Acqua preziosa. Le risorse idriche continuano ad essere determinanti per la nostra produzione alimentare

Una delle grandi sfide nella gestione delle acque non è solo quella di assicurare irrigazioni dove serve ma anche quella di gestire il clima.

Acqua preziosa. Le risorse idriche continuano ad essere determinanti per la nostra produzione alimentare

Acqua preziosa. Per tutti. Soprattutto per l’agricoltura (ma non solo), e quindi per la produzione di cibo e per la tutela del territorio. Acqua preziosa in tutti i sensi: dal punto di vista economico e dell’occupazione, così come per l’ambiente e la salute. Acqua preziosa ma, tuttavia,  da gestire con grande attenzione perché può trasformarsi in un incubo a due facce: siccità e alluvioni, devastano comunque il territorio e le esistenze di chi ci vive.

Per comprendere meglio, basta sapere che la buona gestione dell’acqua comporterebbe 50mila posti di lavoro in più ma che i “rischi idrici” costano ogni anno al nostro Paese qualcosa come 2,5 miliardi di euro. Si tratta di numeri emersi nel corso dell’assemblea 2019 dell’Anbi, l’Associazione dei consorzi di bonifica, il cui presidente, Francesco Vincenzi, ha nuovamente alzato la voce per dire che l’Italia deve una volta per tutte mettersi in testa di curare di più e meglio la gestione delle acque. Non solo per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche per conservare e tutelare l’acqua e la sua qualità “in quanto risorsa fondamentale per il nostro Paese”.

Parole sacrosante, anche se, in effetti, qualcosa negli ultimi tempi è già stato fatto con il via libera a 75 interventi (del Piano sviluppo rurale nazionale, Fondo sviluppo e coesione, Piano straordinario invasi), che valgono da soli circa 641 milioni di euro e 3.200 posti di lavoro.  Primi passi importanti, è stato spiegato, ma che assolutamente non bastano. Anche se la stima della stessa Anbi parla di risparmi idrico pari ad almeno il 15% degli attuali consumi: una quota utile “per – hanno detto i tecnici -, ridurre potenziali conflitti sull’uso della risorsa idrica, previsti nei prossimi anni con sempre maggiore frequenza in relazione allo strutturarsi dei cambiamenti climatici”.

Già, perché una delle grandi sfide nella gestione delle acque non è solo quella di assicurare oggi irrigazioni abbondanti dove serve (e quindi il mantenimento di produzioni agroalimentari di primo livello come quelle italiane), ma anche quella di gestire un clima che non segue più gli andamenti ai quali il mondo è stato abituato almeno da oltre un secolo. Da qui le indicazioni su cosa fare. Servono azioni di manutenzione straordinaria, l’ammodernamento e la razionalizzazione delle reti idrauliche, la realizzazione di nuovi bacini che raccolgano l’acqua, soprattutto quella in eccesso, per conservarla ed utilizzarla nei momenti opportuni. Basta pensare che con opportuni interventi si potrebbe metter da parte una quantità d’acqua pari al volume del lago d’Iseo.

Acqua preziosissima, dunque. E non solo per l’Italia. Anche se il nostro paese vive un lungo periodo di contraddizioni proprio rispetto all’acqua. Le grandi tradizioni legate alle bonifiche, alla gestione delle risaie, al governo delle acque in montagna e nelle aree di confine fra terra e mare, nelle pianure, spesso sembra abbiano lasciato spazio solo all’irruenza dei torrenti in piena così come alla terra che si spacca arsa dalla siccità.

Certo, per governare bene l’acqua occorrono capacità tecniche non di poco conto (che pur ci sono), ma anche soldi (che spesso non ci sono stati), oltre che un coordinamento che oltrepassa i confini nazionali (da qui fra l’altro l’importanza di Irrigants d’Europe, l’associazione che mette insieme tutti quelli che sull’acqua possono far qualcosa), ma che deve fare i conti anche con le relazioni fra usi agricoli e usi non agricoli dell’acqua stessa. “Non può esserci cibo di qualità senza acqua, ma soprattutto senza acqua di qualità”, ha precisato giustamente da buon coltivatore Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, intervenendo proprio all’assemblea Anbi, che ha aggiunto: “L’acqua utilizzata per irrigare i campi, viene restituita all’85% e spesso in condizioni migliori di come era stata prelevata”. Acqua preziosa in ogni caso, quindi. A patto che sia acqua buona, in tutti i sensi.

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Fonte: Sir