Papa alla Fiuc, ex Ilva, rapporto Svimez, indigeni in Colombia e Brasile, Akash Bashir, richiedenti asilo a Ravalle

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Papa alla Fiuc, ex Ilva, rapporto Svimez, indigeni in Colombia e Brasile, Akash Bashir, richiedenti asilo a Ravalle
Papa Francesco: alla Fiuc, per formare leader bisogna “sviluppare non solo la mente, ma anche il cuore”

“La formazione dei leader raggiunge i propri obiettivi quando riesce ad investire il tempo accademico con lo scopo di sviluppare non solo la mente, ma anche il ‘cuore’, la coscienza, e le capacità pratiche dello studente”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo oggi in udienza i membri della Federazione internazionale delle università cattoliche (Fiuc), in occasione del convegno sul tema “Nuove frontiere per i leader dell’università”, ha affermato che “il sapere scientifico e teorico va impastato con la sensibilità dello studioso e ricercatore affinché i frutti dello studio non siano acquisiti in senso autoreferenziale, solo per affermare la propria posizione professionale, ma siano proiettati in senso relazionale e sociale”. “Così come ogni scienziato ed ogni uomo di cultura ha l’obbligo di servire di più, perché sa di più, così la comunità universitaria, soprattutto se di ispirazione cristiana, e l’ecosistema delle istituzioni accademiche devono rispondere nel loro insieme al medesimo obbligo”, la tesi di Francesco, che citando il neo-canonizzato card. Newman, patrono della Fiuc, ha ribadito che “la Chiesa non ha paura della conoscenza, ma essa purifica tutto, essa non soffoca alcun elemento della nostra natura, ma coltiva il tutto”.

Ex Ilva: ArcelorMittal lascia. Palombella (Uilm), “una bomba a orologeria”

“Questa notizia che viene commentata da tutti come una ‘bomba’, in realtà è una bomba a orologeria, perché già il 26 giugno scorso Geert Van Poelvoorde, amministratore delegato di ArcelorMittal Europa, aveva comunicato che entro il 6 di settembre – data di scadenza dell’immunità legale -, qualora non vi fossero stati degli interventi legislativi, ArcelorMittal sarebbe andata via dall’Italia. Successivamente a quella data il Governo è intervenuto con un decreto legge che ha avuto efficacia a partire dal 3 settembre. C’è stata continuità nell’immunità legale fino a quella data, dove il Governo è intervenuto nuovamente per modificare lo stesso decreto legge di qualche tempo prima”. Lo ha detto al Sir Rocco Palombella, segretario generale della Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici), commentando la notizia che ArcelorMittal, il gruppo anglo-indiano che ha affittato per poi acquisire le acciaierie di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano ex Ilva, ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva spa e di alcune controllate, in base all’intesa siglata proprio un anno fa.

Mezzogiorno: Rapporto Svimez, “si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord”

“Si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%: ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. Lo segnala il Rapporto Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno, presentato stamani alla Camera dei deputati. “La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000)”, indica il report. Il 2019 vede il Sud entrare in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord (+0,2% la media nazionale). Poi, concentrandosi sulle migrazioni, il Rapporto evidenzia che “dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”. Intanto, in Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda nello studio, sottolineando che al Sud sono nati circa 157mila bambini, 6mila in meno del 2017. La novità, spiega il Rapporto, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”.

Colombia: massacri nel Cauca. I leader indigeni denunciano, “ci assassinano perché difendiamo il territorio”

Tre minuti per tenere viva la preghiera e la speranza, e non sentirsi “soli contro tutti”. Oggi a mezzogiorno (ora locale) la Conferenza episcopale colombiana e il nunzio apostolico in Colombia, mons. Luis Mariano Montemayor, hanno allargato a tutto il Paese l’invito a una preghiera per la pace e la vita, inizialmente lanciato dall’arcivescovo di Popayán, mons, Luis José Rueda Aparicio, in seguito ai due massacri che la scorsa settimana hanno insanguinato il nord del dipartimento sudoccidentale del Cauca. Il primo è accaduto a Huasanó, nel municipio di Toribío, dove sono state uccise cinque persone, tra cui la governatrice indigena dei Nasa Cristina Bautista. Il secondo nel comune di Corinto, non molto lontano: in questo caso i morti sono stati quattro. E nella giornata di ieri c’è stato un altro attentato mortale a Toribío (la vittima si chiamava Jesus Mestizo), mentre un’altra guardia indigena, Arbey Noscue, è scappata miracolosamente alla morte. “Qui ci sono tutti i gruppi armati possibili – ha spiegato al Sir Vilma Almendra, leader indigena del popolo Nasa –. Noi difendiamo la nostra madre terra. Ci assassinano perché difendiamo il territorio. La nostra guardia indigena, l’unica che difende il territorio, non usa armi, al massimo dei bastoni”.

Brasile: agguato a guardia indigena da parte dei taglialegna. Rodrigues (Cimi), “vittima di un’imboscata, responsabile anche il Governo”

“Stava cacciando per sfamare la sua famiglia semplicemente. Ed è stato vittima di un’imboscata”. Così Gil Rodrigues, referente del Consiglio indigenista missionario (Cimi) dello Stato nordorientale brasiliano del Maranhão, racconta al Sir dell’uccisione di Paulo Paulino Guajajara, leader indigeno e guardia forestale del territorio Arariboia, che lascia la moglie e un figlio piccolo. L’ennesimo attacco alla popolazione indigena è avvenuto venerdì, da parte di un gruppo di cinque madeireiros, gli imprenditori del legname, mentre l’indigeno, partito assieme al compagno Laércio Guajajara dal villaggio di Lagoa Comprida, si trovava a cento chilometri dal municipio di Amarante. “Noi, come Cimi – conclude Rodrigues -, riteniamo che per questo caso sia in parte responsabile lo stesso Governo brasiliano. Si tratta di un conflitto annunciato. Da tempo denunciamo l’invasione dei madeireiros, dei cacciatori, ma nulla è stato fatto. Denunciamo la mancanza di vigilanza da parte del Governo, che non ha fatto il suo dovere”. Dito puntato sulle responsabilità delle autorità anche da parte della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) – Regionale Nordest 5. In una nota firmata dal presidente dom Sebastião Bandeira Coelho, i vescovi affermano: “Ripudiamo e denunciamo l’omissione e la lentezza dello Stato brasiliano nella protezione e difesa dei territori indigeni, i cui diritti sono stati garantiti nella Costituzione brasiliana. In tal modo, in molti luoghi tale atteggiamento ha aiutato il verificarsi di violenze contro queste popolazioni”.

Pakistan: Salesiani, il sacrificio di Akash Bashir continua ad ispirare molti. Possibile apertura causa martirio

A quasi cinque anni dal sacrificio di Akash Bashir – l’ex allievo della scuola “Don Bosco” di Lahore che il 15 marzo 2015 s’immolò con il suo corpo per impedire ad un attentatore suicida di provocare un massacro nella chiesa di San Giovanni nel quartiere cristiano di Youhannabad – i salesiani e l’arcidiocesi di Lahore hanno iniziato a raccogliere testimonianze in vista della possibile apertura della causa di martirio. Finora più di 20 persone della sua parrocchia a Lahore, cristiani e musulmani, hanno risposto al questionario, composto da 16 domande. Come riportato dall’agenzia salesiana Ans, viene tratteggiata una figura “apprezzata dai fedeli di ogni credo, e a riprova di ciò si può evidenziare che la sua tomba, nel piccolo cimitero cattolico della parrocchia di Youhanabbad, è stata realizzata con il marmo donato da un imprenditore musulmano”. Tra le risposte anche la testimonianza del giorno dell’attacco alla chiesa: “Quando abbiamo sentito l’esplosione, ci siamo diretti verso la chiesa e abbiamo visto le persone ferite. Vidi anche Akash Bashir, a terra davanti al cancello della chiesa, con molte ferite sul suo volto perché aveva affrontato il terrorista. ‘Morirò, ma non ti lascerò entrare in chiesa’ furono le ultime parole che rivolse all’attentatore”. Il miracolo di Bashir è che “ci ha resi tutti consapevoli dell’importanza della vita e della famiglia, ci ha dato una nuova luce di saggezza. Akash ci ha preceduto e ci ha mostrato il cammino verso la vita eterna”.

Diocesi: mons. Perego (Ferrara) su richiedenti asilo a Ravalle, “comprendo le preoccupazioni ma sentiteli una risorsa”

“Penso, e non credo di sbagliarmi, che questi 35 giovani, la cui età media è di 20 anni, possano diventare la più grande opportunità che in questi ultimi 20 anni Ravalle ha avuto a disposizione per uno sviluppo e una crescita, per un rinnovamento”. Lo afferma l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, in una lettera aperta che fa seguito alla notizia che un gruppo di circa 35 richiedenti asilo possa venire ospitato in una villa padronale di Ravalle. “Comprendo bene le vostre preoccupazioni, soprattutto oggi che l’accoglienza – con i cambiamenti introdotti dai Decreti sicurezza – non favorisce la distribuzione delle persone richiedenti asilo in maniera diffusa in tutti i paesi”. Mons. Perego inviata però ad “un accostamento realistico” a questa nuova realtà. E spiega “solo in che senso” questi richiedenti asilo “potranno essere una straordinaria opportunità per voi” esortando i membri della comunità: “Non consegnate ad altri questi giovani, ma sentiteli una risorsa, un dono di Dio per la comunità e loro daranno il meglio proprio per questa vostra comunità. Chiedetelo con forza alle Istituzioni, chiamate a tutelare il diritto costituzionale dei richiedenti asilo e rifugiati: non solo di essere e dare una casa a questi giovani – attraverso una proprietaria e un’associazione –, ma perché crescano come persone attive, dentro la comunità, e anche dentro la parrocchia”. “Chiudersi, disinteressarsi, lamentarsi porterebbe solo a morire lentamente. Può valere la pena tentare questo investimento, questo scatto non solo di umanità, ma anche di intelligenza nel valutare cosa può essere utile a tutta la comunità”, osserva mons. Perego, “disponibile ad “approfondire la questione” anche con la collaborazione della comunità ecclesiale.

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Fonte: Sir