Asili nido. Osservatorio #conibambini: “Forti divari non solo Nord-Sud, ma anche centri urbani-aree interne”

A fronte di un Centro-Nord che con 32 posti ogni 100 bambini ha quasi raggiunto l'obiettivo europeo del 33% e dove in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5 e il servizio è garantito in meno della metà dei comuni (47,6%). La differenza tra le due aree è di 18,5 punti. Sono alcuni dati del rapporto nazionale sugli asili nido promosso da “Con i Bambini” e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile

Asili nido. Osservatorio #conibambini: “Forti divari non solo Nord-Sud, ma anche centri urbani-aree interne”

Negli ultimi anni, sulla scorta degli obiettivi nazionali ed europei in materia, l’offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia è in parte cresciuta nel nostro Paese. In base ai dati più recenti, relativi all’anno educativo 2018/19, sono arrivati a 25,5 ogni 100 minori. Una crescita non trascurabile, ma che risulta ancora troppo lenta rispetto agli obiettivi europei dei 33 posti ogni 100 bambini. È quanto emerso, martedì 27 aprile, dalla presentazione on line del rapporto nazionale “Asili nido in Italia. I divari nell’offerta di nidi e servizi prima infanzia sul territorio nazionale, tra Mezzogiorno e aree interne” dell’Osservatorio sulla povertà educativa #con i bambini, promosso dall’impresa sociale “Con i Bambini” e Openpolis, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

“Partire presto e bene cambia tutta la vita delle persone.

Ciò è vero in generale, lo è ancor più per chi nasce in situazione di esclusione e fragilità. Il potenziamento” di asili nido e dei servizi all’infanzia “da solo non basta. Si deve puntare soprattutto a ridurre i divari tra i territori, che sono molto ampi come dimostra il report”, sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di “Con i Bambini”, ricordando come il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) includa i nidi, i servizi all’infanzia, l’istruzione e la ricerca dedicando oltre 30 miliardi di euro. “È anche importante il come si raggiunge l’obiettivo, i processi – precisa Rossi-Doria -. Abbiamo imparato grazie ai 384 progetti sostenuti dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che è di decisiva importanza puntare sulle comunità educanti che garantiscono di raggiungere tutti i bambini e bambine e di rafforzare anche l’azione educativa dei genitori grazie ad ‘alleanze educative’ tra scuola, famiglie, privato sociale, civismo educativo, istituzioni locali. Complessivamente, sono 6.700 i soggetti oggi messi in rete.

Il dialogo, l’ascolto, la cooperazione, il fare sistema in particolare sul tema dell’educazione dei più piccoli, soprattutto nelle aree più fragili, sono la strada maestra”.

Vi sono profonde distanze tra i territori nella diffusione di asili nido e servizi prima infanzia.

“A fronte di un Centro-Nord che ha quasi raggiunto l’obiettivo europeo (32%) e dove in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5 e il servizio è garantito in meno della metà dei comuni (47,6%). La differenza è di 18,5 punti.

A Bolzano quasi 7 posti ogni 10 bambini. A Catania e Crotone quasi 5 su 100 bambini. Ai primi posti si collocano Valle d’Aosta (45,7%, cioè quasi 1 posto nei servizi socio-educativi per la prima infanzia ogni 2 bimbi residenti), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%) e Toscana (36,2%). Al Sud, ad eccezione della Sardegna che supera la media nazionale (29,3%), vanno oltre la soglia del 20% (ovvero più di un posto ogni 5 bambini) Abruzzo e Molise, mentre Puglia e Basilicata si attestano poco sotto il 17% e con maggiore distanza si collocano Campania (11%), Sicilia (10%) e Calabria (9,4%)”, si legge nel report. Le medie regionali però nascondono divari all’interno degli stessi territori, soprattutto al Sud: “In Sicilia, l’offerta potenziale presente nella città metropolitana di Messina (17 posti ogni 100 bambini) è quasi tre volte quella della provincia di Caltanissetta (6,2%). In Calabria il dato di Crotone (16,3%) si contrappone a quello di Cosenza (7,7%). In Campania, l’offerta potenziale di Salerno (13 posti ogni 100 bambini) è quasi doppia rispetto a Caserta (6,6%)”.

“La povertà educativa affonda le radici già nella prima infanzia e si consolida ben prima della scuola primaria.

D’altro canto, è dimostrato come un asilo nido di qualità rappresenti uno strumento efficacissimo di riduzione delle diseguaglianze di ingresso nel sistema scolastico e un investimento fondamentale per prevenire la dispersione – spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Proprio nei territori dove c’è maggior povertà educativa e dispersione scolastica mancano gli asili nido e questo rende anche più difficile, per le giovani donne, l’ingresso nel mondo del lavoro”. È anche questa carenza di asili nido a incentivare il fenomeno degli anticipatari nel Sud. In Italia sono circa 70mila i bambini che all’età di 2 anni frequentano già la scuola dell’infanzia. A fronte di una media nazionale del 14,8% di bambini di 2 anni anticipatari, il dato supera il 20% in gran parte delle regioni meridionali, con picchi del 29,1% in Calabria, del 25% in Campania e del 23,7% in Basilicata.

“Investire nella prima infanzia con servizi educativi di buona qualità è essenziale per contrastare le disuguaglianze di partenza e consentire a tutti i bambini e le bambine di sviluppare appieno le proprie capacità – dice Chiara Saraceno di Alleanza per l’infanzia -.

L’Italia, purtroppo, non solo investe relativamente poco sui bambini, specie i più piccoli, ma lo fa in modo molto diseguale, ‘deprivilegiando’ i bambini che vivono nei territori già più svantaggiati, venendo meno al dettato dell’articolo 3 della Costituzione che pone l’obbligo di rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della personalità”.

L’altra frattura è quella tra i maggiori centri urbani, dove il servizio è più diffuso, e i comuni delle aree interne.

“Sono 13,8 i punti di divario tra i comuni polo, baricentrici in termini di servizi, e quelli periferici e ultra periferici”, ricorda il report.

Oltre un bambino con meno di 3 anni su 5 vive in aree interne. Quasi il 7% abita in un comune periferico o ultra periferico. Per l’anno educativo 2018/19 circa il 59,6% dei comuni offre il servizio da solo o in associazione con altri (in termini di popolazione l’83,9% dei residenti abita in un comune con asili nido o servizi integrativi). Ma la diffusione del servizio sul territorio appare molto eterogenea. In 9 province (Aosta, Trieste, Pordenone, Reggio nell’Emilia, Ravenna, Firenze, Prato, Taranto e Barletta-Andria-Trani) tutti i comuni offrono almeno un posto. In altre 36 meno della metà dei comuni eroga il servizio.

“Oggi il nostro Paese, con 25,5 posti nido e servizi prima infanzia ogni 100 bambini, è ancora distante dal target europeo del 33%, con profondi divari interni. Next generation Eu può essere l’occasione per invertire la rotta – sostiene Vincenzo Smaldore, direttore editoriale di Openpolis -. Ma

per sanare disuguaglianze così ampie è necessario partire dai dati sui divari nell’offerta, comune per comune”.

Il Pnrr prevede di aumentare l’offerta dei posti negli asili nido, ma se la media europea del 33% entro il 2026 verrà raggiunta potenziando solamente le aree del Paese già più “infrastrutturate” significa che le risorse europee, nonostante il conseguimento dell’obiettivo nazionale, non saranno servite per abbattere le distanze esistenti, è la conclusione del report.

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Fonte: Sir