Papa su comunicazione, Consiglio permanente Cei, summit Onu su clima, vertice migrazioni a Malta, Nicaragua, tratta, Padre Pio

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Papa su comunicazione, Consiglio permanente Cei, summit Onu su clima, vertice migrazioni a Malta, Nicaragua, tratta, Padre Pio

Papa Francesco: a Dicastero per la comunicazione, “passare dalla cultura dell’aggettivo alla teologia del sostantivo”. “Non aver vergogna di essere pochi, non aver paura del futuro della Chiesa”

“Passare dalla cultura dell’aggettivo alla teologia del sostantivo”. È questo, per il Papa, il segreto di una comunicazione “autenticamente cristiana”. Nel discorso a braccio rivolo ai membri del Dicastero per la comunicazione, Francesco ha denunciato come la “cultura” dell’aggettivo “è entrata nella Chiesa, e noi tutti dimentichiamo di essere fratelli”. “La vostra comunicazione sia austera, ma bella”, l’antidoto proposto dal Papa, secondo il quale “la bellezza non è rococò, si manifesta a se stessa, dà se stessa il sostantivo”. Essere comunicatori cristiani, in questa prospettiva, significa “comunicare con la testimonianza, comunicare coinvolgendosi nella comunicazione, comunicare con i sostantivi, le cose, comunicare da martiri, cioè da testimoni di Cristo. Imparare il linguaggio dei martiri e degli apostoli”. Francesco ha pronunciato inoltre un “no” alla “rassegnazione che tante volte entra nel cuore dei cristiani: vediamo il mondo in modo pagano”. “Non avere vergogna di essere pochi, non avere paura del futuro della Chiesa”, l’invito: “Siamo una Chiesa di pochi, come il lievito. La rassegnazione, la sconfitta culturale viene dal cattivo spirito, la lamentela della rassegnazione”.
In mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza i membri dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) in occasione del 60° anniversario della nascita dell’associazione. “Per rinnovare la vostra sintonia con il magistero della Chiesa, vi esorto ad essere voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane”. l’invito rivolto da Francesco che ha esortato i giornalisti ad “essere liberi di fronte all’audience” e a “parlare con lo stile evangelico: ‘sì, sì’, ‘no, no, perché il di più viene dal maligno”. “La comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote”, ha aggiunto il Papa.

Consiglio permanente: mons. Meini, “preoccupati” per “possibilità di ammettere il suicidio assistito”

La “centralità della persona”, per la Chiesa italiana, “si traduce anche nell’impegno a unire la nostra voce a quella di tanti – a partire dalle associazioni laicali – per dire la contrarietà al tentativo di introdurre nell’ordinamento pratiche eutanasiche”. A ribadirlo, alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito, è stato il vescovo di Fiesole e vicepresidente della Cei, mons. Mario Meini, che introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente – facendo eco ai pronunciamenti del card. Bassetti e del Papa in materia – ha usato parole chiare e inequivocabili: “È difficile non essere profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un’espressione della libertà del singolo. Anche se ammantate di pietà e di compassione, si tratta di scelte di fatto egoistiche, che finiscono per privilegiare i forti e far sentire il malato come un peso inutile e gravoso per la collettività”. Con le parole pronunciate solo tre giorni fa da Papa Francesco, Meini, a nome di tutti i vescovi italiani, ha riaffermato che “si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”.

Clima: Guterres (Onu), “l’emergenza è una gara che stiamo perdendo, ma che possiamo ancora vincere”

(da New York) “Questo non è un vertice di discorsi sul clima. Abbiamo avuto abbastanza discorsi. Questo non è neppure un vertice di negoziazione sul clima. Non si può negoziare con la natura. Questo è un vertice sulle azione per il clima”. Antonio Guterres ha chiarito senza mezzi termini le ragioni che lo hanno spinto a convocare il Summit sul clima che si è aperto da poche ore alla sede delle Nazioni Unite. Tra i leader in platea, accanto ad Angela Merkel e al presidente dell’India Modi è seduto anche il presidente americano Donald Trump che inizialmente aveva annunciato di voler disertare l’incontro. Il segretario generale dell’Onu si aspetta da governi, imprese e società civile che si facciano non annunci ma passi concreti per affrontare il cambiamento climatico. Perché il mondo va salvato insieme e “l’emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma è una gara che possiamo ancora vincere” soprattutto per i giovani che insistono sulla responsabilità di chi li governa e chiedono azioni urgenti. Guterres ha dialogato a lungo con loro, sabato scorso durante il summit dei giovani per il clima e anche stamattina si è fermato ad ascoltare il discorso di Greta Thunberg e di altri due giovani attivisti che hanno chiesto azioni alla platea politica in ascolto. I leader che stanno prendendo la parola sul palcoscenico sono stati invitati direttamente dal segretario generale che ha vagliato le iniziative intraprese nei loro Paesi e le ha giudicate interessanti e da condividere con gli altri leaders mondiali. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha spiegato il suo progetto verso la “neutralità climatica”. L’agire tedesco non vuole lasciare indietro nessuno come auspicato a più riprese da Guterres e vuole essere un monito anche agli altri leaders.

Migrazioni: vertice a Malta. Avramopoulos, “tutti gli Stati partecipino all’accoglienza”. Lamorgese, “Italia e Malta non sono più sole”

(Bruxelles) “L’Unione europea farà in modo che tutti gli Stati membri partecipino agli sforzi di solidarietà per l’accoglienza dei migranti”: Dimitri Avramoupoulos, commissario Ue, lo ha riferito al termine del minivertice svoltosi a Malta sul nodo-migrazioni. Gli ha fatto eco il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, al suo esordio sulla scena internazionale: “da oggi Italia e Malta non sono più sole. C’è la consapevolezza che i due Paesi rappresentano la porta d’Europa”. Secondo una interpretazione ottimistica, il summit cui hanno preso parte Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia (Stato alla presidenza di turno Ue) dovrebbe mettere in moto la revisioni del regolamento di Dublino per la politica europea d’asilo. Micheal Farrugia, ministro maltese, lo ha confermato: “È stato raggiunto un accordo per un documento comune da discutere al Consiglio affari interni che si terrà a Lussemburgo l’8 ottobre”. Lamorgese a sua volta ha specificato: “abbiamo trovato un clima positivo perché la politica migratoria va fatta insieme agli altri Stati. Noi abbiamo sempre detto che chi arriva a Malta e in Italia arriva in Europa”.

Nicaragua: gesuiti latinoamericani, “dal 18 aprile 2018 repressione governativa non è mai cessata. 328 morti, 800 detenzioni arbitrarie, 88mila persone hanno lasciato il Paese”

“In Nicaragua la repressione da parte degli agenti del regime Ortega-Murillo non è cessata un solo giorno a partire dal 18 aprile 2018. Nessuno dei detenuti messi in carcere nel 2019 è stato davvero liberato – nonostante gli impegni firmati – poiché i loro procedimenti restano aperti. E sono permanentemente assediati e minacciati nelle loro case e nelle loro comunità”. Questo il duro atto d’accusa verso il Governo di Managua da parte della Conferenza dei provinciali dei gesuiti dell’America Latina e del Caribe (Cpal), che hanno preso posizione attraverso una nota firmata da padre Roberto Jaramillo, presidente della Cpal, e da padre Rolando Alvarado, superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Centroamerica. Il documento ricorda le cifre della repressione governativa a partire dal 2018, tra cui i 328 morti e le oltre 800 detenzioni arbitrarie, oltre al fatto che ancora oggi sono 130 le persone in carcere per motivi politici. “Le proteste si sono ridotte drasticamente grazie al regime del terrore e della paura provocata dallo spiegamento sproporzionato di agenti all’annuncio di qualsiasi mobilitazione. Mediamente ogni giorno vengono incarcerate quattro persone mentre partecipano a piccole azioni di protesta”. E, ancora, “il controllo sociale è stretto e lo spionaggio si è istituzionalizzato”. Non mancano uccisioni, non tanto nelle città, ma nelle zone rurali soprattutto del nord, mediamente due al giorno. La Cpal denuncia che 88mila persone hanno dovuto lasciare il Paese, tra cui cento giornalisti.

Tratta: suor Reed (Talitha Kum), “trafficanti sfruttano la vulnerabilità. Problema sistemico e a lungo termine”

“I trafficanti sfruttano la vulnerabilità delle persone, costituita da diversi fattori: povertà, violenza domestica, sfruttamento sessuale, razzismo, colonialismo, patriarcato, mancanza di educazione, isolamento rurale, migrazioni. Bisogna comprendere il fenomeno della tratta come un problema sistemico e a lungo termine”: così suor Angela Reed, delle Sister of Mercy, con sede a New York, ha descritto i fattori principali alla base del traffico di esseri umani, un fenomeno che oggi coinvolge almeno 40 milioni di persone, il 70% sono donne e bambini. Ne ha parlato oggi pomeriggio a Roma durante l’assemblea generale della rete Talitha Kum, la rete internazionale delle religiose anti-tratta che celebra quest’anno i 10 anni di vita. Talitha Kum è presente in 92 Paesi con 44 reti nazionali e centinaia di religiose in prima linea contro la schiavitù. Suor Reed ha invitato ad affrontare la questione della domanda e dell’offerta di donne, uomini e bambini oggetto di tratta per diversi scopi. “È triste parlare in questi termini – ha detto – ma siamo in un sistema mondiale che mette il profitto prima delle persone”. Sei sono, a suo parere, le cause principali del traffico di esseri umani: “crimine organizzato, globalizzazione, disuguaglianze economiche, migrazioni, sfruttamento sessuale; fenomeni locali come la militarizzazione e la colonizzazione”. “La vulnerabilità – ha precisato – è costituita da diversi fattori complessi, quindi anche le soluzioni devono essere complesse”. La tratta, ha concluso, “è un tema morale al quale la Chiesa deve rispondere”.

San Pio da Pietralcina: fr. Dileo (rettore santuario), “la sua azione santificante non è finita con la sua morte”

“La missione a santificarci e a santificare, percorrendo ‘il binario’ che conduce alla santità e che ci è stato ricordato da Papa Benedetto XVI: ‘la preghiera e la carità’”. È l’eredità di Padre Pio nelle parole di fra Francesco Dileo, rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Pio da Pietrelcina, nel giorno della memoria liturgica. Per Dileo, padre Pio “si è santificato sforzandosi di vivere in piena coerenza con il Vangelo e, in questo, modo ha santificato anche quanti non si sono limitati a considerarlo solo un dispensatore di favori celesti, ma lo hanno scelto come modello da imitare. Inoltre ha santificato quanti, religiosi e laici, hanno avuto la grazia di averlo come direttore spirituale”. “La sua azione santificante, però, non è finita con la sua morte. Il suo esempio – sottolinea il rettore – è ancora vivo. I suoi insegnamenti sono ancora vivi”.

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Fonte: Sir