Un’innovazione complicata. La transizione energetica passa attraverso scelte non gradite a tutti

Dall'eolico al gas metano, l'installazione degli impianti fa i conti con l'opposizione di gruppi diversi.

Un’innovazione complicata. La transizione energetica passa attraverso scelte non gradite a tutti

Ci sono situazioni esemplari che spiegano più di mille teorie i problemi che l’Italia ha a cambiare, a rinnovarsi, ad affrontare il futuro. Ad esempio la Sardegna, forse l’unico territorio italiano ricco di… vento, perfetto per gli impianti eolici che hanno il pregio di funzionare notte e giorno (se c’è vento).

Ebbene, fioccano le richieste di installazione di nuovi impianti, soprattutto offshore, cioè al largo, ben distanti dalla costa. Una manna ecologica ed economica, che compenserebbe il futuro addio alle centrali a carbone che ancora lì operano. Ma le opposizioni locali – piccoli gruppi che condizionano il resto – sono state così forti, da bloccare un po’ tutto. I treni passano, noi li guardiamo passare. E rimaniamo fermi lì.

C’è disperato bisogno di gas metano, la Russia ci sta tagliando le forniture, noi non vogliamo più (nel prossimo futuro) il gas russo. Ma il metano arriva attraverso tubature, oppure navi che trasportano quello liquefatto che poi viene rigassificato in speciali impianti.

Costruire un rigassificatore è cosa lunga; abbiamo pensato di comprare o affittare speciali navi che appunto fanno questo: ricevono metano liquido e lo immettono come gas nella rete a terra. Vanno quindi parcheggiate in un porto.

Niente di meglio di quel di Piombino, in cui i collegamenti con la rete di terra sarebbero facili. Già, ma vuoi mettere quant’è brutta una nave ancorata in porto? (Solitamente le navi gettano l’ancora in mezzo ai prati). E metti mai che succeda qualcosa di brutto? È gas, mica popcorn.

Quindi i soliti gruppuscoli che condizionano il sì a una situazione che non presenta grandi controindicazioni, se qualcuno ha in mente il porto di Piombino, le tante navi passeggeri che vi attraccano, le acciaierie semi-dismesse che troneggiano appena dietro.

Ma va così, il bene comune vale zero, mentre ogni contrarietà – anche se immotivata – ha potere di veto su qualunque cosa. Che sia un inceneritore al posto di un’orrenda discarica; un treno al posto di mille tir; due navi gasiere al posto del cappio al collo impostoci da Putin. Come diceva Renzo Arbore? Indietro tutta!

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Fonte: Sir