Religioni monoteiste su eutanasia, Archivio Apostolico Vaticano, Sinodo, elezioni in Argentina e Uruguay, voto in Umbria, Al-Baghdadi, Bce

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Religioni monoteiste su eutanasia, Archivio Apostolico Vaticano, Sinodo, elezioni in Argentina e Uruguay, voto in Umbria, Al-Baghdadi, Bce

Ebrei, cattolici e musulmani: no ad eutanasia e suicidio assistito “senza eccezioni”

“L’eutanasia ed il suicidio assistito sono moralmente ed intrinsecamente sbagliati e dovrebbero essere vietati senza eccezioni. Qualsiasi pressione e azione sui pazienti per indurli a metter fine alla propria vita è categoricamente rigettata”. È il “punto chiave” della “Dichiarazione congiunta delle religioni monoteiste abramitiche sulle problematiche del fine-vita” che è stata solennemente firmata questa mattina dai rappresentanti ebrei, cattolici e musulmani in Vaticano. Si tratta di un’iniziativa coordinata dalla Pontificia Accademia per la vita guidata da mons. Vincenzo Paglia e realizzata da un gruppo congiunto interreligioso. Per il mondo ebraico la Dichiarazione è stata sostenuta da Rav Avraham Steinberg dell’Israeli National Bioethics Council e dal Rav David Rosen e per il mondo musulmano da Sheikh Bin Bayyah, presidente del “Muslim Forum for Peace” e da Samsul Anwar, presidente del Central Committee of the Indonesian Muhammadiyah”.

Papa Francesco: Motu proprio per il cambiamento della denominazione da Archivio Segreto Vaticano ad Archivio Apostolico Vaticano

L’Archivio Segreto Vaticano si chiamerà Archivio Apostolico Vaticano. Lo stabilisce Papa Francesco con una lettera apostolica in forma di Motu proprio. “Il termine Secretum, entrato a formare la denominazione propria dell’istituzione, prevalsa negli ultimi secoli, era giustificato, perché indicava che il nuovo Archivio, voluto dal mio predecessore Paolo V verso il 1610-1612, altro non era che l’archivio privato, separato, riservato del Papa”, spiega il Pontefice, ma “avendo smarrito il vero significato del termine secretum e associandone istintivamente la valenza al concetto espresso dalla moderna parola ‘segreto’, in alcuni ambiti e ambienti, anche di un certo rilievo culturale, tale locuzione ha assunto l’accezione pregiudizievole di nascosto, da non rivelare e da riservare per pochi. Tutto il contrario di quanto è sempre stato e intende essere l’Archivio Segreto Vaticano”. Intanto, oggi è stato reso noto anche il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa fino al 6 gennaio.

Sinodo per l’Amazzonia: per i tre vescovi italiani “conversione” è la parola chiave

“Un Sinodo profetico”. Così mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, definisce il Sinodo per l’Amazzonia che si è appena concluso. Per mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, le tre settimane di lavori sono state “un viaggio non fisico ma reale all’interno di un continente per noi sconosciuto, che non è tanto il polmone del mondo, ma la prova di quanto la relazione tra l’uomo e l’ambiente sia determinante per il futuro dell’umanità”. “Ciò che mi resta nel cuore – rivela mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – è l’immagine di vescovi, pastori, ma anche laici, uomini e donne, tutti uniti intorno a Pietro. È stata un’esperienza di sinodalità in atto”.

Elezioni in Umbria: un voto nel segno della discontinuità

Donatella Tesei, la candidata del centro-destra, è stata eletta presidente della Regione Umbria con una maggioranza schiacciante: 57,5%, pari a circa 255mila voti. Il candidato del centro-sinistra, Vincenzo Bianconi, si è fermato al 37,5% (circa 166mila voti). Degli altri sei candidati, solo il centrista Claudio Ricci ha raccolto più dell’1% (per la precisione il 2,6%). L’affluenza alle urne ha raggiunto il 64,4%, con un balzo di nove punti in più rispetto alle precedenti regionali, un dato che documenta l’interesse che si era creato intorno alla consultazione, interesse non solo locale. Si trattava infatti del primo appuntamento elettorale dopo la nascita del governo Conte 2 e della prima volta in cui Pd e M5S si presentavano alleati alle urne.

Elezioni in Argentina e Uruguay: qual è il risultato uscito dalle urne?

Argentina e Uruguay sono stati accomunati ieri dalle elezioni presidenziali. Ben diverso il contesto: sull’orlo del default e attraversata da fortissime tensioni sociali l’Argentina, in una situazione di relativa tranquillità economica e solidità democratica l’Uruguay, spesso definito la Svizzera del Sudamerica. Diverso, almeno per il momento, anche l’esito delle elezioni. In Argentina si assiste al ritorno del peronismo di sinistra, con la vittoria al primo turno di Alberto Fernández, che a scrutinio quasi completato ottiene il 48,1%, contro il 40,4% del presidente uscente, Mauricio Macri, liberale di destra. Quest’ultimo ha parzialmente rimontato rispetto alle primarie di agosto, ma il divario era impossibile da colmare, tenendo anche conto che la legge elettorale argentina prevede che la vittoria al primo turno ci sia se un candidato supera il 45% dei voti.

Abu Bakr Al-Baghdadi: cristiani siriani “prudenti e cauti”, “lo hanno dato per morto già altre quattro volte”

Non tutti i cristiani siriani credono alla morte di Al-Baghdadi. Da Idlib a Hassaké, passando per Aleppo e Qamishili, la sensazione è quella di trovarsi di nuovo davanti ad una fake news. “Lo hanno dato per morto altre  quattro volte” ripetono le fonti interpellate dal Sir. Ma in tutte c’è la consapevolezza che la morte del Califfo non rappresenta, in ogni caso, la morte della mentalità dello Stato islamico che deve essere fronteggiata con le armi della cultura, della formazione e dello studio.

Bce: il saluto a Mario Draghi. Mattarella, “al servizio di una Ue solida e inclusiva”. Macron, “degno erede dei padri fondatori”

È stato presidente della Banca centrale europea negli anni difficili della recessione e del post-crisi e ora la lascia “in buone mani”, quelle di Christine Lagarde. Mario Draghi si è espresso così alla odierna cerimonia, svoltasi nella sede di Francoforte, per l’addio al ruolo di governatore della Bce. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto all’evento, ha affermato che Draghi “in questi otto anni è stato autorevolmente al servizio di una Europa più solida e inclusiva, interpretando la difesa della moneta unica come una battaglia da condurre con determinazione contro le forze che ne volevano la dissoluzione”.

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Fonte: Sir