Ucraina: dove ci porterà il dramma della guerra. Una riflessione di Massimo D’Onofrio, Presidente UCID Padova

La guerra è un errore. Non ha mai delle ragioni, al massimo dei pretesti che cavalcano calcoli/valutazioni sbagliate. Il dramma dell’Ucraina non fa eccezione.

Ucraina: dove ci porterà il dramma della guerra. Una riflessione di Massimo D’Onofrio, Presidente UCID Padova

Tentando di capirne il perché, immaginare come potrà finire e cosa potrebbe lasciarci in eredità, siamo obbligati a definire lo scenario per quello che è: un  confronto fra culture e civiltà differenti; le Democrazie Occidentali portate allo scontro da un paese Autocratico, sostenuto da un’ampia area di influenza, per dare un monito a futura memoria. Siamo ad una svolta annunciata. Da tempo andiamo osservando che i sistemi democratici attraversano un momento di profonda crisi. Che si parli di Italia, Europa o Stati Uniti, le società hanno mostrato segnali di perdita di coesione interna; avanzano forze centrifughe che, quasi sempre su basi dai contenuti fragili, arrivano a distrarre attenzione ed energie dai veri problemi. Un vero logorio del sistema favorito dall’uso di nuovi strumenti tecnologici. Maggioranze politiche risicate oggi legiferano spesso con il metro del compromesso su programmi a breve-brevissimo orizzonte. Una Politica che perde di incisività e visione non avendo saputo aggiornare per tempo norme, procedure e prassi.  Nonostante la Democrazia, sia ancora intonsa nella attualità dei suoi principi ispiratori. Figurarsi se in tali condizioni ci poteva essere attenzione ai pur tanti eventi e/o errori a cui abbiamo assistito, diciamo negli ultimi venti anni, e che pure avrebbero potuto e dovuto allarmarci. Come se ne esce. Per la guerra, mi auguro che si arrivi, prima che si incrini la ritrovata solidarietà atlantica, a distillare una soluzione che soddisfi l’alchimia di interessi coinvolti;  saranno i  paesi al momento spettatori interessati a fare la differenza e stabilire dove si piazzerà l’asticella. Per il resto, l’Occidente avrà due livelli su cui lavorare. Sulla distanza occorrerà registrare gli strumenti di gestione della Democrazia. Sul breve, che poi tanto breve non sarà, lo scenario macro virerà verso nuovi equilibri. Proviamo ad immaginare: la Globalizzazione, in origine delizia e poi croce, si ridimensiona e ridisegna con maggior prudenza e meno miope ingordigia; il debito pubblico, sparito come deterrente, correrà e si accumulerà ancora molto confermando la necessità di una moratoria de-facto ad ampio respiro; il PNRR  andrà rivisto alla luce delle nuove emergenze. In Italia, la priorità energetica andrà soddisfatta a costo di passi, se non indietro, almeno laterali se non si voglia aprire un altro fronte già sdrucciolevole: la manifattura. Siamo da sempre un paese di trasformazione: la catena delle forniture globali andranno ridotte di portata, per quelle regionali, alcune saranno rinforzate ed altre costruite ex-novo. Il grado di autoapprovvigionamento, ovvero la sovranità alimentare, tornerà tema centrale: in parte potrà essere migliorata da una maggiore produzione (più superfici coltivate: hai visto mai che accudiamo meglio anche il territorio ?) e migliore produttività, ma poi si dovrà cercare la quadra in una cornice di integrazione e programmazione di livello europeo. Da ultimo, ma non ultimo, un prevedibile periodo con alti tassi di inflazione renderà necessario piani di sostegno sociale coraggiosi. Una ritrovata sobrietà potrà aiutare, ma essenziale sarà la fedeltà ai valori di base del vivere insieme, coesione e solidarietà, se abbiamo a cuore il nostro sistema democratico ed il progetto Europa.

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