Rsa, Sant’Egidio si interroga. Don Albanesi: "Serve una grande riforma"

Si è svolto ieri un confronto con diversi interventi in video conferenza, tra cui quello del presidente della Comunità di Capodarco Vinicio Albanesi che ha illustrato la necessità di cambiare radicalmente la gestione delle persone anziane, superando la tendenza all’istituzionalizzazione

Rsa, Sant’Egidio si interroga. Don Albanesi: "Serve una grande riforma"

"Senza anziani non c’è futuro” è il titolo della tavola rotonda organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio-Milano per fare il punto sulla gestione della terza età all’indomani della grave crisi che ha colpito le Residenze sanitarie assistenziali durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Il momento di confronto si è svolto ieri ed ha visto diversi interventi in video conferenza, tra cui quello del presidente della Comunità di Capodarco Vinicio Albanesi che ha illustrato il proprio pensiero sulla necessità di cambiare radicalmente la gestione delle persone anziane, superando la tendenza all’istituzionalizzazione e cercando in ogni caso di favorire la loro permanenza in casa. Questi temi sono al centro di un e-book realizzato lo scorso agosto dallo stesso presidente della Comunità di Capodarco, dove approfondisce anche il tema del “trattamento” che viene riservato alle persone anziane, dicendosi convinto che esso abbia implicazioni ben più ampie di quelle (già di per sé enormi) collegate alla pandemia.

In apertura il prof. Riccardo Mauri, della Comunità di Sant’Egidio, ha ricordato la mission del confronto: “Vogliamo riportare l’attenzione sugli anziani, il titolo di questo incontro parla di una verità che deve essere raccontata in un momento delicato di emergenza Covid e in cui rischiamo di dimenticare coloro che sono state le principali vittime della prima ondata di pandemia. Oggi la necessità è quella di ripensare alle possibilità alla loro prossimità e ai servizi dedicati a loro perché possa aprirsi a loro un tempo migliore e che li faccia sentire protetti”.

“Il virus ha fatto emergere una serie di problemi emergenziali – ha spiegato Vinicio Albanesi nel suo video messaggio – ma ci ha anche dato lo spunto per capire i limiti dell’attuale sistema di accoglienza per le persone anziane. Quando venti anni fa nacquero le Rsa tutti noi eravamo concordi nel ritenerle una buona soluzione, col passare del tempo però si sono evidenziati dei limiti molto forti. In molte situazioni le residenze hanno assunto le dimensioni di ospedalizzazione, come se fossero reparti, anche se la medicina è presente solo marginalmente. Questo ha prodotto una qualità della vita molto bassa in quanto gli anziani sono costretti a vivere come fossero malate anche se hanno ancora delle autonomie. In realtà sono solo soggetti fragili che hanno bisogno di una vita intensa e comunque vivibile, attraverso le Rsa invece abbiamo realizzato una specie di anticamera della morte perché passare anni in una struttura che sa di ospedale certamente non è la cosa migliore per un anziano che rischia solo di regredire nelle poche o grandi risorse che ha".

Vinicio Albanesi ha quindi lanciato un appello alla Comunità di Sant’Egidio per avviare una discussione forte sul tema e affermare due principi cardine: "Credo sia arrivato il momento di rivedere questo comparto e la proposta che vi faccio è di affermare con forza due principi basilari: prima di tutto che l’anziano ha il diritto di vivere e morire nella propria casa, questo significa adoperare strumenti e sostegni affinché ciò avvenga. Aiutando la famiglia, laddove presente, altrimenti selezionando con cura le persone perché oggi trovare chi accudisce un anziano nella maniera giusta è una specie di tombola. Inoltre, senza famiglie occorre inventarsi degli spazi vivibili che abbiano una dimensione semplice, familiare appunto, con poche stanze e una serie di strumenti e ambienti che siano vivibili. Su questo occorre una grande riforma. Altrimenti allunghiamo soltanto la vita: rimanere in una struttura a guardare le pareti della stanza è soltanto un prolungamento degli organi vitali". "Tutto questo è possibile se lo vogliamo – ha concluso il presidente della Comunità di Capodarco -, penso a quando furono chiusi gli istituti per ragazzi con situazioni di disagio attraverso una legge dello Stato che impedì il prolungamento di quello schema. Credo si possa pensare a una situazione simile per la terza età".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)