Covid e povertà: “mezzo milione di adolescenti in più a rischio di matrimonio forzato”

Il rapporto The Global Girlhood del 2020 mette in evidenza gli effetti devastanti della pandemia. Si registrano un milione in più di gravidanze precoci per ragazze tra i 15 e 19 anni, un’inversione di tendenza negativa dopo 25 anni di progressi. La direttrice Fatarella: “Sempre più famiglie verso la povertà” 

Covid e povertà: “mezzo milione di adolescenti in più a rischio di matrimonio forzato”

Quasi 500 mila ragazze in più nel mondo potrebbero essere costrette al matrimonio forzato, a causa delle conseguenze economiche della pandemia, e si registrano un milione in più di gravidanze precoci di ragazze tra i 15 e i 19 anni. Questi dati sono stati messi in evidenza da Save The Children, nel nuovo rapporto The Global Girlhood Report 2020, per segnalare gli effetti devastanti della pandemia sul futuro di milioni di bambine in tutto il mondo, tra matrimoni e maternità premature, abbandono scolastico e violenze di genere.

Avevo 12 anni quando ho saputo che il mio matrimonio era stato combinato. È stato terribile abbandonare la scuola e i miei amici, tutti i miei sogni si sono spezzati in quell’istante. Il mio messaggio per tutte le ragazze della mia età è quello di rimandare il matrimonio e fare qualunque sforzo per raggiungere i propri sogni,” ha dichiarato Sunita, che oggi ha 16 anni, vive in India nello stato del Bihar e si batte contro i matrimoni precoci e per i diritti delle ragazze nella sua comunità. 

Un’inversione di tendenza negativa - dopo 25 anni di progressi che hanno consentito di prevenire 78,6 milioni di matrimoni precoci - che sta costringendo le adolescenti ad unioni forzate soprattutto nell’Asia meridionale (191.000), Africa centrale e occidentale (90.000), America Latina e Caraibi (73.000). Le gravidanze precoci, invece, sono invece concentrate in gran parte in Africa, 282.000 nell’area meridionale e orientale del continente e 260.000 in quella centrale e occidentale, e nell’America Latina e Caraibi (181.000). 

La pandemia sta spingendo sempre più famiglie verso la povertà, - spiega Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia – lasciando molte ragazze senza cibo, obbligandole a lavorare per sostenere la famiglia o costringendole ad occuparsi dei familiari malati e ad abbandonare la scuola, con possibilità molto minori di poter riprendere gli studi rispetto ai loro coetanei maschi”.

Nove paesi su dieci con la più alta percentuale di matrimoni precoci sono quelli più fragili, perché colpiti da crisi umanitarie, come conflitti, alluvioni, siccità, terremoti o epidemie, e dove le ragazze sono maggiormente esposte a questo rischio. La chiusura delle scuole per il Covid-19 ha lasciato 1,6 miliardi di bambini senza istruzione, ma, come ha insegnato il caso della recente epidemia di Ebola, le bambine e le ragazze hanno molte meno probabilità di riprendere la scuola per la pressione dei bisogni della famiglia, o a causa di matrimoni o gravidanze precoci. Se una adolescente su 10 nel mondo era già vittima di stupro o violenza sessuale da parte del proprio marito o ragazzo prima del Covid-19, il coronavirus ha portato ad un aumento di questi casi e, per effetto della pandemia, si prevedono 2 milioni di casi di mutilazione genitale femminile in più nei prossimi 10 anni, soprattutto tra chi non ne ha ancora compiuti 14

“La pandemia sta peggiorando le diseguaglianze di genere e rischia di invertire i progressi fatti negli ultimi anni - conclude Daniela Fatarella -.Dobbiamo fare ogni sforzo per impedire che questo avvenga. In occasione del meeting di alto livello oggi dell’Assemblea Generale ONU per rilanciare l’impegno dei paesi sulla parità di genere nel 25° anniversario della Conferenza sulle Donne di Pechino, chiediamo di dar più voce alle ragazze, garantendo la loro partecipazione attiva nelle decisioni relative alla risposta al Covid-19 e a quelle per la ripresa. Ci vogliono azioni concrete per contrastare la violenza di genere e le sue radici, e bisogna porre fine ai matrimoni precoci supportando anche chi li ha subiti, con riforme legislative e piani nazionali per la salute e l’educazione”.      

Camilla Canale

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)