"Che fine fanno gli orfani di femminicidio: orfani speciali - vittime invisibili". Il 22 novembre, alle 9, in Sala Anziani

Orfani speciali, bambini invisibili che sono vittime beffate da una legge che esiste ancora solo nelle intenzioni. Il loro presente li consegna all’incertezza e, molto spesso, a una disperazione inconsolabile. Il loro futuro appare oggi particolarmente problematico sia dal punto di vista sociale, economico e psicologico.

"Che fine fanno gli orfani di femminicidio: orfani speciali - vittime invisibili". Il 22 novembre, alle 9, in Sala Anziani

Trauma psicologico, stigmatizzazione, difficoltà di assegnazione a una nuova realtà familiare, rappresentano elementi che non possono che segnare in modo indelebile i tragitti esistenziali di questi particolari sopravvissuti. 

Organizzato dall’Associazione De Leo Fund Onlus presieduta dal Professor Diego De Leo, in collaborazione con il Comune di Padova, il convegno che si terrà il 22 novembre in Sala Anziani a Padova dalle 9.00 alle 13.30 con ingresso libero (necessaria però la registrazione: info@deleofundonlus.org o 049 8766309) si propone di creare, attraverso una serie di interventi qualificati, una più ampia rete di supporto sociale in aiuto alle vittime innocenti di evitabili violenze. L’evento è patrocinato dall’Ordine degli Psicologi del Veneto.

Al Convegno la testimonianza diretta di Paola Giulianelli Calì, mamma adottiva dei tre figli della cugina del marito Carmelo Calì, Marianna Manduca, vittima di femminicidio per mano del marito. Marianna Manduca è stata uccisa dopo 12 denunce fatte alla Polizia per maltrattamenti e percosse, tutte cadute nel vuoto.  La triste storia di Marianna Manduca e dei suoi figli, tre ragazzini orfani speciali, è diventato il film tv “I nostri figli” per la regia di Andrea Porporati.

Il film affronta la storia vera di Marianna Manduca, brutalmente uccisa nel 2007 a Palagonia, in provincia di Catania dall'ex marito che aveva denunciato più volte, ma racconta anche la tragedia dei tre bambini rimasti orfani, poi adottati da un cugino della donna e da sua moglie. Carmelo Calì e Paola Giulianelli furono interpretati da Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti. 

(cfr: https://youmedia.fanpage.it/video/ab/XAaxmeSwRe1Y-ekR)

Racconta Paola Giulianelli Calì: “Quando sono arrivati, i bambini avevano 6, 5 e 3 anni. Noi avevamo già due figli. Praticamente ci è esplosa una bomba in casa. Mio marito aveva visto sua cugina solo quand’era un bambino, l’ultima volta a quattro anni. Ma in Sicilia non c’era nessuno che li potesse accogliere e gli assistenti sociali sono risaliti a mio marito e l’hanno contattato - noi abitiamo a Senigallia - per chiedere se potevamo tenere i piccoli almeno fino a quando non avessero trovato loro una sistemazione al nord, lontano dal luogo del dramma. Li abbiamo accolti da noi e poi… non ce la siamo sentita di lasciarli. Li abbiamo voluti e tenuti qui, con noi. Era il 6 ottobre 2007. Il 9 ottobre avevamo già firmato le pratiche di affido”.

I ragazzi ora hanno 18, 17 e 15 anni, sono cresciuti, sono quasi adulti, si sono integrati benissimo a Senigallia, una città che si è dimostrata subito accogliente e ospitale anche con interventi concreti, dall’aiuto economico ai tanti doni, di vestiario, alimentari. 

Parlare di quanto hanno vissuto questi ragazzi resta però difficile: “Solo il film ha permesso loro di accettare, di ricordare. Siamo stati sul set. I ragazzi sono intervenuti soprattutto sulla sceneggiatura. Ci tenevano a ricreare il loro ambiente, volevano ricostruirlo, così com’era”. 

Paola Giulianelli e Carmelo Calì, oggi ancora alle prese con azioni legali e sentenze ottuse che non riconoscono ai loro figli i danni patrimoniali e morali, hanno fondato l’Associazione “Assieme a Marianna” ( https://associazioneinsiemeamarianna.org/)  

Al convegno Paola racconterà la sua storia, fatta di difficoltà, sofferenze ma anche di grande determinazione: quella che può nascere solo dall’amore.

Molte le voci del convegno del 22 novembre, condotto da Francesca Visentin, giornalista del Corriere del Veneto. Diego De Leo, psichiatra di fama internazionale, professore emerito di Psichiatria alla Griffith University in Australia e direttore del Dipartimento di Biopsicologia alla Primorska University in Slovenia, terrà un intervento introduttivo sul tema “Figli che perdono le madri” affrontando il tema del particolare lutto che si trovano a vivere bambini e adolescenti con la scomparsa traumatica della propria madre.

Al Convegno avremo Vera Slepoj, psicologa e scrittrice, che parlerà di “Violenza irreparabile: La perdita sostenibile al di là del lutto”. Seguirà l’esperienza del Centro Antiviolenza di Milano fondato da Alessandra Kustermann del Policlinico di Milano. DI.Re e Cooperativa Iside ci parleranno invece della tutela degli orfani speciali sul territorio illustrando il “Progetto Switch Off” mentre lo psichiatra milanese Gustavo Pietropolli Charmet affronterà il tema: “Le difficoltà dell’adolescente e l’esperienza di perdita”.

“Un convegno importante – spiega il professor Diego De Leo – per evidenziare le gravi difficoltà, non solo esistenziali, che si trovano ad affrontare i giovani orfani di genitori traumaticamente spariti dall’abituale routine quotidiana. Le conseguenze che ne derivano riguardano in pratica tutti gli aspetti della vita successiva, spesso con l’aggravio di problematiche di natura legale e amministrativa”.  

Il convegno viene realizzato nel contesto della ricorrenza della Giornata Mondiale dei Sopravvissuti al Suicidio di una persona cara (terzo sabato del mese di novembre). Il giorno prima, 21 novembre, la De Leo Fund Onlus organizza inoltre un evento di tree knitting da parte delle mamme del laboratorio creativo della fondazione, all’interno del programma annuale, “La Cura della Vita”. L’appuntamento è alle ore 11 in Largo Europa, Padova, a fianco dell’edicola. Scopo di queste giornate è di nutrire un dialogo senza pregiudizi sul fenomeno del suicidio e le sue conseguenze. Per questa ricorrenza, le partecipanti al laboratorio creativo hanno scelto di rivestire il grande albero di Largo Europa, sito davanti alla sede dell’associazione, con lavori fatti all’uncinetto. Tessere, ricamare, cucire, sono azioni legate simbolicamente al prendersi cura. E l’albero è simbolo della vita. Il 21 novembre De Leo Fund organizza anche un Open Day: i locali dell’associazione saranno aperti a tutti coloro che sono interessati a conoscerne la realtà associativa e a incontrare gli operatori che vi lavorano. Il supporto psicologico messo a disposizione dell’associazione è da sempre gratuito. 

Per info: www.deleofund.org, info@deleofundonlus.org, numero verde 800168678.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Comunicato stampa