Una svolta brusca nella storia. Nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati – nostro malgrado – rinchiusi nelle case

In queste occasioni, ha spiegato il filosofo Karl Mannheim, l’adattamento è traumatico, le persone e le strutture sociali non hanno il tempo necessario per abituarsi.

Una svolta brusca nella storia. Nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati – nostro malgrado – rinchiusi nelle case

Siamo abituati a vivere in una società aperta. La riempiamo di eventi, di appuntamenti, di impegni, di attività. Nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati – nostro malgrado – rinchiusi nelle case per contrastare la diffusione di un virus aggressivo. Siamo coinvolti in una specie di guerra e il nostro nemico è invisibile, per questo molto pericoloso.

Un cambiamento inatteso, una “svolta brusca” nella storia – l’avrebbe chiamata un sociologo ungherese della prima metà del Novecento: Karl Mannheim. In queste occasioni – lui spiega – l’adattamento è traumatico, le persone e le strutture sociali non hanno il tempo necessario per abituarsi.

Oltre a vivere un’esperienza collettiva di “resistenza” all’invasore. Questo tempo di crisi aiutano a individuare alcune risorse essenziali che caratterizzano il vivere comune, quelli che la società aperta tende a nascondere. Lo scopriamo all’interno delle nostre mura domestiche. Il primo è la ricchezza della famiglia. Poi c’è l’esigenza di socialità. Lo si osserva dalla crescita delle modalità comunicative che stiamo utilizzando. Ci buttiamo su tutti i nostri canali comunicativi per rimanere in contatto, per raccontare, per condividere qualcosa, per conoscere meglio quello che sta accadendo. Impariamo così un nuovo modo di abitare le piattaforme digitale.

C’è poi la dimensione relazionale del lavoro. Stiamo finalmente provando, che sono le persone il valore del lavoro: lo vediamo innanzitutto quando ammiriamo le infermiere e i medici che combattono in trincea. E lo impariamo dagli insegnanti che ogni giorno continuano a tenere le lezioni ai loro ragazzi – i nostri figli: inviando mail, tenendo dirette online, caricando materiale sulle piattaforme educative.

Impariamo che il lavoro non è solo uno stipendio da portare a casa, ma un servizio alla società e alcuni settori fondamentali non possono fermarsi. Dovremmo anche iniziare a restituire valore ad alcuni lavori che spesso emarginiamo: i postini e i corrieri, gli operai e gli agricoltori ad esempio.

Infine c’è una ricerca di spiritualità. Dal momento in cui sono state chiuse le chiese ed è stata impedita la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche, si sono avviate iniziative su iniziative di preghiera, momenti di meditazione sulle scritture. Tantissimi preti e vescovi si sono messi in gioco e online scandiscono momenti di una vita religiosa per stare vicino al popolo.

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Fonte: Sir