Didattica di vicinanza, anche se a distanza. L'ottica giusta per valutare gli studenti

Valutare gli alunni. Come, quando? in che modo? È fattibile? In questa fase del quadrimestre, quando ormai è quasi scontato che a scuola non si tornerà, i docenti si interrogano su come valutare gli apprendimenti, le conoscenze, le capacità acquisite dagli studenti tramite la didattica a distanza. La valutazione differisce molto da quella tradizionale? Come valutare gli studenti che in alcuni casi possono risentire della situazione della costrizione in casa, possono aver sviluppato situazioni di ansia e paura, possono essere turbati; possono avere problemi nell’accesso alla Didattica a distanza per cause non dipendenti dalla loro volontà. E ancora quanto possono essere attendibili gli esiti delle prove,  quale legittimità può avere una valutazione riferita a queste prove? Lo spiega Dino Cristanini, esperto di sistemi formativi, intervenuto in un incontro online organizzato dalla Fidae

Didattica di vicinanza, anche se a distanza. L'ottica giusta per valutare gli studenti

«Da quando la problematica della valutazione, circa 50 anni fa, è entrata nel panorama pedagogico – esordisce Dino Cristanini, esperto di sistemi formativi, intervenuto in un webinar organizzato dalla Fidae – ci hanno insegnato che esiste una valutazione all’inizio, una durante e una al termine del percorso. Cosa sanno gli studenti e quali approcci si possono attivare, come imparano? Sono le domande che mi pongo all’inizio. Durante il percorso invece mi chiedo quali difficoltà stanno incontrando i miei studenti? Come possiamo cambiare gli approcci didattici che non hanno funzionato? Come possiamo indicare allo studente i punti deboli e suggerire come migliorare? Come valorizzare i progressi, anche piccoli? E infine cosa hanno imparato?». Oggi ci si concentra molto sull’importanza del contatto, della vicinanza psicologica, della rassicurazione, del mantenimento della socializzazione e della relazione educativa, dell’incoraggiamento, in particolare per quanto riguarda le classi della primaria e della secondaria di primo grado. Questo perché la didattica a distanza messa in atto è una didattica in situazione di emergenza, che non è stata programmata con largo anticipo, prefissando obiettivi, unità di insegnamento, modalità di verifica e valutazione, come avviene normalmente con la vera didattica a distanza. La didattica attuata in queste settimane risente di una situazione di emergenza, è quindi qualcosa di suppletivo per dare continuità alla scuola. Tant'è che in alcune zone è partita in maniera più leggera perchè si reputava ancora possibile un ritorno a breve in classe. Prospettandosi una senza sempre più lunga dai banchi di scuola, la didattica ha assunto maggiore sistematicità e organizzazione. 

Nonostante tutto, però la valutazione è doverosa e lo dice chiaramente la Nota Ministeriale 388/2020 quando afferma che «è [...] necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza che [...] debbono informare qualsiasi attività di valutazione» e aggiunge anche una necessaria cura nella valutazione formativa, cioè che l’alunno deve essere informato su cosa ha sbagliato e perché ha sbagliato, altrimenti «la valutazione si trasforma in un rito sanzionatorio, che nulla ha a che fare con la didattica». 

Didattica di vicinanza, anche se a distanza 

Alcuni aspetti propri della didattica in presenza, quella tradizionale, sono presenti anche nella didattica a distanza: permane infatti quella che viene definita “valutazione formativa”, intesa come valutazione continua e sistematica per capire se gli studenti stanno imparando, se procedere o meno con il programma e come regolare il percorso. C’è anche una valutazione che è restituzione, feedback e una produttiva che incoraggia lo studente valorizzando i successi raggiunti. «Oggi, in questa situazione di emergenza – afferma Cristanini – tutti sono d’accordo sul fatto che bisogna insistere in quest’ultimo aspetto, quello di valorizzare lo studente. Da marzo si sono fatte avanti diverse posizioni sulla valutazione, dando prima di tutti valore al contatto, tanto che parliamo di una didattica di vicinanza, perché c’è distanza fisica, ma vicinanza psicologica. La nota ministeriale ci ricorda comunque che la valutazione è doverosa, perché la valutazione è essa stessa didattica. Ma come facciamo a valutare gli studenti che in alcuni casi possono risentire della situazione della costrizione in casa perché magari abitano in u piccolo appartamento, possono aver sviluppato situazioni di ansia e paura, possono essere turbati a seguito delle preoccupazioni dei genitori e di eventuali malattie o lutti nella cerchia parentale; possono avere problemi nell’accesso alla Didattica a distanza per cause non dipendenti dalla loro volontà. E ancora quanto possono essere attendibili gli esiti delle prove effettuate se l’insegnante non ha possibilità di controllo? Si è avvalso di supporti o contributi esterni per svolgere la prova? Quale legittimità può avere una valutazione riferita a queste prove?». 

Come valutare allora?

Scenari a parte prospettati dal decreto legge 22/2020 (se si rientra a scuola entro il 18 maggio o se non si rientra più), occorre naturalmente rivedere i criteri di valutazione previsti a inizio anno e inseriti nel Ptof o in documenti simili. «Solitamente si valutano conoscenze, abilità e competenze – spiega Dino Cristanini – Ora è necessario fare un ragionamento in base dalla tipologia di didattica a distanza messa in atto e alla classe che si ha davanti. In linea di massima si possono valutare la partecipazione alle attività in termini di presenza, motivazione, impegno, costanza, rispetto delle scadenze. La collaborazione, come disponibilità ad aiutare i compagni, a mettere a disposizione materiali; l’auto-organizzazione cioè la gestione del tempo, pianificazione degli impegni e l’apprendimento autonomo». Come rilevare concretamente le conoscenze e abilità? Attraverso conversazione in diretta (no interrogazioni!) su argomenti e compiti assegnati, test e produzioni scritte, mappe concettuali, autobiografie cognitive «queste sono molto utili – conclude Cristanini – per capire se l’allievo ha svolto in autonomia un determinato lavoro o attività perché deve mettere in luce aspetti ritenuti significativi, difficoltà incontrate, come sono state superate. Resta comunque fondamentale far capire agli allievi che lo scopo della scuola è quello di promuovere la loro crescita come persone, anche mediante l’apprendimento, e che le prove servono ad acquisire informazioni per aiutarli, perché l’apprendimento è una risorsa per la propria realizzazione personale».

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