“Tik Tok e le altre insidie del web”: i social media risorse o trappole pericolose?

Oggi, in occasione dell’Internet safer day, l’associazione Gli Invisibili presenta una diretta online per parlare di come accompagnare gli adolescenti a un uso consapevole della rete e delle sue risorse. Fasoli: “I social media sono come una scatola di cioccolatini, come dice Forrest Gump: non sai mai quello che ci trovi dentro"

“Tik Tok e le altre insidie del web”: i social media risorse o trappole pericolose?

Rete, piattaforme, sicurezza, pericoli. Oggi 9 febbraio, in occasione dell’Internet safer day, l’associazione Gli Invisibili presenta l’evento online “Tik Tok e le altre insidie del web”, una diretta aperta al pubblico sulla piattaforma Zoom, alle ore 20.30, per parlare di come accompagnare gli adolescenti e i preadolescenti a un uso consapevole di internet e delle sue risorse. Mai come in questo periodo di pandemia, che impone di rimanere a casa, ci accorgiamo di quanto tempo i ragazzi trascorrano in rete: ecco perché è importante conoscere le insidie del web e riflettere sull’uso consapevole degli strumenti tecnologici e sul ruolo attivo che possono avere i giovani utilizzando internet in modo sicuro e positivo.

“I ragazzi trovano nel web le risposte a tutte le loro domande: possono essere creatori, possono essere protagonisti, possono avere un proprio pubblico – afferma Don Giovanni Fasoli, psicologo che nelle scuole di Verona conduce laboratori di educazione all'uso consapevole web, che sarà presente all’incontro –. I social media sono come una scatola di cioccolatini, come dice Forrest Gump: non sai mai quello che ci trovi dentro. Spesso i ragazzi si trovano davanti ai pericoli e alle insidie della rete senza essere ancora in grado di fare una scelta consapevole: necessitano quindi di essere accompagnati da adulti, che siano i genitori o gli educatori. Invece spesso mamma e papà, anziché seguire i loro figli nella navigazione in rete, sono solo in grado di ordinare di mettere via il cellulare. Questo non li aiuta a crescere: quello che servirebbe invece è un affiancamento che li sproni a considerare gli effetti delle proprie azioni. Cosa succede se pubblichi questo testo sul tuo profilo? Cosa succede se scrivi questa frase in una chat a uno sconosciuto? I ragazzi devono comprendere che le proprie azioni hanno delle conseguenze”.

Durante l’incontro verrà anche presentato il nuovo libro di Giovanni Fasoli, scritto con Giulia Comper, Time for change. Pre-adolescenza, adolescenza e “famiglia adolescente”: un libro per educatori, formatori, docenti e genitori, per parlare di adolescenza e rivoluzione digitale. “Nel libro il personaggio di Truman è quello che rappresenta il nativo digitale, che sa muoversi in rete e sa uscire dalla trappola dei social, mentre in questi giorni stiamo assistendo a tristi vicende di ragazzini nativi digitali che nella rete restano incastrati, con gravi conseguenze – spiega Fasoli –. Dietro tutto quello che sta succedendo, cosa c’è? Qual è il disagio di questi ragazzi? Non esiste una regola: dietro a ogni storia c’è una situazione diversa e bisogni diversi. L’invito allora è a farci delle domande e a metterci in ascolto dei giovani”.

Le nuove generazioni hanno con il web un rapporto molto stretto, che sta mutando molto velocemente. “Già nei primissimi anni di vita i bambini riescono da soli a trovare e guardare i video dei personaggi che amano su YouTube e a scambiarsi messaggi ed emoji su WhatsApp con i genitori e parenti – racconta la psicologa Giuliana Guadagnini, esperta di dipendenza da internet, anche lei ospite della serata –. Tra i 6 e i 12 anni imparano poi a iscriversi e utilizzare da soli social network come Tik Tok, Facebook, Instagram, Telegram, Twitch, Omegle… Alcune piattaforme richiedono agli utenti un’età minima di 16 anni, ma non sempre i controlli funzionano. Spesso, purtroppo, i genitori non conoscono così bene i social e le tecnologie che gli adolescenti utilizzano, e non sanno come comportarsi. Ecco perché è necessario innanzitutto informare e formare chi accompagna i giovani nella vita quotidiana, e dare loro strumenti per indirizzarli e riconoscere il pericolo”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)