Adorazione eucaristica. Un pezzo di pane memoriale di fraternità

Il cibo scelto da Gesù non è offerta spontanea della natura, ma dato dal lavoro dell’uomo «e questo rivela il valore sacro che Dio riserva alla nostra opera. Il Creatore si offre alle creature attraverso il frutto delle loro mani»

Adorazione eucaristica. Un pezzo di pane memoriale di fraternità

La semina e poi pian piano i grani che maturano al sole e si ristorano con la pioggia, la mietitura e poi la macinazione.
Infine la farina impastata con gli altri ingredienti per diventare pane per la mensa e per l’altare. Quel pane che lo Spirito Santo ha reso corpo di Cristo è prima corpo del mondo e tale continua a essere. Nel memoriale di Cristo sono presenti la natura e le vite che hanno concorso a produrre quel pane. Una presenza reale, come in ogni opera progettata, ideata, costruita, disegnata, scritta, fatta, impastata dall’umanità. Dentro al nostro lavoro c’è parte della nostra esistenza: pensieri ed emozioni, azioni e relazioni. Nel sacrificio di Cristo c’è il dono del nostro operare: levate prima dell’alba a pulire uffici, a scaricare bancali, ad aprire la saracinesca... giornate nel traffico, tra i banchi di scuola, nei cantieri, nelle faccende di casa, in azienda, nei campi... e nottate nelle corsie di ospedale, al bancone del bar, a sorvegliare le città... Il lavoro che ha dato corpo a quel pane racchiude tutti i lavori e dà corpo alle nostre fatiche. Adoriamo Dio attraverso il frutto del nostro lavoro. Prima del grande sacrificio di Gesù c’è quello di tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano. Quel pane simbolo di ogni lavoro ci ricorda la grande dignità dell’essere creature chiamate a continuare la creazione. Ingegno, competenze, abilità, saperi, forza, determinazione impastano quel pane scelto da Gesù per “darsi” presente. Quello scelto da Gesù non è un cibo offerto spontaneamente dalla natura, ma un cibo dato dal nostro lavoro e questo rivela il valore sacro che Dio riserva alla nostra opera. Il Creatore si offre alle sue creature attraverso il frutto delle loro mani, che diviene cibo d’eternità.

Guardare al pane oltre a non distoglierci dalla divinità del nostro Creatore ci avvicina alla sacralità del nostro lavoro. In quel pane è racchiusa la nostra responsabilità affinché le nostre attività non siano macchiate d’ingiustizie e vessate da soprusi, non avvelenino la terra, l’aria e l’acqua. Un lavoro che non sia dignitoso, libero e solidale, non è degno di essere chiamato tale, è un atto ingiusto e tal volta criminale. Nel lavoro esprimiamo noi stessi e nel dare forma al nostro agire ne siamo a nostra volta plasmati e realizziamo la nostra umanità, così in quel pane sull’altare possiamo vedere il trasformarsi delle nostre vite sempre più a somiglianza del nostro Creatore, anche nelle loro ferite, che si rimarginano nel suo sacrificio. Se questo è il pane che appunto in Cristo ci rende fratelli, ancor prima ci rende tali nel lavoro. È con il lavoro che contribuiamo alla crescita della società, che è democratica nella misura in cui permette a tutti di partecipare alla costruzione del bene comune secondo le proprie attitudini e possibilità. In questo modo ognuno gusta la propria libertà e si sente solidalmente parte della comunità. Il lavoro è quella dimensione esistenziale che rende possibile la realizzazione personale di ciascuno e fraterna della società. Una società basata sul lavoro di tutti è garanzia di giustizia e di uguaglianza, essendo il lavoro antidoto alla schiavitù e alla rendita, ai privilegi di casta e alla mendicanza. Il lavoro ci rende uguali rispettando le nostre differenze; ecco perché è l’ingrediente indispensabile per costruire società non solo libere, né solo solidali, ma fraterne. Nel lavoro, strumento della nostra fraternità terrena, presente in quel pane, si mostra Cristo, “strumento” della nostra fraternità celeste. E come nel suo corpo siamo raccolti in unità, così nel nostro lavoro che dà corpo alla nostra persona e alle nostre società, siamo intimamente connessi tra noi da ogni capo del mondo e con l’intera creazione. Rendiamo grazie, certi che sull’altare ciò che agiamo nel tempo e nello spazio prende i confini dell’eternità.

suor Francesca Fiorese
Direttrice dell'Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro

Maggio

Intenzione universale del papa
Preghiamo perché i giovani, chiamati a una vita in pienezza, scoprano in Maria lo stile dell’ascolto, la profondità del discernimento, il coraggio della fede e la dedizione al servizio.

Intenzione dei vescovi
Per tutte le mamme, perché guardando a Maria imparino a custodire ogni cosa nel cuore, confidando in Dio.

Intenzione per il clero
Cuore di Gesù, e Cuore Immacolato di Maria, riempite del vostro amore il cuore di ogni sacerdote, che diventi canale di grazia per tanti.

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