Referendum, il vero costo della politica? "Un processo decisionale che non funziona..."

L'analisi di Openpolis. Il 75% delle leggi approvate dal 2008 sono state presentate dal governo, il 32% dei decreti attuativi previsti dalle ultime 6 leggi di bilancio non è stato adottato e dal 2012 al 2018 le infrazioni sono costate all'Italia 78 milioni. "Non rassegnamoci ad un parlamento irrilevante"

Referendum, il vero costo della politica? "Un processo decisionale che non funziona..."

A pochi giorni dall'appuntamento referendario sulla riduzione del numero dei parlamentari, Openpolis, “numeri alla mano”, prova ad offrire un quadro analitico, che superi le regioni del no e del sì. “Non rassegnamoci ad un parlamento irrilevante” è il titolo eloquente  dell'analisi e della rubrica settimanale, che offre un approfondimento in cifre dei fenomeni, e che in particolare in questa puntata cerca di spiegare perché l’iniziativa legislativa sia concentrata  nelle mani dell’esecutivo - dato che non cambia con le diverse legislature - e perché "con un parlamento delegittimato, deputati e senatori diventano un costo da tagliare, ma la democrazia diventa più debole". 

La riforma, approvata in ultima lettura l’8 ottobre dell’anno scorso, e su cui gli elettori saranno chiamati ad esprimersi domenica e lunedì prossimi, prevede che i membri della camera passino da 630 a 400 e quelli del senato da 315 a 200. A preoccupare gli osservatori "è soprattutto il clima in cui questa scelta sarà fatta". "Il rischio concreto - si legge - è che il paese vada al voto su una modifica della costituzione senza una vera riflessione sullo stato del nostro sistema istituzionale. Questo referendum, come le riforme degli ultimi anni, si inserisce in un contesto di complessiva delegittimazione delle istituzioni. La classe politica – paradossalmente – sembra voler cavalcare questo clima, anziché porre le basi per invertire la tendenza. Ad esempio aumentando la possibilità di scelta degli eletti, o imponendo a partiti e liste procedure di selezione trasparenti delle candidature. Oppure limitando il ricorso all'eccessodi voti di fiducia e decretazione da parte del governo. Come con la previsione percorsi separati per i disegni di legge del governo, su cui il parlamento possa davvero discutere e intervenire in tempi certi.  Il flebile dibattito di queste settimane, anche rispetto ai cosiddetti correttivi, non interviene sul vero punto debole della nostra democrazia".I numeri analizzati da Openpolis dicono, ad esempio, che il 75% delle leggi approvate dal 2008 ad oggi sono state presentate dal governo - percentuale che negli ultimi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, ha toccato quasi l’84% - che il 32% dei decreti attuativi previsti dalle ultime 6 leggi di bilancio non è stato adottato  e che dal 2012 al 2018 le infrazioni sono costate all'Italia 78 milioni. Ecco tutti i "numeri alla mano".  

Il 75% delle leggi approvate dal 2008 ad oggi erano di iniziativa governativa. L’iniziativa legislativa appare sempre più concentrata nelle mani dell’esecutivo. Questa quota negli ultimi mesi, anche in conseguenza dell’emergenza, è ulteriormente aumentata: quasi l’84% delle leggi approvate durante l’esecutivo in carica (Conte II) è di iniziativa governativa.

Il governo Conte ha emanato 2,75 decreti legge al mese. Un altro aspetto del ridimensionamento delle prerogative delle camere è l’abuso della decretazione d’urgenza. I decreti legge, da strumento eccezionale offerto dalla costituzione per “casi straordinari di necessità e d’urgenza”, sono diventati quasi la modalità ordinaria con cui il governo sottopone le proprie proposte alle camere. Gli ultimi 7 governi hanno varato una media di quasi due decreti legge al mese.

Decreti attuativi, il 32% di quelli previsti dalle ultime 6 leggi di bilancio non è stato adottato. Un processo legislativo che ridimensiona il ruolo delle camere non funziona meglio. Se prendiamo le ultime 6 leggi di bilancio approvate, storicamente il provvedimento che richiede il maggior lavoro extra parlamentare per trovare piena implementazione, vediamo come tutte – a volte anche a distanza di anni – abbiano un certo numero di decreti ancora non adottati.

Infrazioni, in sei anni spesi 78 milioni. Tanto è il costo medio annuo delle procedure di infrazione per l’Italia dal 2012 al 2018. Le procedure di infrazione rappresentano un costo reale per le casse dello stato e per i cittadini, su cui sarebbe il caso di interrogarsi tutte le volte che dalla politica viene agitato lo specchietto per allodole dei risparmi facili. Il vero costo della politica è un processo decisionale che non funziona..

151.210 abitanti per deputato secondo quanto previsto dalla riforma. Attualmente sono circa 96 mila per deputato. Con l’approvazione della riforma, in Italia il rapporto tra abitanti e deputati supererebbe quello di Spagna (133.312 abitanti per deputato), Germania  (116.855 abitanti per deputato), Francia (116.500 abitanti per deputato), Paesi Bassi (114.121 abitanti per deputato) e Regno Unito (101.905 abitanti per deputato).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)