Tutti noi possiamo esercitare la nostra coscienza critica ad ogni acquisto che facciamo

L’umanità postmoderna deve scardinare il paradigma che siamo liberi nella misura in cui conserviamo una pretesa libertà di consumare.

Tutti noi possiamo esercitare la nostra coscienza critica ad ogni acquisto che facciamo

Dopo aver dato alcune linee di orientamento e di azione nel quinto e più tecnico capitolo dell’enciclica Laudato si’ il Papa concentra la sua attenzione, nel sesto capitolo, sulla necessità di un cambio di stile di vita, in virtù di un’educazione e spiritualità ecologiche che ancora necessitano di far diventare abitudini i propositi e le intenzioni. L’umanità postmoderna deve scardinare il paradigma che siamo liberi nella misura in cui conserviamo una pretesa libertà di consumare. In realtà “abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini” (LS 203). La situazione del mondo all’insegna della precarietà e dell’insicurezza induce a un egoismo collettivo, all’autoreferenzialità, perfino all’avidità.

“Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare. In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite. In questo orizzonte non esiste nemmeno un vero bene comune” (LS 204) Eppure, scrive il Papa, non bisogna scoraggiarsi perché gli esseri umani sono capaci di ritornare a scegliere il bene. Fra le strade possibili quella che viene indicata prioritariamente riguarda la nostra responsabilità sociale di consumatori. Noi possiamo adottare strategie – come smettere di acquistare certi prodotti – per modificare il comportamento delle imprese, ma ancor prima, poiché “acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico” (LS 206) possiamo esercitare la nostra coscienza critica ad ogni acquisto che facciamo.

È qui che entriamo in gioco: quanto consideriamo il peso e l’ingombro degli involucri di carta e di plastica nel fare la spesa al dettaglio o al supermercato? Quante volte leggiamo le etichette per risalire alla provenienza della merce e alla filiera produttiva? Coinvolgiamo i nostri figli nelle scelte? Sappiamo far loro rinunciare a merendine le cui ditte sono meno ecologicamente virtuose o siamo consumatori che si fanno (troppo) condizionare dall’enfasi delle campagne pubblicitarie? Oggi tanta parte della promozione commerciale dei prodotti fa della dimensione ecologica, cosiddetta “green”, una bandiera da sventolare ma spesso tanti spot sono più martellanti quanto più devono nascondere i processi produttivi. È auspicabile, inoltre, che le normative italiane, in conformità con le leggi di molti Paesi europei, vengano incontro alle buone intenzioni dei consumatori e spingano le aziende ad adeguarsi ai criteri ecologici ormai unanimemente riconosciuti.

Solo quando saremo persuasi che anche nel fare la spesa si può essere eticamente critici con le situazioni di spreco e di squilibrio che si perpetuano nel mondo, solamente allora eserciteremo la nostra piena dignità di cittadini e dove si formano i cittadini se non inizialmente in famiglia? Il Papa ne sottolinea l’importanza centrale “Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di cura e amore per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature” (LS 213) Allora dobbiamo proprio sentirci coinvolti in una educazione a tutto campo che passa dalle corsie dei supermercati, alle vetrine dei centri commerciali; dal lavandino del bagno di casa, alla tavola di tutti i giorni. Ovunque si può esercitare quella sobrietà che sta a supporto di ogni conversione ecologica, quei principi che, divenuti abitudini di tanti, potranno cambiare il mondo.

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Fonte: Sir