Siria, Papa su battesimo, 55° “Pacem in terris”, Vesakh, fine vita in Svizzera, incendio Nicaragua, gasdotto Tap

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Siria, Papa su battesimo, 55° “Pacem in terris”, Vesakh, fine vita in Svizzera, incendio Nicaragua, gasdotto Tap

Siria: card. Zenari, “situazione delicata. Da deplorare l’ennesima divisione nel Consiglio di sicurezza Onu”

“La situazione è delicata. Posso solo esprimere una deplorevole constatazione delle divisioni in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, soprattutto di fronte a fatti tanto gravi come il recente supposto utilizzo di armi chimiche a Douma, sobborgo della Ghouta orientale. È da deplorare l’ennesima divisione in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Così al Sir il nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, commenta quanto sta accadendo in queste ore nel Paese dove soffiano venti di guerra alimentati dalle dichiarazioni di russi e americani: i primi pronti ad “abbattere missili e distruggere le fonti di lancio” in caso di aggressione contro Damasco e i secondi a minacciare, con un tweet del presidente Trump, il lancio di missili “belli, nuovi e intelligenti”. Ieri notte al Consiglio di sicurezza dell’Onu la risoluzione presentata dagli Stati Uniti sulla creazione di un nuovo meccanismo per indagare sugli attacchi chimici di Douma è stata bloccata dal veto russo. Dodici i voti a favore, la Russia ha votato contro, Bolivia e Cina astenute.

Papa Francesco: udienza, battesimo è “un altro compleanno”, “tutti dobbiamo sapere la data del nostro battesimo”

“Sono sicuro, sicurissimo che tutti noi ricordiamo la data della nostra nascita. Ma mi domando io un po’ dubbioso e domando a voi: ognuno di voi ricorda qual è stata la data del suo battesimo?”. È il dialogo, a braccio, del Papa con i 22mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro, parlando del battesimo come fondamento della vita cristiana. “Alcuni dicono di sì, ma è un sì un po’ debole, perché forse non ricordano tanto questo”, ha proseguito Francesco: “Ma se noi festeggiamo il giorno della nascita, come non festeggiare, o almeno ricordare, il giorno della rinascita?”. “Io vi darò un compito a casa”, la richiesta del Papa alla piazza: “Coloro che non si ricordano la data del battesimo, domandino alla mamma, agli zii, ai nipoti: ‘Tu sai qual è la data del battesimo’? E non dimenticarla mai, e quel giorno ringraziare il Signore perché è proprio il giorno in cui il Signore è entrato in me, lo Spirito Santo è entrato in me”. “Tutti dobbiamo sapere la data del nostro battesimo”, l’imperativo di Francesco: “È un altro compleanno, è il compleanno della rinascita. Non dimenticatevi di fare questo, per favore!”. Nella sua catechesi, il Papa ha ricordato che “il battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana”, è “rigenerazione” e “segno efficace di rinascita”. “Il battesimo – ha detto sempre a braccio – ci ‘cristifica’. Chi ha ricevuto il battesimo, assomiglia a Cristo”, diventa “un altro Cristo”.

Pacem in terris: mons. Ricchiuti (Pax Christi), “rattrista vedere come quella prospettiva di pace resti molto lontana” ma “non scoraggia”

“La pace, che nella prospettiva della ‘Pacem in terris’ non è mera assenza di guerra, si genera in questo mondo solo se si instaura il dialogo, se si riconosce quella dignità delle persone che genera progetti di giustizia sociale, di equa distribuzione delle ricchezze”. Lo ha affermato al Sir monsignor Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, in occasione del 55° anniversario della “Pacem in terris”, l’ultima enciclica di Giovanni XXIII, pubblicata l’11 aprile 1963. “Da tempo – osserva il vescovo – tra Siria, Gaza, Congo ci chiediamo come mai questa prospettiva data 55 anni fa da Giovanni XXIII nella ‘Pacem in terris’ trova poca accoglienza”. “C’è una logica – sottolinea mons. Ricchiuti – che resiste testardamente alla strada del dialogo, del negoziato come auspicato anche domenica scorsa da Papa Francesco per la situazione della Siria”. Sottolineando che “la guerra è sempre follia”, mons. Ricchiuti rileva come “sconcerta, dispiace, rattrista vedere come la prospettiva della ‘Pacem in terris’ resti davvero molto lontana dall’orizzonte di questa umanità”. “Ma questo – assicura – non scoraggia quanti, come fa Pax Christi da 70 anni, a partire dal Vangelo si impegnano per la costruzione della pace”.

Santa Sede: messaggio per la festività buddista di Vesakh, “combattere la corruzione”

“Promuovere una cultura libera dalla corruzione”, fenomeno che “comporta l’abuso di posizioni di potere per un guadagno personale, sia nel settore pubblico sia nel privato” ed è diventato “uno scandalo così esteso nel mondo di oggi” che le Nazioni Unite hanno indicato il 9 dicembre come la Giornata internazionale contro la corruzione. È l’appello rivolto dal Pontificio Consiglio per il dialogo religioso ai buddisti, in occasione degli auguri per la festività di Vesakh, che si celebra il 29 maggio. “A causa della crescente diffusione di questo crimine odioso, governi, organizzazioni non governative, mass-media, e cittadini in tutto il mondo si uniscono per combatterlo”, si legge nel messaggio diffuso oggi a firma del cardinale presidente, Jean-Louis Tauran: “In quanto leader religiosi anche noi dobbiamo contribuire a promuovere una cultura che sia impregnata di legalità e trasparenza”, l’invito sulla scorta del tema dell’intenzione di preghiera del Papa per il mese di febbraio, in cui il Pontefice riconosce che la corruzione “si riscontra in tutto il mondo tra politici, uomini d’affari e ministri ecclesiastici”, ricordando che “alla fine chi paga il prezzo della corruzione sono i poveri”.

Svizzera: sondaggio federale su fine vita e cure palliative. Due terzi intervistati “hanno già pensato al trattamento da ricevere”

Sottoposti ad un sondaggio, l’82% degli intervistati svizzeri pensa al proprio fine vita e il 66% ha già parlato con qualcuno della morte. A essere più consapevoli sono le donne e le “persone con un alto livello di istruzione”. Chi parla del proprio fine vita nel 99% dei casi lo fa “con qualcuno della propria cerchia personale”. Circa due terzi degli intervistati (68%) ha già pensato, in modo più specifico, a quale tipo di trattamento e cura vorrebbe ricevere nel fine vita. Circa lo stesso numero (70%) sa cosa sono le “direttive anticipate di trattamento”, ma solo il 16% le ha predisposte e ancora meno, l’8%, ha già parlato con uno specialista dei suoi desideri. Sono le donne a pianificare quando ancora in buona salute, più degli uomini; gli abitanti della Svizzera tedesca (56%), più di quelli dei cantoni di lingua italiana o francese (48%). È quanto emerge da uno studio sui bisogni e i desideri della popolazione svizzera nella fase terminale della vita, pubblicato ieri, sulla base di un sondaggio popolare condotto nel quadro della “Piattaforma nazionale cure palliative” che fa riferimento all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

Nicaragua: incendio fuori controllo distrugge 5mila ettari della riserva biologica Indio Maíz. Polemiche per la tardiva risposta del Governo

Verrà ricordato come uno dei disastri ecologici più significativi nella storia dell’America Latina, l’enorme incendio divampato da circa una settimana in Nicaragua, che ha distrutto almeno 5mila ettari di foresta tropicale all’interno della riserva biologica Indio Maíz, nel sud-est del Paese, non lontano dalla frontiera con la Costa Rica. E con le fiamme sono divampate anche le polemiche, con un’ondata di proteste e manifestazioni, a Managua, contro il Governo sandinista. Molti cittadini e le organizzazioni ambientaliste accusano, infatti, l’Esecutivo di essere intervenuto tardivamente e in modo inadeguato per far fronte all’incendio, che a partire da lunedì scorso ha iniziato ad avanzare a una velocità di tre chilometri al giorno. Il Governo, che al momento ha dispiegato 800 uomini, ha accettato l’invio di un elicottero da parte del Messico ma ha rifiutato l’offerta di aiuto proveniente dai vigili del fuoco della Costa Rica, affermando di poter far fronte da solo all’emergenza.

Scontri gasdotto Tap: mons. Seccia (Lecce), “no alla violenza”. “Chi ha autorizzato l’opera, oggi spieghi i benefici per il territorio”

“No a ogni forma di violenza”. “Abbassiamo i toni”. E, soprattutto, “chi ha autorizzato quest’opera, è chiamato oggi a spiegare alla popolazione quali sono i benefici per il territorio”. Sono i tre messaggi che lancia oggi l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, commentando quanto successo la scorsa notte a Lecce, con scontri tra manifestanti e agenti della Polizia sulla strada provinciale 145 che porta al gasdotto Tap (Melendugno). Raggiunto telefonicamente dal Sir, l’arcivescovo ha ribadito quanto affermato già nei mesi scorsi: “La tutela del territorio e della salute di chi vi abita dovrebbero essere care a tutti quanti noi. Non voglio essere né disfattista né una cassandra, ma sono problemi che dobbiamo porci anche perché l’Adriatico è una bacinella e qualsiasi disastro ambientale per il gasdotto Tap o le trivelle avrebbe delle conseguenze ancora più catastrofiche”.

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