Taglio assegno d'invalidità, "grave danno per migliaia di cittadini"

"Il diritto all'assegno mensile non può e non deve essere alternativo ad un impiego". Berardo e Peres (Associazione Luca Coscioni): "Il messaggio dell'Inps potrebbe offrire l'occasione allo Stato italiano per una rivisitazione sostanziale non solo della normativa, ma anche degli importi"

Taglio assegno d'invalidità, "grave danno per migliaia di cittadini"

 "La decisione dell’Inps potrà essere corretta quanto alla applicazione delle sentenze della Corte di Cassazione, ma rappresenta un grave danno per migliaia di cittadini con invalidità grave". Rocco Berardo e Barbara Peres, rispettivamente coordinatore iniziative disabilità e responsabile lavoro e disabilità dell’Associazione Luca Coscioni, affidano a una nota congiunta il commento sulla decisione dell'Inps, che, in applicazione di alcune pronunce della Corte di Cassazione, ha interrotto l’erogazione dell’assegno mensile di assistenza, pari a 287,09 euro per 13 mensilità, a quelle persone con invalidità tra il 74% e il 99% con un lavoro che non superi la soglia dei 4.931 euro annui, poiché il  requisito per l’erogazione di tale assegno deve essere il mancato svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, anche minima". 

Fino a questo momento, ricordano, il diritto all'assegno mensile di invalidità è stato riconosciuto a chi possedeva i seguenti requisiti: un'età compresa tra i 18 e i 67 anni; una percentuale di invalidità compresa tra il  74% ed il 99%; un reddito annuo non superiore a € 4.926,35 (pari a € 378,95 mensili, tenendo conto anche della 13° mensilità). "Non si comprende come sia possibile che anche un 'lavoretto' con uno stipendio così basso infici il diritto ad un assegno mensile di invalidità, il cui importo è talmente irrisorio (€ 287,09 nel 2021) da non consentire una vita dignitosa a chi ha una accertata diminuzione della capacità lavorativa in misura pari o superiore al 74%".

L'Associazione Luca Coscioni ritiene che "la possibilità di avere una vita attiva non debba essere assoggettata alla scelta di rinunciare ad un assegno che, per quanto di modesta entità, garantisce un supporto economico necessario alla cura della persona. Il messaggio dell'Inps potrebbe anzi offrire l'occasione allo Stato italiano per una rivisitazione sostanziale non solo della normativa, ma anche degli importi di assegni e pensioni di invalidità, in un'ottica di non discriminazione di chi ha una disabilità accertata. Il Pnrr dovrebbe tener conto anche delle politiche attive del lavoro per le persone disabili, supportando la loro integrazione senza toglier loro un supporto economico fondamentale per una vita dignitosa".

L'organizzazione auspica quindi "un aggiornamento dell'importo ed una revisione delle modalità di erogazione dello stesso, previa verifica dell'accertata invalidità dei soggetti cui viene riconosciuto il diritto all'assegno mensile. Diritto che non può e non deve essere alternativo ad un impiego. La dignità delle persone disabili non può essere considerata alla stregua di un privilegio".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)