Ex alunni Antonianum. Speranza, lente per leggere il futuro

Dal 29 gennaio gli incontri affronteranno cinque temi nelle loro prospettive di sviluppo: la ricerca spaziale, i cambiamenti del mondo del lavoro, l’ambiente e il clima, l’informatizzazione, le trasformazioni del continente africano. Si comincia con lo spazio, le cui prospettive vengono illustrate da Marcello Coradini, responsabile Esa per le missioni nel sistema solare.

Ex alunni Antonianum. Speranza, lente per leggere il futuro

Gli ex alunni dell’Antonianum ci hanno abituato a trattare, nel loro annuale ciclo di incontri, temi di notevole spessore: dall’emergenza educativa al senso della vita, dalla famiglia al denaro, dall’islam ai pregiudizi razziali, dalla libertà al cristianesimo senza preti... Quest’anno però hanno superato se stessi puntando davvero in alto: “Guardando al futuro”. È questo infatti il titolo dell’edizione 2018 del corso di cultura che si articolerà in cinque lunedì, dal 29 gennaio al 26 febbraio, nell’aula Morgagni del policlinico universitario di via Giustiniani, alle ore 21. L’ingresso è libero.

«È un tema – ammette Franco Angrilli, storico responsabile dell’associazione che raccoglie professionisti in settori i più diversi, accomunati dall’aver ricevuto una educazione ignaziana – che abbiamo pensato soprattutto per accostare i giovani, visto che sono loro i diretti protagonisti del domani. E guardando ai giovani, in riferimento alla nostra ispirazione cristiana, abbiamo coniugato ogni argomento prescelto con un chiaro sentimento di speranza, unico rimedio a un’incertezza che sarebbe altrimenti paralizzante. Speranza che vogliamo infondere nei nostri figli e allievi, che, ne siamo convinti, hanno le capacità e la preparazione sufficienti per affrontare le sfide che la globalizzazione pone loro davanti. Speranza che nulla toglie alla precisione con cui saranno articolate le previsioni degli esperti su temi chiave come l’immigrazione, la tecnologia, il clima, il lavoro».

A partire dal cielo, visto che il primo incontro di lunedì 29 gennaio verterà proprio su “Il futuro dell’esplorazione spaziale” trattato da Marcello Coradini, responsabile dell’Agenzia spaziale europea per le missioni nel sistema solare e tra i fondatori della planetologia italiana ed europea, un settore dell’astronomia che ha ripreso grande vigore con l’affinarsi degli strumenti esplorativi.
Ad Angrilli, che ha dedicato la vita alla ricerca spaziale nell’ambito del Cisas Colombo dell’università di Padova, ci scappa una domanda: ma lo spazio non rappresenta un po’ un alibi per un futuro “in fuga” dal pianeta Terra, ormai compromesso?

«Sicuramente non come l’abbiamo inteso noi. Dopo un brutto inizio, segnato dalla competizione tra le due grandi potenze, oggi lo spazio è diventato terreno di collaborazione internazionale, soprattutto nella stazione orbitante che ha assunto la funzione simbolica di punto di fiducia nella capacità dell’uomo di guardare le stelle. L’enciclica Pacem in terris non ha avuto molto seguito finora su questa Terra; non resta che sperare che almeno il cielo resti un luogo in cui si trovi un terreno di collaborazione tra gli stati».

Il desiderio di guardare allo spazio restando con i piedi ben piantati a terra è confermato dagli argomenti degli incontri successivi. Il 5 febbraio Stefano Zamagni, docente di economia politica all’università di Bologna, oltreché cristiano convinto, dichiarerà “Le ragioni della nostra speranza”. Nel titolo del suo intervento – ribadiscono gli organizzatori – pur improntato al realismo di una lettura economica della realtà, si è voluto inserire la parola speranza sia come incoraggiamento a un miglioramento delle previsioni sul futuro per i più giovani ma anche come tendenza naturale verso le attese cristiane di un mondo più umano.

E alla terra, con tutta la sua fragilità, è dedicato l’incontro di lunedì 12 febbraio quando parlerà Vittorio Canuto, un fisico di chiarissima fama che nella sua vita ha esplorato tra i più ardui e interessanti argomenti della scienza cosiddetta “hard”. Dalle riflessioni proposte su “I cambiamenti climatici e il futuro del nostro pianeta” si potrà intravedere anche un settore in cui sarà necessario che l’umanità si impegni per limitare i danni a questo nostro fragile e unico pianeta in cui si possa vivere.

In aggiunta agli incoraggiamenti di Zamagni, un ampliamento alle possibilità di lavoro per i giovani può derivare da nuovi importanti sviluppi dell’informatica e dalla relativa informatizzazione dei metodi di produzione ritenuti ormai inevitabili, come illustrerà Roberto Giacobazzi attingendo alla sua grande esperienza di ricercatore e di realizzatore di importanti avanzamenti in questo settore nell’incontro del 19 febbraio.

Infine, l’incontro di chiusura del 26 febbraio è dedicato al continente che molti esperti individuano nel bene e nel male come la chiave del futuro internazionale, l’Africa.

La relazione conclusiva del 26 febbraio è affidata a Romano Prodi, docente di economia e politica industriale all’università di Bologna ed ex presidente del consiglio. Ma anche guida della commissione Onu per l’Africa nel 2008, inviato speciale dell’Unione Europea per la crisi nel Sahel nel 2012. Dalle sue previsioni sulla possibile ma non necessaria soluzione dei problemi si potrà cercare di capire anche quali potrebbero essere i provvedimenti legislativi e le politiche da attuare per migliorare gli aspetti negativi dovuti all’interazione delle migrazioni con la realizzazione di un’Europa più attenta a questo problema.

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