Antonio nel verde dei Colli

Il piccolo comune di Vo’ nei Colli Euganei vanta una storica amicizia con il Santo di Padova che qui transitò e si riposò di ritorno dal viaggio a Verona per incontrare il tiranno Ezzelino.

Antonio nel verde dei Colli

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurerà il riavvio dell’anno scolastico a Vo’ Euganeo in Veneto. Una scelta simbolica quella del Capo dello Stato, visto che il piccolo comune del padovano è stato tra i primi focolai della pandemia da coronavirus in Italia e uno dei territori più colpiti assieme a Codogno.
Tuttavia questa cittadina merita di essere ricordata non come luogo simbolo della recente pandemia, ma quale località da apprezzare, amare e visitare perché adagiata ai piedi degli Euganei Colli, diletti a poeti del nome di Francesco Petrarca e Ugo Foscolo che l’abitarono, lieti di quelle bellezze. Qui è gente ospitale, dedita al lavoro, generosa e fidente nella Provvidenza. Testimonianza è il modo con cui ha saputo accogliere le disposizioni emanate dalle autorità civili durante la prima ondata del Covid-19. Abitanti buoni, sottopostisi tutti alle indagini chieste dal mondo della sanità e pronti perfino a donare il loro contributo economico per aiutare a debellare l’epidemia! Significativo a proposito quanto ricordato dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Un bimbo mi ha inviato una letterina con acclusa una piccola somma per gli ammalati. Il piccolo ha aggiunto che, nonostante il timore, ha eseguito il tampone e nell’intervento gli è caduto un dentino. Così la mancia ricevuta dai genitori l’ha donata in beneficenza!».
A noi, che leggiamo le pagine di questa rivista, piacerà inoltre ricordare Vo’ soprattutto perché angolo d’Italia ove vive uno speciale culto ad Antonio di Padova.

Vo’ nel verde dei Colli
Il territorio di Vo’ (3.500 abitanti), esteso tra le pendici occidentali degli Euganei e la pianura verso Vicenza, annovera oltre al capoluogo (Vo’ Nuovo e Vo’ Vecchio) le frazioni di Boccon, Cortelà e Zovon, aggregati di semplice bellezza, arricchiti d’alcune eleganti ville veneziane. Le quattro frazioni son dotate d’antica chiesa, mentre quella di Vo’ Nuovo alla “Beata Vergine aiuto dei cristiani” è moderna. Insieme formano l’Unità pastorale di Vo’.
Strano il toponimo di Vo’? Risale al latino Vadum che indica l’antica situazione del terreno prima che fosse bonificato dalle acque, certificando un guado o passaggio tra gli acquitrini! Tali località nacquero perlopiù nel secolo XII e conobbero i migliori anni al tempo della Repubblica di Venezia che utilizzò il legname dei Colli per costruire la flotta e i pingui prodotti della terra.
Una bella rotonda accoglie chi entra in territorio di Vo’ che si presenta con una scritta, lavorata in acciaio e pietra euganea deposta sulla grande aiuola, con l’appellativo di “Città del vino e della trachite”. È proprio questo secondo elemento, il prezioso materiale delle colline, impiegato per costruire case, cordoli di strade e piazze, a richiamare la devozione antoniana. Le viti coltivate con amore donano poi preziosi vini, tra i quali eccelle il moscato, e le colline offrono ottimo olio d’oliva e invidiate ciliegie.

Terra percorsa da sant’Antonio
Un antico legame di queste comunità col Santo risale al 1231 quando recatosi egli in Verona a perorare presso Ezzelino la liberazione d’alcuni nobili padovani, fece ritorno verso Padova nella direzione di San Bonifacio, Lonigo, Campiglia, Vo’, Zovon, Teolo. Terre euganee che ne conobbero la presenza e la benedizione prima che egli la donasse dal monte Sirottolo alla pianura di Padova!
Il notaio e storico di Padova Rolandino nella sua “Cronaca” (1262) afferma che alla liberazione di Padova da Ansedisio, genero del tiranno Ezzelino, riuscita per l’intercessione di sant’Antonio apparso al beato Luca Belludi, parteciparono anche alcune reclute di Vo’ e Teolo, unitesi ai crociati il 18 giugno 1256 a Piove di Sacco ed entrati vittoriosi in città il 20 seguente.
Sant’Antonio, infaticabile camminatore, vanta inoltre dei seguaci tra i giovani di Vo’. Ogni anno infatti un gruppo di fedeli parte a piedi, il 13 giugno di mattina presto, unitamente ad altri di paesi vicini, per arrivare pellegrini al tempio antoniano e partecipare alla solenne celebrazione liturgica.

La chiesa di Maria Ausiliatrice
La chiesa in Vo’ Centro fu eretta nel 1965, in onore della Beata Vergine aiuto dei cristiani, per comodità dei fedeli troppo lontani dall’arcipretale di Boccon.
Architettonicamente semplice, la struttura s’ammira per il grande presbiterio e la coloratissima vetrata di spalle alla Madonna col Bimbo. Abbondante la luce nell’intero invaso che penetra dalle vitree finestre multicolori. Da segnalare, in fondo a destra, una lignea statua del Sacro Cuore e, vicino al presbiterio, un altarino in trachite con un’effigie di sant’Antonio con giglio e Bambino poggiato sul libro, statua sempre dotata di fiori, opera di metà secolo scorso. La cornice che circonda l’immagine è percorsa dal ritornello dei versetti del “Si quaeris”.
«L’antica devozione al Taumaturgo – dice il parroco don Mario Gazzillo – non viene popolarmente vissuta qui, ma nei tre capitelli di via Rovarolla. In chiesa i fedeli la esternano con modi semplici e singolarmente».
Il 24 maggio scorso il vescovo mons. Claudio Cipolla in questa chiesa ha celebrato la Messa con partecipazione limitata a un centinaio di fedeli (nella foto a sinistra), per chiudere la prima fase della pandemia e ringraziare il Signore e la Vergine dell’aiuto fornito al territorio «dove tutto è partito e dove molto forti sono state le sofferenze e le costrizioni nel primo periodo di lockdown».

La devozione ad Antonio: “un’eccellenza degli scalpellini”
Vita faticosa quella degli scalpellini a battere e squadrare coi ferri del mestiere la durissima pietra pregiata (zovonite), ingentilendo pavimenti e case, una volta a selciare soprattutto le piazze! «I lavoratori si sono votati a sant’Antonio per ricevere da lui protezione e salute. La devozione, risalente a fine ’800, esplose negli anni ’50 del secolo scorso quando centinaia erano i lavoratori impegnati nel comparto. Le estrazioni poi furono limitate per non deturpare le colline». Lo racconta il quasi ottantenne Angelo Carpanese, anch’egli scalpellino da giovane.
«Le nostre chiese hanno tutte belle immagini del Taumaturgo e molti conservano in casa o in giardino la sua effigie in trachite. Una volta facevamo la tredicina e recitavamo il rosario di maggio dinanzi ai tre capitelli di via Rovarolla. Il primo fu edificato nel 1903 dal patriota risorgimentale Silverio Lazzarini, ampliato a mo’ di oratorio nel 1932 dal figlio e nel 2009 dai proprietari. Il secondo, eretto nel 1953 da Armido Toniolo, fu restaurato nel 1995 dagli eredi, proprietari d’una cava. Il terzo, più in alto di tutti, salendo per una strada ripida, porta la data del 1946 e cinquant’anni dopo venne risistemato a nome dei devoti della contrada Rovarolla. Ci son persone deputate a tenerli in ordine e fornirli di fiori.

La processione dal piano fino in altura era molto frequentata anche dalla gente dei paesi vicini. Oggi la devozione al “Patrono degli scalpellini” si è alquanto affievolita, ma, spronati dai fedeli della contrada, orgogliosi conserviamo l’antica tradizione: Messa all’Oratorio dei Lazzarini il 1° giugno, recita della Tredicina col commento delle Scritture al capitello Toniolo e il 13 giugno festa con la Messa del Parroco al capitello “Alto”, seguita da momenti di convivialità».

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