Scuole paritarie, nel decreto Rilancio 150 milioni: “Un buon inizio”

Ottanta milioni di euro per la fascia 0-6, 70 per le scuole primarie e secondarie: dopo le proteste, il governo ha aumentato il contributo per gli istituti paritari inserito nel decreto Rilancio. Marco Masi (presidente Cdo Opere Educative-Foe): “Riconosciuto il nostro valore educativo. Ora lavorare sulla ripresa a settembre”

Scuole paritarie, nel decreto Rilancio 150 milioni: “Un buon inizio”

Centocinquanta milioni: a tanto ammonta il contributo per le scuole paritarie previsto dal decreto Rilancio, pubblicato questa notte in Gazzetta. Più dei 120 fino a pochi giorni fa annunciati dal ministro alle pari opportunità e alla famiglia Elena Bonetti, che aveva provato a dare una risposta alle tante perplessità suscitate nei giorni scorsi negli ambienti cattolici e raccolte dalla Cei in un messaggio. Di questi, 65 milioni saranno destinate agli asili nido e alle scuole dell’infanzia (che vanno ad aggiungersi ai 15 milioni di incremento del Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e istruzione, per un totale di contributi, per la fascia 0-6, di 80 milioni), 70 alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per studenti fino a 16 anni. A disposizione dell’intero sistema scolastico nazionale il decreto Rilancio prevede un miliardo e mezzo.

Cdo Opere Educative-Foe: “Abbastanza soddisfatti”

“Siamo abbastanza soddisfatti”, dichiara Marco Masi, presidente di Cdo Opere Educative-Foe, associazione aderente a Compagnia delle Opere e Cdo Opere Sociali, realtà costituita da enti gestori di scuole non statali, centri di formazione professionale e istituzioni educative. Nata a Milano nel 1996, conta circa 200 enti gestori (cooperative sociali, fondazioni, enti religioni, imprese sociali, srl) per un totale di oltre 700 istituti scolastici di ogni ordine e grado, quasi 60 mila alunni e oltre 5 mila lavoratori tra personale docente e non docente. Obiettivo dell’associazione, promuovere un impegno culturale, politico e formativo nel campo della libertà di educazione. “Siamo stati positivamente colpiti da questo incremento – aggiunge –. Pur essendo, da un punto di vista economico, un piccolo sostegno, ha un importante valore simbolico: significa riaffermare che la scuola italiana cammina su due gambe di pari dignità, la scuola statale e la scuola paritaria. Con questo contributo si riconosce che tra i settori più in sofferenza per l’emergenza sanitaria c’è anche la scuola. È un buon inizio. Ora le nostre preoccupazioni riguardano la riprese dell’attività didattica a settembre, che speriamo possa avvenire senza un aggravio di oneri legato al costo del personale che il mondo delle paritarie non riuscirebbe a sostenere. È necessario ponderare un giusto equilibrio tra garanzie di sicurezza e sostenibili proposte educative”.

Il ruolo delle scuole dell’infanzia paritarie

In Italia le scuole paritarie sono 12.500 (da quelle dell’infanzia a quelle secondarie di secondo grado) e accolgono il 10 per cento degli studenti (866 mila alunni su un totale di 8,5 milioni). Di questi 866 mila studenti, 524 mila (il 60 per cento) frequentano le scuole dell’infanzia. La maggior parte delle scuole paritarie, infatti, sono scuole dell’infanzia: “Storicamente, le scuole statali per la fascia 3-6 sono arrivate dopo anni di esperienza esclusiva di scuole private religiose o di scuole di enti locali – precisa Masi, che aggiunge –. Le paritarie sono maggiormente presenti nei territori del Nord-Ovest, Lombardia in primis. A seguire, Nord-Est, centro e isole”.

Le paritarie e la pandemia

Masi sottolinea anche il valore qualitativo di questa offerta: “Le scuole paritarie nascono grazie alla passione di persone o comunità religiose che vogliono avanzare una proposta educativa rivolta ai giovani del territorio. Come noto, non possono garantire la gratuità del servizio, e dunque sono costrette a reggersi sulle famiglie. La pandemia ha creato molti problemi, nuove fragilità, timori per il futuro: ma una cosa va detta. Le nostre scuole sono state tra le prime a prodigarsi per mettere a punto nuovi strumenti creativi e innovativi per garantire il diritto allo studio dei ragazzi. Come detto, siamo molto presenti in Lombardia: i nostri insegnanti hanno dovuto trovare il modo e la delicatezza di entrare in vite e abitazioni colpite da lutti e malattia, penso per esempio al bergamasco. Non è stata una sfida semplice, ma nessuno si è tirato indietro”.

Le paritarie in Emilia-Romagna

Nei giorni scorsi, anche il vescovo Zuppi aveva chiesto alla politica di occuparsi anche delle scuole paritarie. “Quando l’abbiamo conosciuto era appena arrivato a Bologna – ricorda Masi, anche avvocato del Foro del capoluogo emiliano-romagnolo –. Tra le prime cose, gli abbiamo fatto presente che nella sua diocesi ci sono 60 scuole parrocchiali. Rimase molto sorpreso, perché – ci disse – nella diocesi di Roma, decisamente più grande di questa, c’era solo una scuola parrocchiale. L’Emilia-Romagna, effettivamente, vive una condizione particolare: qui un terzo delle scuole paritarie dell’infanzia sono delle parrocchie, altrove le protagoniste principali sono le congregazioni religiose”. In Emilia-Romagna sono 75 mila gli alunni che frequentano una scuola paritaria, il 12 per cento della popolazione scolastica totale (quindi più della media nazionale). Cinquantatremila sono gli alunni della primaria: di questi, 19 mila frequentano scuole comunali e 34 mila istituti privati. Dodicimila gli alunni delle primarie paritarie, 6 mila quelli delle secondarie di primo grado e 4 mila quelli delle secondarie di secondo grado.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)