Circoncisioni, appello dei medici stranieri: “Inserire la pratica nei Lea”

Dopo il caso del bambino di 5 mesi morto nel reggiano, la Grande moschea di Roma e l'associazione medici di origine straniera lanciano un appello per far riconoscere la pratica dal Servizio sanitario nazionale. Sono 5 mila quelle eseguite ogni anno, di cui il 35% in casa

Circoncisioni, appello dei medici stranieri: “Inserire la pratica nei Lea”

ROMA – La circoncisione in casa è pericolosa e spesso uccide: lo dimostra l'ultimo dramma, avvenuto in Emilia Romagna, dove un bimbo di 5 mesi è morto, nella notte tra venerdì e sabato, presso l'ospedale Sant’Orsola di Bologna. Qui era arrivato venerdì pomeriggio da Scandiano (Reggio Emilia) in condizioni gravissime, a causa di un intervento di circoncisione fatto in casa dai genitori, di origine ghanese. E proprio alla luce di questa ennesima tragedia (solo un paio di mesi fa un bambino di due anni è morto a Monterotondo, in provicia di Roma, anche lui a causa di una circoncisione rituale in casa), il Centro islamico culturale d’Italia, noto come la Grande moschea di Roma, lancia un appello ai musulmani in Italia affinché si avvalgano unicamente di strutture sanitarie pubbliche o private per svolgere la circoncisione rituale. È il Segretario generale, Abdellah Redouane, a lanciare l’allarme contro le circoncisioni “fatte in casa o in ambienti tutt'altro che sterili, da persone non qualificate e che mettono a rischio i bambini, spesso piccolissimi, di morte o di malformazioni gravi”.

Il problema è che in Italia “metà delle circoncisioni viene fatta in maniera clandestina per l'alto costo dell'operazione, che non è riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. Il problema è noto, ne abbiamo parlato e ne parliamo ai congressi scientifici, ci siamo rivolti alle istituzioni e anche ai politici. Il Sistema Sanitario Nazionale non riconosce la pratica se eseguita per motivi cultuali e non medici, e questo porta chi non può permettersi di andare in clinica a rivolgersi a persone non qualificate”. Per questo, Il Centro islamico culturale d’Italia è stato firmatario nel 2016 insieme ad altre entità religiose di un protocollo siglato all’interno dell’Azienza Ospedaliera Universitaria Policlinico Umberto I di Roma, per praticare la circoncisione rituale per maschi di religione ebraica e musulmana nell’ambito delle strutture sanitarie pubbliche, in regime di attività libero professionale e a un prezzo concordato e accessibile. “Segnaliamo una simile iniziativa promossa anche dalla Confederazione islamica italiana in Piemonte. Infine il Centro islamico culturale d’Italia con i suoi partner sta mantenendo i contatti con altre regione per portare questo modello nel resto del paese in modo da salvare vite umane”, conclude Redouane. 

Circoncisione in Italia, i dati. Secondo i dati che ci riferisce Foad Aodi, fondatore e presidente dell’Associazione medici di origine straniera (Amsi), sono circa 11 mila ogni anno i bambini residenti in Italia che vengono circoncisi: 5 mila di questi interventi sono eseguiti in Italia, altre 5/6 mila nei Paesi di origine durante le festività o permessi lavorativi (con un aumento del 20% a causa delle difficoltà di effettuare la pratica in Italia). Tra i 1.400 e i 1.750 bambini circoncisi in Italia subiscono l'intervento al di fuori di strutture sanitarie e quindi in condizioni precarie e inadeguate per quanto riguarda igiene e sicurezza. “Il 35 per cento delle circoncisioni effettuate in Italia avviene in modo clandestino a casa e in strutture non autorizzate, per mano di personale non qualificato e laureato - denuncia Aodi – con complicanze come infezioni o emorragie. Spesso poi le famiglie tardano, per paura, a rivolgersi alle strutture sanitarie con la conseguenza di mettere a rischio la vita del bambino”. Il presidente dell'Amsi sottolinea che, dopo il caso di Monterotondo le circoncisioni fatte in case erano scese al 25% con un contemporaneo aumento delle richieste da parte delle famiglie musulmane all'Amsi e alle Comunità del mondo arabo in Italia per sapere dove poter effettuare la pratica in modo regolare e sicuro. 

Circoncisione in Italia, i costi. Nelle strutture sanitarie private, la circoncisione può costare anche 4 mila euro. In alcune regioni come il Lazio e il Veneto, le famiglie possono ricorrere al servizio sanitario per effettuare la pratica, con una spesa che varia dai 250 ai 400 euro – fa sapere ancora Amsi - mentre in Toscana c’è un regime di convenzione. Una spesa comunque alta per chi vive in condizioni economiche precarie. Nei Paesi d’origine la circoncisione, che non viene praticata dai medici, costa pochissimo, spesso basta un’offerta e in alcune zone rappresenta una festa, come il battesimo per i cattolici, a cui tutta la famiglia partecipa. Il maggior numero di richieste vengono dall’Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Sardegna. 

Circoncisione clandestina, perché? Non è però solo una questione economica. Ad alimentare il mercato clandestino sono anche i molti irregolari che non possono rivolgersi a strutture autorizzate. Un altro aspetto favorisce poi la clandestinità: nel Lazio, ad esempio, alcune strutture pubbliche sottopongono alla circoncisione soltanto i bambini che hanno compiuto i 4 anni. Altre, come il poliambulatorio di Civitavecchia, operano solamente dai 12 anni in su, soprattutto per questioni legate all’anestesia. “Ma il 99% dei genitori chiede di poterlo fare quando il bambino ha pochi mesi di vita, per questo non avendo alternative valide sono costretti a rivolgersi ai privati, se possono permettersi di pagare fino a 4 mila euro, a tornare nei Paesi di origine o a farle in casa”, spiega Aodi, precisando che in molti casi sono gli stessi familiari ad eseguire l'intervento: “Spesso tramandano anche in Italia le pratiche tribali dei loro Paesi e sono loro stessi a praticare la circoncisione sui figli, come è avvenuto a Reggio Emilia”. 

L'appello. Prima del caso di Reggio Emilia, a gennaio di quest'anno un bimbo di due anni è morto a Monterotondo, in provincia di Roma. Nel 2016 un bambino era morto a Torino, mentre altre vittime si erano registrate, nei mesi precedenti, a Treviso e Bari. Per arginare questo drammatico fenomeno, Aodi ha lanciato un appello al ministro della Salute, Giulia Grillo “perchè autorizzi la circoncisione nelle strutture sanitarie pubbliche e private a livello nazionale con prezzi accessibili” e anche “perché si abbassi l’età” in cui si possa eseguire la pratica. Amsi chiede anche che sia istituito un registro delle strutture in cui è possibile eseguire la circoncisione rituale, un esempio è l'ambulatorio aperto presso l'ospedale di Civitavecchia dell'Asl Roma 4. “Noi condanniamo la pratica della circoncisione clandestina fatta in casa da personale non qualificato e chiediamo che la circoncisione rituale sia inserita nei Livelli essenziali di assistenza perché possa essere eseguita in ospedale dietro il pagamento di un ticket, anche perché le famiglie che vi ricorrono sono spesso disagiate o irregolari che non possono permettersi di pagare i 4 mila euro che chiedono le cliniche private”, spiega Aodi. “Ci auguriamo che altri sindacati e ordini professionali possano aderire al nostro appello che sta raccogliendo numerose adesioni di associazioni, sindacati, comunità, albi professionali, ong, Comuni, municipi e a livello popolare e della società civile per salvare i bambini dal mercato nero e tutelare la loro salute – conclude Aodi – Non vogliamo altri morti e altre sofferenze e siamo indignati dalla mancanza di risposta da parte del mondo politico”. rappresenta una festa, come il battesimo per i cattolici, a cui tutta la famiglia partecipa. Il maggior numero di richieste vengono dall’Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Sardegna. Ci auguriamo che altri sindacati e ordini professionali possano aderire al nostro appello che sta raccogliendo numerose adesioni di associazioni, sindacati, comunità, albi professionali, ong, Comuni, municipi e a livello popolare e della società civile - dichiara Aodi - per salvare i bambini dal mercato nero e tutelare la loro salute”. (lp/cl)

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Fonte: Sir