Decreto sicurezza bis. "Ennesimo attacco a principi fondamentali"

In una nota, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione esprime le proprie preoccupazioni sulle ipotesi di un nuovo intervento in materia di immigrazione. “Salvare vite in mare non dovrà mai essere considerato un crimine. Il diritto non può essere stravolto da esigenze elettorali"

Decreto sicurezza bis. "Ennesimo attacco a principi fondamentali"

ROMA - Un “ennesimo attacco al rispetto della vita umana, ai diritti e alle libertà fondamentali”, per questo "prendere posizione è un dovere a cui non è più possibile sottrarsi”. Così l’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione interviene in merito alle notizie di un nuovo decreto sicurezza che, secondo l’Asgi, dovrebbe andare nuovamente a modificare alcune delle norme sulla disciplina dell’immigrazione in Italia. “Il testo appare essere l’ennesimo stravolgimento dei fondamentali principi di diritto internazionale - spiega l’Asgi - e un ulteriore contributo alla politica posta in essere da questo governo, così come da quello precedente, finalizzata a colpire coloro, specialmente organizzazioni non governative di chiara fama, che non vollero ubbidire alla regolamentazione della salvaguardia del diritto alla vita”.

Secondo l’associazione, si parla di “nuove sanzioni (ed addirittura la sospensione o la revoca della licenza alla navigazione) a carico di chi a certe condizioni ponga in essere ‘azioni di soccorso di mezzi adibiti alla navigazione ed utilizzati per il trasporto irregolare di migranti, anche mediante il recupero delle persone’ - spiega l’Asgi -. Ovvero sanzioni per chi, nell’adempimento di un dovere etico, giuridico e sociale, salva vite umane altrimenti destinate alla morte”. Per l’Asgi, è "evidente la mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza”, ma con l’ipotesi di decreto legge, spiega l’organizzazione in una nota “si persegue pervicacemente nella strada intrapresa e, addirittura, si decide di portare la guerra agli esseri umani anche in acque internazionali sbeffeggiando le convenzioni internazionali in materia di ricerca e soccorso in mare”.

In attesa del testo, l’Asgi puntualizza che “sino ad oggi la magistratura italiana ha ritenuto che le operazioni di salvataggio in mare da parte di navi private siano state svolte per adempiere a precisi obblighi internazionali e per rispondere ad evidenti condizioni di necessità”. Inoltre, l’ulteriore degenerazione della situazione in Libia “impone di intervenire per salvare la vita dei civili e dei migranti presenti nel Paese e di interrompere le politiche di sostegno alla Libia relative alle operazioni della Guardia costiera libica”. Salvare vite in mare, “è un dovere che risponde a precisi obblighi umanitari - aggiunge la nota - e non può e non dovrà mai essere considerato un crimine”. "Il diritto - conclude l'Asgi - non può essere stravolto da esigenze elettorali".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)