Aperta la mostra d’arte ad Illegio, nella Carnia, “La bellezza della ragione”, curata da don Alessio Geretti fino al prossimo 16 ottobre

È bellissimo poter pensare l’uomo ancora umano, ancora pensante – ancora vero, quindi. A questo sollievo vuole portare il visitatore la mostra d’arte di Illegio “La bellezza della ragione”, curata da don Alessio Geretti e aperta fino al prossimo 16 ottobre. Una rassegna giunta alla 18 a edizione, con decine di migliaia di visitatori che scoprono il paesino della Carnia, fresco delle sue acque vive.

Aperta la mostra d’arte ad Illegio, nella Carnia, “La bellezza della ragione”, curata da don Alessio Geretti fino al prossimo 16 ottobre

 Come mai un successo del genere? La bellezza, certo. La fama degli artisti in mostra, da Caravaggio a Picasso, o, quest’anno, il simbolista francese Gustave Moreau. Lo splendore e lo stupore di ogni singolo quadro. Ma non basta. Il segreto è l’intenzione, meravigliosa e potente, che disegna il percorso, sviluppa un’idea, urge a un fine. Non c’è opera esposta a Illegio che non stupisca per una bellezza ulteriore: il bene che vuole fare. Arrivano lì da tutto il mondo, sfidando le strade poco addomesticate della Carnia, per un proposito di bene. E la magia sta nella dolcezza con cui esso prende forma, di stanza in stanza. Il 2022 è dedicato alla facoltà capitale dell’uomo, la ragione, studiata nelle sue espressioni più varie, convergenti intorno a un cardine: la verità. E se la propria tesi don Geretti la dichiara con forza – «la fede non inizia quando si smette di usare la ragione, ma è l’atto con cui si prende posizione in favore della razionalità del mondo» –, chi si aspetta irrigidimenti dogmatici sarà l’unico visitatore che uscirà mogio dalla Casa delle Esposizioni. Non c’è la minima forzatura dialettica o asprezza concettuale. Le stanze si aprono su mille forme dell’umano, del suo pensiero, della sua ricerca. Scienziati, filosofi, mistici – personalità che non si accontentano delle favole della propaganda. «Noi vogliamo spingerci oltre l’apparenza materiale delle cose. Vorremmo arrivare al senso profondo di tutto, a cogliere che cosa c’è oltre le quinte del visibile, se la nostra vita abbia un senso oppure no» osserva ancora don Alessio, spiando nel nostro cuore. In mostra ci sono gli sventurati, che all’esercizio della ragione hanno preferito la sbornia dei capricci e i vizi assassini. E poi i pensatori: Diogene, Eraclito. Archimede, che chiede pietà non per la propria vita ma per gli appunti su cui stava lavorando. Gli eroi della scienza sperimentale: Torricelli, che guarda come un innamorato la colonnina di mercurio, con mani che quasi la accarezzerebbero per l’emozione. L’ignota lettrice che volge una schiena vellutata al mondo e affonda gli occhi in un libro. Lo iato vertiginoso tra verità e misericordia. Il pianto della ragione non libera. L’arditezza perfino di esporre l’eretico Jan Hus, che, in attesa del rogo, ammalia i carcerieri con la sua mitezza e il suo ardore. La creatività dei giochi dei bambini. E poi Agostino in riva al mare. Una stanza intera dedicata a Girolamo, con l’elegantissima tavoletta del Quattrocento di Giovanni Di Paolo, che mostra il prototipo del teologo intento a meditare e pregare nello stesso tempo. Perché «l’intelligenza è resa più vasta dall’esperienza della preghiera». E ancora il “divino Maestro”, raffigurato da Bernardino Luini: Gesù in mezzo ai dottori. Possibilità. Libertà. Ma il genio di don Geretti, pur trattando con rispetto le preclusioni ideologiche anche del visitatore più ostinato, alla fine lo costringe ad ammettere che tutto quel pensare di filosofi, scienziati, artisti è niente se non è fondato, se il mondo è a caso. Se non c’è una Luce che illumini la nostra luce. Non si riesce a frenare il desiderio umano che vi tende e può avvilupparsi in ciascuna di quelle stanze e ruotare, ruotare, guardando il già visto e gustando il già conosciuto, mentre la pienezza continua a chiamare. Necessaria – al fondo di ogni possibilità. Prima – alla radice di ogni libertà.

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Anna Valerio

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Fonte: Comunicato stampa