Abbazia di Praglia. Il vescovo ordina due monaci sabato 20 novembre

Diventano presbiteri padre Alfio Giuseppe Catalano (39 anni) e padre Paolo M. Censori (61 anni). Entrambi laureati hanno “incrociato” la vita religiosa

Abbazia di Praglia. Il vescovo ordina due monaci sabato 20 novembre

Nella vita è bello essere disponibili a cambiare le mosse della partita per intraprendere nuove strade, se è quanto ci chiede il Signore. Con questo spirito di fiduciosa attesa, padre Alfio Giuseppe Catalano e padre Paolo M. Censori, monaci dell’abbazia di Praglia, si preparano alla propria ordinazione, in programma sabato 20 novembre alle 16 in abbazia. Tutta la loro vita è stata segnata dallo stupore e da cambi di percorso inaspettati. Entrambi con una laurea in tasca, avevano progetti molto diversi dalla vita religiosa.

«Dopo gli studi classici a Giarre (Catania), mi sono laureato in medicina all’Università Cattolica di Roma nel 2007. Mi interessava il campo dell’ematologia –spiega padre Catalano, 39 anni – Tuttavia, il contatto con la malattia stava insinuando in me degli interrogativi che non trovavano risposta solo nella scienza. Proprio in quel periodo, l’esperienza della malattia vissuta anche in famiglia mi ha fatto comprendere la potenza della preghiera di intercessione e mi ha dato la certezza che una vita offerta al Signore avrebbe potuto giovare alla salvezza di molti, ben al di là delle mura anguste dell’ospedale. Studi sprecati? Tutt’altro. Il Signore non lascia cadere nulla del percorso per il quale ci guida. Essere monaco in qualche modo non ha mai significato smettere di essere medico in tutti questi anni».

Diversa la formazione di padre Censori, sessantunenne, che, con una laurea in economia e commercio e un diploma in organo e pianoforte, si è diviso per anni tra l’aiuto al padre, consulente del lavoro ad Ancona, e l’insegnamento della musica. Poi, la svolta. «Sono entrato nel monastero di Praglia a 37 anni, grazie a un frate cappuccino, Leonardo Sirigu, che ho incontrato a Loreto. Al termine del mio cammino di discernimento, ho sentito che la mia vocazione si sarebbe realizzata in modo più completo nell’ordine benedettino. Dopo la mia ordinazione, il patriarca di Venezia, città in cui vivo, mi ha già prospettato la possibilità di aiutare alcune parrocchie nelle confessioni e nella celebrazione delle messe. Sarà un modo nuovo, per me, di sperimentare la vicinanza al prossimo».

«Il fatto che il vescovo Claudio ordini i presbiteri nell’abbazia è un segno di come il monastero sia inserito nel contesto della Diocesi, pur mantenendo la propria identità e il carisma che è proprio dell’ordine benedettino» commenta l’abate Stefano Visintin.

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