Ritrovare la “grandezza” della politica

Evitare il “gioco meschino delle squalificazioni”, quando “il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione”: lo dice anche Francesco nella nuova enciclica.

Ritrovare la “grandezza” della politica

La prevista e temuta recrudescenza dei contagi è arrivata anche nel nostro Paese che finora si è distinto nel contesto europeo per numeri assai più contenuti che altrove. “Non posso tacere la preoccupazione per l’aumento del ritmo del contagio della pandemia e per le vittime che giorno per giorno continuiamo a registrare”, ha detto il Capo dello Stato dando voce a un sentimento diffuso, anche se non mancano coloro che continuano a minimizzare contro ogni evidenza. Che si possa parlare o meno di seconda ondata (in effetti i contagi non si sono mai azzerati), gli esperti sono complessivamente concordi nell’assicurare che la nuova fase acuta non sarà come la prima perché le strategie e gli strumenti messi a punto in questi mesi ci consentiranno di affrontare il Covid in modo più efficace. Allora eravamo impreparati e il virus – di cui pure ci sfuggono ancora molti profili – era un nemico del tutto sconosciuto. Di quella prima, drammatica esperienza c’è però almeno un aspetto che è indispensabile recuperare, semmai potenziandolo ulteriormente. E’ lo spirito unitario che, da Nord a Sud e pur con le inevitabili eccezioni, ha permesso all’Italia di non essere travolta dall’emergenza e di organizzare una risposta di cui nel tempo di sono visti i frutti. Tanto che a livello internazionale – va sottolineato a fronte di certi autolesionismi propagandistici – è stata anche recentemente indicata come un modello. Certo, sono stati commessi anche errori e i problemi in cui siamo immersi sono enormi. Basti citare le conseguenze sul piano economico e sociale – a cominciare dalla più devastante: la perdita di posti di lavoro – e la faticosissima ripartenza dell’attività scolastica. Ma proprio per questi motivi c’è bisogno ancora una volta di un approccio costruttivo e responsabile. E questo chiama in causa sia i cittadini che le istituzioni e le forze politiche.

L’election day, la scadenza che di fatto ha determinato atteggiamenti e decisioni degli ultimi due-tre mesi, dopo i ballottaggi è ormai alle nostre spalle. Ci sarà una coda nei Comuni di due Regioni a statuto speciale, Sicilia e Sardegna, e tuttavia la campagna elettorale può dirsi conclusa nelle sue implicazioni nazionali. Una condizione che, potenzialmente, consentirebbe di affrontare in modo non ideologico, senza l’assillo immediato della conta dei voti, sia la gestione della ripresa dei contagi, con gli ulteriori sacrifici necessari, sia l’impegno sul fronte economico, con le scelte da compiere in vista dei finanziamenti europei straordinari e, a stretto giro, della legge di bilancio per il 2021. Non si tratta di mettere la sordina alla normale dialettica democratica: il pluralismo è un bene prezioso a cui non si può rinunciare. Si tratta invece di evitare il “gioco meschino delle squalificazioni”, quando “il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione” e la politica “non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace”. Sono parole contenute nella nuova enciclica del Papa e valgono sotto tutti i cieli, ovviamente, ma come si vede interpellano molto da vicino anche i protagonisti delle vicende italiane. Ritrovare la “grandezza” della politica è una sfida che non può essere elusa, soprattutto nei momenti più difficili.

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Fonte: Sir