Aule pericolanti. La situazione strutturale delle scuole italiane è estremamente critica

Perché ogni anno dobbiamo trovarci di fronte a “bollettini di guerra” che mostrano carenze strutturali e organizzative di un sistema scolastico che invece si vorrebbe sempre più sicuro e performante?

Aule pericolanti. La situazione strutturale delle scuole italiane è estremamente critica

Perché? E’ la prima domanda che viene in mente di fronte a rapporti come quello di Cittadinanzattiva, presentato recentemente, che mettono a nudo una situazione strutturale delle scuole italiane estremamente critica.
La domanda è legata al fatto che tali rapporti non sono mosche bianche. Anzi, si succedono con regolarità ogni anno e sono formulati da soggetti diversi. Da Legambiente, ad esempio, con le analisi puntuali sui temi dell’edilizia e delle certificazioni ambientali degli istituti italiani. E Cittadinanzattiva non è nuova anch’essa alla denuncia di situazioni di criticità ed emergenza.

E allora perché? Perché ogni anno dobbiamo trovarci di fronte a “bollettini di guerra” che mostrano carenze strutturali e organizzative di un sistema scolastico che invece si vorrebbe sempre più sicuro e performante?
Si può rispondere che piano piano si migliora. Che i fondi per l’edilizia scolastica sono stati via via aumentati negli anni, che si sta facendo il possibile per evitare affollamenti – e certo questo è uno dei problemi più grandi del post pandemia – e per garantire cattedre, insegnanti, cure agli studenti più bisognosi…

Ma evidentemente restiamo indietro se ancora ci troviamo di fronte a una situazione così descritta dal comunicato di Cittadinanza attiva nel presentare il Rapporto: “460 mila i bambini e ragazzi che studiano in 17mila classi con più di 25 alunni; il problema è concentrato soprattutto nelle scuole superiori, dove il 7% delle classi è in sovrannumero, con le maggiori criticità nelle regioni più popolose come la Lombardia (con 1889 classi over25), l’Emilia Romagna (1131), la Campania (1028). Più della metà degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità statica (54%) e di quello di prevenzione incendi (59%); il 39% è senza collaudo statico. 35 gli episodi di crolli che si sono verificati a scuola fra settembre 2020 ed agosto 2021, circa tre al mese.

Inoltre sono 17.343, pari al 43% del totale, le scuole in zone ad elevata sismicità”.
C’è anche, è vero, un rilievo positivi: “Notizie incoraggianti sulla ricostruzione degli istituti scolastici colpiti dal sisma del 2016: gli interventi in corso o programmati riguardano 433 istituti, con un impegno di spesa di 1,2 miliardi di euro”
Può bastare?

L’associazione ritiene evidentemente di no e chiede al ministero anzitutto di fermare le classi in soprannumero (over 25 alunni), in particolare stabilendo da gennaio il limite di 25 alle nuove iscrizioni delle prime classi, soprattutto delle secondarie di II grado. Non solo: la richiesta al Ministero è di mettere mano all’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, inserendo anche i nidi (il rapporto ha un focus dedicato), mentre a tutti i Dirigenti scolastici e agli Rspp (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) Cittadinanzattiva chiede “di aggiornare il Piano di emergenza, effettuare le prove di evacuazione, rivedere le procedure per fronteggiare il rischio sismico e l’alluvione, pur nel rispetto delle regole anti Covid”. Servono poi provvedimenti sanitari, prove di vulnerabilità degli edifici, lo stop ai seggi elettorali…. Molte cose che a chi segue il mondo scolastico con sono affatto nuove.
Non c’è, è evidente, la bacchetta magica per risolvere i tanti problemi. Né è possibile farlo tutto insieme. Però vale la pena, ogni volta, sentirsi provocati.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir