Card. Bassetti, tregua in Siria, Sinodo, Consiglio europeo, proteste in Catalogna, manifestazioni in Libano, corruzione a Manfredonia

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Card. Bassetti, tregua in Siria, Sinodo, Consiglio europeo, proteste in Catalogna, manifestazioni in Libano, corruzione a Manfredonia

Siria: card. Bassetti, “siamo responsabili tutti del futuro della Siria”

“Per tutte le guerre si cerca sempre di trovare delle ragioni di Stato, e così anche per la Siria. Ciò non giustifica affatto l’inferno che si è scatenato, le famiglie con i bambini in fuga, la distruzione, si continua a distruggere delle civiltà millenarie. Avremo anche questa responsabilità dinanzi al futuro. Dalla Chiesa non può che elevarsi una invocazione di pace perché ogni guerra è un’inutile strage”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti in un’intervista rilasciata al Sir a margine della assemblea ecclesiale della Chiesa umbra in corso a Foligno. Nella stessa intervista il cardinale ha parlato, tra le altre cose, dell’Incontro di riflessione e spiritualità promosso dalla Cei che a febbraio 2020 porterà a Bari oltre cento vescovi del Mediterraneo, lanciato un appello al voto per le regionali in Umbria del 27 ottobre e affrontato la questione di un Sinodo per l’Italia.

Siria: tregua di 120 ore. Padre Ayvazian (Qamishli), “una buona notizia ma speriamo nella pace”

120 ore, cinque giorni: è questo il tempo della tregua, o della “pausa”, nell’offensiva turca contro i miliziani curdi nel Nord della Siria, frutto dell’accordo raggiunto nella serata di ieri, 17 ottobre, ad Ankara tra il vicepresidente Usa, Mike Pence, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Gli Usa, secondo quanto previsto dall’intesa, favoriranno l’evacuazione dei combattenti curdi dalla zona di sicurezza concordata con Ankara. In particolare, le milizie curde dovranno ritirarsi da una linea di demarcazione fissata a 32 chilometri dal confine. La pausa della campagna turca “Fonte di pace” diventerà definitiva quando i curdi si ritireranno interamente. Dalla città di Qamishli il parroco armeno-cattolico, padre Antonio Ayvazian, che è anche responsabile della comunità armeno-cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del Nord, al Sir ha spiegato che “tra le forze siriane e quelle turche ci sarebbero adesso i russi, alleati del presidente Assad. La sensazione è che la sicurezza del confine sia ora nelle mani dei siriani. Ma è presto per trarre delle conclusioni. Quel che è certo è che siamo davanti a 120 ore di cessate il fuoco e che la popolazione potrà solo che averne un sollievo. In qualche caso, ieri sera, abbiamo assistito a scene di gioia in strada. Una buona notizia. Speriamo tutti nella pace duratura”.

Sinodo per l’Amazzonia: “Sinodo universale” sul celibato e donne “coordinatrici di comunità”

“Un Sinodo universale” sul celibato. A chiederlo è uno dei 12 Circoli Minori del Sinodo per l’Amazzonia, di cui oggi sono state presentate in sala stampa vaticana le relazioni. Conclusi gli interventi in aula e il lavoro dei Circoli Minori, inizia ora il processo di elaborazione del documento finale, che verrà presentato a tutta l’assemblea in aula lunedì prossimo, 21 ottobre, nella quattordicesima Congregazione generale. In tutte le dodici sintesi è presente il tema dei cosiddetti “viri probati”, cioè dell’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, riguardo al quale esistono in aula posizioni diversificate. Anche per questo, tra le proposte emerse c’è anche quella di un “Sinodo universale” sul celibato. Avanzate anche le richieste di introdurre il ministero di “coordinatori e coordinatrici di comunità” e di “creare un osservatorio ambientale”, per scongiurare i “peccati ecologici”.

Consiglio europeo: Albania e Macedonia del Nord non ottengono lo status di Paesi candidati. Via libera alla Lagarde per la Bce

(Bruxelles) “Un grave errore storico”: scandisce le parole Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, mentre commenta il mancato semaforo verde del Consiglio europeo all’avvio dei negoziati di adesione con Macedonia del Nord e Albania. “Sono molto deluso”, dice a proposito della mancata decisione da parte dei capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles. “Non si trattava di aprire subito le porte a questi due Paesi, ma di accordare loro lo status di Paesi candidati all’adesione, così da poter avviare ufficialmente i negoziati”, che in genere durano diversi anni. Non ci sono al momento dati ufficiali, ma si sa almeno della posizione contraria di Francia, Paesi Bassi, Danimarca. “La questione ovviamente non è chiusa”, ha aggiunto Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, e se ne riparlerà probabilmente al vertice di Zagabria nel maggio 2020. Rilevando che “Albania e Macedonia del Nord non hanno alcuna colpa. Hanno svolto i compiti che erano stati loro assegnati” nell’ambito del processo di preadesione e che “semmai è l’Ue a non essere pronta questa volta”, Tusk ha affermato: “non ho dubbi, in futuro Albania e Macedonia del Nord faranno parte dell’Ue, il vostro posto è nell’Ue”. Nel corso dei lavori, il Consiglio europeo ha nominato Christine Lagarde presidente della Banca centrale europea per un periodo non rinnovabile di 8 anni. Lagarde sostituirà il presidente uscente, Mario Draghi, dal 1° novembre 2019.

Spagna: proteste e rabbia in Catalogna. Padre Soler (abate di Montserrat), “urgente trovare vie politiche per risolvere il problema”

Grande sciopero generale oggi in tutta la Catalogna dopo giorni di guerriglia urbana tra polizia e manifestanti nelle principali città della regione, in particolare a Barcellona e Girona. Feriti, barricate, cassonetti dati alle fiamme: è scoppiata la rabbia dopo la condanna al carcere dei 12 indipendentisti catalani. Dal monastero di Monserrat, l’abate Josep M. Soler invita alla calma e al dialogo. “È urgente trovare strade politiche che servano ad affrontare un problema eminentemente politico”, ha affermato in un’intervista al Sir, nella quale sottolinea come “la questione catalana può iniziare a essere risolta solo attraverso il dialogo tra tutte le parti. Un dialogo che deve essere costruttivo, sincero e aperto. Dobbiamo imparare ad ascoltare l’altro, a esprimere con serenità i nostri punti di vita e a sapervi rinunciare, anche se temporaneamente, a mettere da parte le nostre aspirazioni. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere accordi e punti di incontro che facilitino l’uscita dalla situazione attuale”.

Libano: il popolo unito invade le piazze per protestare contro il carovita e la corruzione

Dopo due giorni di blocchi stradali e di manifestazioni di protesta sparpagliate un po’ su tutto il territorio libanese, la folla oggi a Beirut ha fatto rotta verso piazza dei Martiri e il Parlamento in massa. Circa 150mila persone, soprattutto giovani, sono scese per le strade. Secondo fonti locali almeno due persone sono morte e decine sono invece rimaste ferite durante i disordini nel centro della Capitale. Una protesta che non tocca solo Beirut. In altre regioni del nord, est e sud del Libano strade e autostrade sono state bloccate da pneumatici dati alle fiamme. Alla base della protesta il carovita che continua a salire e il dilagare della corruzione. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la proposta di una nuova tassa, l’ennesima, su Whatsapp, incredibile infortunio governativo. Il ministro delle Telecomunicazioni l’ha sì ritirata, ma la popolazione ormai era scesa in piazza, dopo mesi in cui il dollaro si era fatto sempre più raro (qui c’è la doppia circolazione), a testimonianza di una svalutazione di fatto della lira libanese, che il governo non vuole ammettere, e che crea sempre più danni alla povera gente, e ormai anche alla classe media. Quello sceso in strada è il Libano umiliato da una politica corrotta e incapace, dai veti incrociati, dai ricatti politicanti, si ribella e chiede un nuovo governo.

Diocesi: mons. Moscone (Manfredonia), “le perverse alleanze tra politica, economia ed elettorato hanno creato un sistema infetto”

“Una sorta di circuito vizioso che ha visto implicati i tre soggetti di potere che tra di loro hanno stipulato, magari senza aver elaborato un pensiero logico, come una “perversa alleanza” di sistema. Si tratta del potere economico, di quello politico e, per ultimo, di quello elettorale dei singoli cittadini: da una scorretta ‘alleanza’ tra i tre ne è uscito un ‘sistema malato’, adatto alle ‘infiltrazioni di stampo mafioso!”. È ciò che si è venuto a creare in questi ultimi anni sul territorio garganico e in Capitanata, secondo l’analisi offerta dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Franco Moscone, per comprendere il sistema di corruzione sorto e alcuni meccanismi che lo hanno favorito e lo stanno continuamente alimentando. Per mons. Moscone, il “modo clientelare di fare impresa ha inquinato anche quella parte sana dell’economia locale, costringendo specie i futuri imprenditori ad adottare lo stesso stile per riuscire ad entrare in competizione e ha reso debole, per non dire infetto, tutto l’ambito socio-politico”. La conclusione è che “il sistema risulta inquinato e corrotto: si viene così a formare l’ambiente idoneo entro il quale trovano facile linfa le logiche mafiose”. Di fronte a tutto questo, conclude mons. Moscone, “la Chiesa si sente impegnata nella formazione di laici onesti e competenti che sappiano dare un volto nuovo non solo alla politica, ma prima ancora a modelli di imprenditorialità e ad una generale rieducazione al senso civico dei singoli cittadini”.

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Fonte: Sir