Un anno di vita perduto. Il pedagogista Daniele Novara: «Stiamo uccidendo il Paese»

Daniele Novara, esperto di riferimento italiano sui temi della pedagogia e dell’educazione, che per primo ha lanciato l’allarme sulla scuola durante la pandemia ne è sicuro: «Per gli adolescenti questa costrizione al ritorno al nido materno è contro natura».

Un anno di vita perduto. Il pedagogista Daniele Novara: «Stiamo uccidendo il Paese»

Non ne possono più. I ragazzi sono stanchi di stare chiusi in casa a “fare la dad”, la didattica a distanza, condividendo la quotidianità fisica solo con genitori e fratelli. Non ne possono più di sprecare la vita senza poter interagire con i compagni e con i professori.

Sul difficile rapporto genitore-figlio adolescente Michele Serra ha scritto il romanzo Gli sdraiati nel 2013 e se lì interagire appariva complicato, oggi sta diventando un problema grave. Ce lo dicono le risse nelle piazze delle città, le mascherine che non mascherano, gli studenti seduti davanti al proprio istituto col portatile sulle ginocchia. Si sentono dimenticati e la loro sarà una generazione fragile nelle relazioni tra le persone e nella società. Quanto pagheremo, quanto stanno pagando i ragazzi? Daniele Novara, esperto di riferimento italiano sui temi della pedagogia e dell’educazione, che per primo ha lanciato l’allarme sulla scuola durante la pandemia ne è sicuro: «Per gli adolescenti questa costrizione al ritorno al nido materno è contro natura. Se c’è una cosa contro natura è proprio questa: costringere gli adolescenti a ritornare alle condizioni infantili è dannoso per la loro crescita, perché la crescita si ha nel contesto esterno alla famiglia non in quello interno. L’adolescente deve fare esperienze extra familiari per mettersi alla prova: l’infanzia serve per accumulare e assorbire i valori dei genitori, ma poi tutto questo deve andare fuori ed essere messo alla prova. Scuola, sport, società e coetanei specialmente diventano la nuova famiglia: si passa da una sorta di dipendenza dal nucleo originario a quella dal gruppo dei coetanei. Il 2020 verrà ricordato come un anno molto particolare dove i ragazzi e le ragazze sono diventati cavie di un esperimento a cui nessuno, come invece succede per gli esperimenti scientifici, ha chiesto alcun permesso».

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Quale prezzo pagheranno i ragazzi in futuro?

«Cosa succederà in gran parte lo sappiamo. Non hanno perso un anno di scuola, bensì un anno di vita: stando in classe imparano a stare con gli altri, imparano a rispettare se stessi e gli altri, imparano il senso dell’autorità, imparano a organizzare e organizzarsi la giornata. In questo modo tutto quello che è la vita dell’adolescente è stata compromessa e come succede ai topolini di laboratorio ci chiediamo: cosa succede alla cavia a cui per un anno è stata compromessa la vita, la crescita, l’esperienza, ossia le tappe evolutive? Un esperimento senza ricadute scientifiche è solo una costrizione non qualcosa che ci insegnerà perché sappiamo già che un adolescente non può vivere in condizioni di questo tipo e quindi va verso la depressione. Secondo i miei dati empirici la depressione colpirà dal 10 al 20 per cento in più del dato normale».

I dati riferibili all’incidenza della depressione sui minori sono riservati, ma si sa che il 10 per cento degli adolescenti consuma psicofarmaci.

«Non si parla di depressione negli adolescenti, ma la si mimetizzata dietro le diagnosi border line. Io uso il termine in senso psichico non diagnostico, e sappiamo che c’è già un grande aumento di autolesionismo, rabbia non finalizzata, frustrazione. I ragazzi si accaniscono sugli oggetti della casa, aggrediscono genitori, fratelli e sorelle. C’è anche l’autolesionismo del non impegnarsi a scuola, del rifiutarsi di accendere il computer oppure di accenderlo e non seguire. E questi casi sono tantissimi. Ci aspettiamo un aumento di queste situazioni che non possono definirsi psichiatriche, ma che hanno a che fare con stati psichici molto, molto sofferenti. Qual è l’equivoco: si applicano ai bambini e ai ragazzi le stesse norme che si applicano agli adulti e agli anziani, ma per loro il lockdown non è un problema: soffro, ma lo accetto; non è una frustrazione evolutiva perché io sono già arrivato. Per un ragazzo invece è una frustrazione evolutiva che non viene compensata da nulla; è puramente cieca, fine a se stessa, legata al fatto che esiste questo pericolo. Un bambino normale deve fare due o tre ore al giorno di movimento attivo: dove lo fanno?

Questo è un equivoco spaventoso senza alcuna indicazione che attutisca l’impatto della misura sui bambini e i ragazzi. Quali sono i ristori? Non diamo loro nulla. Chiediamo un sacrificio e addirittura qualcuno pensa siano gli untori. Il virus non riguarda i bambini e sono rarissimi i casi di malattia tra i ragazzi; non ci sono ricerche che abbiano confermato la contagiosità dei bambini. I focolai sono nelle case e paradossalmente non si continua a chiedere il lockdown familiare. Vorrei che un virologo dicesse che i focolai sono nelle case non nelle scuole. I bambini a scuola tengono le mascherine tutto il giorno e questo non succede nemmeno nelle pediatrie».

Diritti negati quindi. Il modo in cui viene risposto ai bisogni dei ragazzi somiglia alla polvere nascosta sotto il tappeto. Inoltre, non è stato ancora nominato il nuovo garante dei diritti dei bambini a livello nazionale, la cui carica è scaduta a ottobre scorso: «Camera e Senato tacciono mentre c’è un bisogno estremo di un garante perché i diritti sono sotto attacco».

È impietoso il pensiero di Novara su quanto sta accadendo e cosa porterà questa indifferenza nei confronti dei ragazzi: «Stiamo uccidendo un Paese. È in atto un genocidio culturale, un harakiri in cui si fanno gli interessi di queste grandi piattaforme digitali che evidentemente sono in grado di condizionare le scelte politiche in direzione della Dad. Anche l’affettività è una questione molto seria. In questo momento stanno gongolando i siti porno al punto che si sono proposti per fare beneficenza mentre dovrebbero lasciar stare i minori. Il sesso virtuale sarà il futuro?».
Il pedagogista dipinge uno scenario straniante, quasi senza speranza, ma davvero il futuro è compromesso? «Penso che se Greta a 16 anni ha messo in moto un movimento mondiale, auspico che questi ragazzi scendano in piazza, protestino e si ribellino e che anche i genitori facciano la loro parte. Non vedo quale sia l’interesse nel tenere a casa dei giganti di 15-18 anni a litigare tutto il giorno o a lasciarli lì a giocare. Tutti sanno che un ragazzo nell’indolenza si rovina, ma i ragazzi non votano purtroppo: potevi uscire con il cane e non con il bambino…Siamo consapevoli che viviamo dentro l’emergenza sanitaria, ma non si può trattare tutti allo stesso modo».

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L'esperto

Daniele Novara è un pedagogista tra i più noti in Italia. Ideatore del metodo maieutico nell’apprendimento e nella relazione d’aiuto, ha fondato il Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (Cpp). È docente del master di formazione interculturale all’Università Cattolica di Milano. Autore di numerosi libri e pubblicazioni di successo, tra i quali: Litigare fa bene, Punire non serve a nulla, Non è colpa dei bambini, I bulli non sanno litigare, Cambiare la scuola si può, Organizzati e felici.

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