Salari minimi: dare dignità al lavoro. Appello da sindacati e imprenditori cristiani

La pandemia ha portato con sé una profonda recessione economica: ne fanno le spese milioni di famiglie. La povertà si diffonde anche tra chi ha un posto di lavoro. Ces e Uniapac lanciano un appello per una retribuzione equa è socialmente giusta e invocano un segnale forte dall'Ue. Ma occorre anche il "coraggio di cambiare" il modello economico. Gli autori di questo editoriale, in esclusiva sul Sir, affermano: "una retribuzione dignitosa deve consentire di sostenere il costo della vita, l'istruzione dei figli, la piena partecipazione alla società e lo sviluppo personale"

Salari minimi: dare dignità al lavoro. Appello da sindacati e imprenditori cristiani

Abbiamo imparato molto dalla pandemia da coronavirus. Una delle cose più importanti che ci ha insegnato è che la collaborazione comporta molti vantaggi: la cooperazione è stata fondamentale per la tutela dei lavoratori e del lavoro, per la sopravvivenza delle imprese e per il benessere delle persone e della società. Dobbiamo pensare alle persone, prima che all’economia. Tuttavia, riflettendo sulla ripresa al termine della pandemia, in che modo possiamo assicurarci che in futuro i luoghi di lavoro migliorino la qualità di vita dei lavoratori, garantendo che percepiscano una retribuzione equa, che assicuri un livello di vita dignitoso e che ne promuovano la motivazione?
In passato le cose sono andate in modo diverso. Negli ultimi decenni, retribuzioni basse, posti di lavoro precari, condizioni di lavoro inadeguate e falsi contratti di lavoro autonomo sono diventati un modello di crescita per alcune parti dell’economia dell’Ue. Le retribuzioni sono rimaste ferme e un numero crescente di famiglie non è riuscito a riscaldare la propria casa, a mettere il cibo in tavola o a pagare le bollette.
Tra il 2010 e il 2019, il numero di “lavoratori poveri”, ovvero i lavoratori a rischio di povertà, è aumentato nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, nonostante il miglioramento dell’economia;

ciò significa che circa un lavoratore europeo su dieci è al di sotto della soglia di rischio di povertà.

Questa situazione è inaccettabile, non solo per la Conferenza europea dei sindacati e per i sindacati aderenti, che rappresentano gli interessi dei lavoratori, ma anche per i numerosi datori di lavoro lungimiranti dell’Uniapac, imprenditori cristiani che comprendono che una retribuzione equa è socialmente giusta e positiva per la crescita, la domanda, la produttività e la società in generale. Ventuno Paesi dell’Ue hanno stabilito retribuzioni minime obbligatorie a livello nazionale, ma nella maggior parte dei casi, tali retribuzioni minime sono molto basse, al di sotto della soglia di povertà. L’Unione europea deve promuovere un’azione efficace volta a porre termine a questa situazione e a garantire che, laddove esistano retribuzioni minime obbligatorie, queste non lascino i lavoratori e le rispettive famiglie in uno stato di povertà. Chi lavora a tempo pieno non dovrebbe scegliere tra pagare le bollette o mangiare. Tutti meritano di avere una vita dignitosa.
In tutta Europa, la pandemia ha costretto i cittadini a riconsiderare il valore del lavoro e il contributo fondamentale dei caregiver, degli operatori sanitari, dei lavoratori dei trasporti e del commercio al dettaglio e di molte altre persone la cui sicurezza è stata a rischio negli ultimi mesi. Una retribuzione equa dovrebbe riconoscere la dignità del lavoro, la dignità dei lavoratori e il diritto di ciascun lavoratore a una vita appagante.

La ripresa dalla pandemia non dovrebbe comportare solo un ritorno alla “normalità”, ma anche un cambiamento dell’economia europea.

Nel maggio 2019, Papa Francesco ha invitato al cambiamento e ha chiesto di immaginare un’economia diversa, che “includa e non escluda, umanizzi e non disumanizzi, si prenda cura del creato e non lo devasti”. L’ingiustizia del sistema esistente sta minando la stabilità della società e sta dando vita a pericolosi movimenti populisti. Papa Francesco ha proposto una trasformazione rivoluzionaria verso una società più umana, che metta al centro il benessere e la felicità delle persone.
Nel corso dell’ultimo anno abbiamo indossato la mascherina e ci siamo vaccinati anche per proteggere gli altri. Le persone hanno accettato delle limitazioni alla propria libertà in nome del bene comune. Ora dobbiamo agire sulla base di ciò che abbiamo imparato. Se tutti vivono meglio, la società sarà più produttiva e genererà benessere e ricchezza. Tale ricchezza deve essere equamente distribuita, in modo giusto e dignitoso. Ora sarebbe il momento giusto affinché gli imprenditori e i politici pensassero a come creare posti di lavoro di alta qualità, buoni prodotti e aziende di successo.
Ci vuole coraggio nel prendere delle decisioni, ci vuole coraggio a cooperare e servirà coraggio per garantire che l’Ue faccia quanto necessario per andare avanti e diventare un luogo più giusto e civile, in cui tutte le retribuzioni rispettino una soglia di decenza.
Uno dei modi più efficaci per garantire ai lavoratori una partecipazione equa alla ricchezza che creano è la collaborazione tra sindacati e datori di lavoro per la negoziazione delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro. I Paesi con un’elevata copertura della contrattazione collettiva presentano anche percentuali inferiori di lavoratori a basso reddito, eppure in molti Stati membri dell’Ue le strutture negoziali sono peggiorate negli ultimi anni.

I datori di lavoro che intendono collaborare con i propri lavoratori si riprenderanno più rapidamente dalla pandemia e saranno più forti;

la parità di condizioni, che impedisca la concorrenza su retribuzioni che non offrono dignità, impedirà alle aziende poco etiche di sfruttare la domanda di posti di lavoro e di creare una spirale discendente di retribuzioni sotto la soglia di povertà. Nessuno dovrebbe essere escluso dal diritto a una retribuzione dignitosa e una retribuzione equa crea una forza lavoro più leale e produttiva.
Allo stesso modo, il ruolo e l’impegno dei sindacati sono fondamentali per garantire la sostenibilità a lungo termine e il successo delle rispettive aziende. I sindacati dovranno inoltre essere coinvolti nella creazione di sistemi che garantiscano una retribuzione equa dei lavoratori e la partecipazione dei lavoratori alla crescita della produttività. Le aziende dovrebbero basarsi su uno spirito di squadra, con interessi comuni e benefici condivisi definiti attraverso una negoziazione efficace. Gli interessi comuni dovrebbero persino contribuire a facilitare i negoziati.

I governi e i datori di lavoro europei devono cogliere l’opportunità di agire in modo responsabile per migliorare la vita delle persone

in modo che tutti i lavoratori possano arrivare a fine mese, pagare l’affitto e provvedere al sostentamento di se stessi e delle loro famiglie. Una retribuzione minima adeguata è molto importante per garantire un lavoro dignitoso e una vita dignitosa a tutti i lavoratori, ma non è sufficiente. Una retribuzione dignitosa deve consentire di sostenere il costo della vita, l’istruzione dei figli, la piena partecipazione alla società e lo sviluppo personale. La retribuzione deve essere equa e deve riflettere il contributo dei lavoratori ai profitti dell’azienda.

Esther Lynch (*) Bruno Bobone (**)

(*) vicesegretaria generale Confederazione europea dei sindacati – Ces
(**) presidente Camera di commercio e industria portoghese e presidente del Consiglio internazionale dell’Unione cristiana internazionale dei dirigenti d’impresa – Uniapac

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Fonte: Sir