Riflettere sulla scuola. Si tratta di rivedere l’impianto complessivo dell’istituzione. Si discute se abbia senso

Questo momento “sospeso” è ricco di iniziative e di pensieri/proposte.

Riflettere sulla scuola. Si tratta di rivedere l’impianto complessivo dell’istituzione. Si discute se abbia senso

Per il mondo della scuola potremmo dire che siamo in un momento “sospeso”. Nel senso che le attività scolastiche – quelle che si vedono di più: lezioni ed esami in primis – sono o terminate e/o fuori dai riflettori e sembra dunque che ci sia poco da fare. In fondo questo rispecchia un luogo comune che accompagna da sempre il mondo della scuola e in particolare la figura dei docenti: tre mesi di vacanza. Un luogo comune che ha inciso e incide non poco sia sull’immagine sociale, sia sulle questioni legate ai salari.

In realtà questo momento “sospeso” è ricco di iniziative e di pensieri/proposte.

Cominciamo dalle iniziative: tanti istituti sono alle prese con la progettazione e gli adempimenti legati al Piano di riduzione dei divari territoriali e del contrasto della dispersione scolastica, previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In concreto devono ipotizzare come utilizzare le molte risorse a disposizione. Il Ministero spiega che sono coinvolte in questa prima fase di attuazione del Piano (a disposizione ci sono complessivamente 1,5 miliardi di euro) sono 3.198 scuole secondarie di primo e secondo grado con studentesse e studenti nella fascia 12-18 anni, selezionate sulla base di indicatori relativi alla dispersione e al contesto socio-economico, alle quali le risorse saranno assegnate direttamente. I progetti pluriennali dovranno partire con il prossimo anno scolastico.

Non è cosa da poco, e l’obiettivo è alto: “Le scuole sono chiamate – spiega il ministro Bianchi – a sviluppare, anche in rete e in raccordo con gli altri soggetti del territorio, una progettualità pluriennale di ampio respiro per il miglioramento e l’arricchimento dell’offerta educativa e per sostenere apprendimenti e attività extracurricolari, anche prevedendo patti educativi territoriali e individuando un team dedicato di docenti e tutor esperti per la prevenzione della dispersione scolastica”

C’è tanto da fare. E in parallelo bisogna pensare alle iniziative in corso per la selezione e la formazione dei docenti, l’impegno per garantire le cattedre del prossimo anno… chi più ne ha più ne metta.

Ma questo è anche il momento dei pensieri. Interessante la proposta di TreeLLLe che con un intervento pubblico suggerisce di “passare da una scuola a ‘tempo breve’ (oggi è generalmente di 30 ore settimanali su 5/6 giorni) ad una scuola ‘a tempo lungo’ di 40 ore su 5 giorni (8 ore più mensa)”. Non solo: “una scuola con ingresso precoce a tre anni (in Francia già si pratica) e a ‘tempo lungo obbligatorio’ per tutti dai 3 ai 14 (meglio ai 16 anni): è proprio nei primi anni di vita e poi nella adolescenza che si possono consolidare disvalori e pregiudizi poco consoni al nostro livello di civiltà. E poi dai 14-16 ai 19 anni mantenere un’offerta di un tempo lungo ‘opzionale’”.

Insomma, si tratta di rivedere l’impianto complessivo dell’istituzione. Ha senso? Vale la pena di pensarci, alla luce di alcune considerazioni che avanza anche TreeLLLe sia sulla trasformazione del mondo giovanile, sia su quella complessiva della società e del panorama formativo, oggi sempre più disperso.

Il piano dei pensieri è complesso, e quasi sempre schiacciato dalle urgenze e dalle necessità di rispondere alle emergenze presenti. Forse usare questo momento “sospeso” per riflettere può far bene alla scuola e alla società tutta.

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Fonte: Sir