povertà.