4 novembre 1670 - 4 novembre 2020. 350 anni di Seminario a Padova. Nel cuore di tutti, ieri come oggi

Anniversari. Anche se questo non è tempo di grandi celebrazioni, non si può dimenticare una data importante: il 4 novembre 1670. Viene rifondato, a opera di san Gregorio Barbarigo, il seminario di Padova... che aveva visto la luce nel 1569. «Rileggendo la storia di questi 350 anni di vita ho ritrovato le radici, i cromosomi e le caratteristiche proprie del seminario di Padova». Di ogni tempo...

4 novembre 1670 - 4 novembre 2020. 350 anni di Seminario a Padova. Nel cuore di tutti, ieri come oggi

Questo tempo non è il più adatto per celebrare anniversari, anche se 350 anni di vita del seminario, meritano di essere ricordati. Lo facciamo nella semplicità, elevando il nostro grazie al Signore e impegnandoci in quel discernimento che il tempo presente esige.

Ogni seminario diocesano ha una sua originalità perché forma i preti per una Chiesa particolare, con la sua storia, il suo territorio, i suoi santi. La “diocesanità” non è un vestito che va bene per tutti ma contiene delle sfumature particolari, proprie di ogni Chiesa. Si guarda al passato per trovare l’acqua buona della sorgente, ma anche per aprirsi al futuro.

Rileggendo la storia degli inizi che mons. Stefano Dal Santo, ha raccontato in quattro contributi apparsi nel Cor Cordis (e che trovate nelle pagine successive), ho ritrovato le radici, i cromosomi e anche le caratteristiche proprie del seminario di Padova, quello di ieri ma anche di oggi.

1. San Gregorio Barbarigo, giunto a Padova, dovette con rammarico prendere atto dello «scarso numero di ecclesiastici zelanti» che lo portò alla decisione ferma: «Bisogna pensare a fare i preti». Quel rammarico è anche il nostro di oggi, visti i numeri, ma vorremmo che quella decisione ferma del Barbarigo fosse anche la nostra di oggi. Quel «bisogna» mi richiama parole come fiducia, forza, coraggio, decisioni concrete, passione. Oggi come allora il seminario ha bisogno di essere nel cuore di tutti per un rinnovato impegno vocazionale.

2. Nella mente di san Gregorio due erano i punti fermi della formazione che si doveva dare ai seminaristi: «Santità e dottrina». Diremmo oggi che servono uomini innamorati del Signore e competenti. Credo che queste due attenzioni abbiano sempre ispirato le scelte educative del Seminario e se guardo alle priorità che ci stanno guidando sono proprio queste. Oggi servono uomini di Dio con una spina dorsale solida e un cuore grande.

3. L’attenzione alla dottrina è testimoniata da una lunga tradizione culturale che ha visto uscire dal seminario di Padova figure illustri. Come non ricordare Pio X, Forcellini, Facciolati, ma anche i maestri più recenti di tanti preti che hanno aiutato la nostra Diocesi a entrare nel rinnovamento del Concilio. Oggi la Facoltà teologica del Triveneto aperta anche ai laici, e tanto sognata fin dagli anni Sessanta, ha iniziato il suo cammino sulle radici buone dello studio teologico del Seminario.

4. A san Gregorio stava a cuore «la cura di quelle anime che Cristo ha redento col suo preziosissimo sangue» e oggi una delle qualità essenziali che un prete deve avere è la capacità di accompagnare le persone. Credo che questo sia un aspetto particolare del Seminario che vuole formare uomini di relazione e guide nella vita cristiana. Ma per accompagnare altri bisogna prima lavorare su di sé, per questo la formazione umana e il lavoro su se stessi per conoscersi, maturare nella stima di sé, nella disponibilità al dono di sé e nella gratuità sono cantieri importanti. Tutto questo coinvolge la maturità affettiva che nel contesto culturale odierno esige delle attenzioni speciali.

5. Il seminario è un’esperienza particolare, limitata nel tempo, e da sempre ha fatto propria una regola di vita e una disciplina finalizzate a favorire un clima esigente per la formazione dei futuri preti. San Gregorio diceva: «Ho avuto sempre opinione che vi sia più bisogno di esecuzione che di legge», parole che oggi traduco con responsabilità, maturità, sana autonomia. Oggi non ci sono le regole rigide di altri tempi, ma la disciplina interiore e una buona regola di vita sono tanto importanti per noi preti e il seminario deve porre le basi perché domani, in altri contesti, ci sia la capacità di avere una struttura interiore e una vita buona.

6. Il seminario di Padova ha sempre creduto e dedicato molto spazio alle esperienze pastorali. Il legame stretto con la vita delle parrocchie è all’origine della vocazione ed è anche la meta della formazione. Anche il primo seminario, aperto nel 1569, prevedeva un quinquennio residenziale e poi, almeno per attendere l’età canonica, un tirocinio pastorale. Sarebbe impensabile a Padova trattenere i seminaristi in seminario nel fine settimana o fare del seminario una specie di monastero: il cuore batte per la pastorale ieri come oggi ed è questa una caratteristica propria del prete padovano e anche del seminario.

7. Un ultimo aspetto vorrei evidenziare: la scarsità di risorse ha chiesto al Barbarigo di metterci del proprio non solo per la sistemazione dell’edificio ma poi anche per mantenerlo. Sembra che la scarsità di risorse economiche rimanga anche oggi uno dei problemi del seminario. San Gregorio ha fatto allora scelte importanti, ha osato nell’acquistare e sistemare il monastero di Santa Maria in Vanzo; ieri come oggi anche questa rimane una sfida mai scontata che ci chiede scelte coraggiose.

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